latteIl bello del mommy-blogging è il principio del perpetuum mobile. Anche se i tuoi figli finalmente sono cresciuti e vivono fasi completamente diverse (da farti rimpiangere, a volte, le notti insonni passate allattando, ma non posso dirlo alle neo-madri o mi menano), ci sarà sempre qualcuno con un bambino di sei mesi a porsi le stesse, identiche domande a cui poi tu hai trovato delle risposte, ma sempre troppo tardi rispetto al momento in cui servivano a te. E siccome è perfettamente vero quello che ti dicono del parto, ed è vero anche per il resto, poi ti dimentichi tutto perché la vita va avanti e ti incalza con sfide sempre nuove, ho deciso di ripetermi un pochino pure io. Parliamo di allattamento e come sopravvivergli.

L’ azzico me l’ ha dato questo post di Sun of York, che da anni amo leggere, ma ancora di più da quando si è riprodotta, perché si sa, noi mamme, eccetera. Ed evidentemente pure con lei devo essermi allargata, visto l’ appello diretto che mi fa. Allora, siccome non vedo l’ ora che esca anche lei dalle nebbie meravigliose e sfinenti della prima genitorialità, e spero ne esca anche Paperoga suo co-genitore, così si rimettono a scrivere e io a leggere, ecco un riassunto di quello che ho imparato dai miei errori. Che gli errori sono come le tette, ognuno ha le sue, ma condividendo spero che anche per caso esca fuori una minima informazione utile ad altri, che la applicheranno come gli pare.

Lo scrivo qui con calma, perché la sinteticità non è un dono che mi è caduto dal cielo ma uno che mi sono conquistata per quando mi pagano, e quindi qui posso allargarmi con meno sensi di colpa, rispetto al farlo in casa d’ altri.

Cari neogenitori,  a un mese ti dicono: dai, quando ne fa due andrà meglio. E a due ti dicono a tre. E adesso siete a sei mesi e la pupa ancora non vuole saperne di staccarsi dalla tetta, anzi, a ogni timido tentativo per lo spavento diventa ancora più cozza. Ecco, hai descritto esattamente come è andata a me con figlio 1. E allora mi tocca spiegarti il grande segreto partendo dal postulato: meglio, andrà meglio. Questo a prescindere.

Soprattutto sullo specifico che ti ammorba oggi, ovvero dipendenza da tetta. Andrà sempre meglio anche su tante altre cose e questa bimba ti riempirà sempre di più le giornate. (Guarda, meglio meglio meglio comincia ad andare verso i tre anni, non per scoraggiarti, i motivi a questo punto te li spiego dopo con calma, che ho la deriva logorroica, si sa). Più che altro crescono, imparano a fare un mucchio di cose e ti distraggono dal contingente. Contenti e fregati, se mi posso permettere.

A me la tetta mi sfiniva, con figlio 1 sono andata in depressione perché mi sentivo ridotta a una muccca, una fabbrica di latte. Eppure ero una talebana della tetta, avevo deciso chissà perchè che il pupo va allattato fino ai 18 mesi e andavo avanti. Poi mi avevano detto che se lo metti a dormire in cameretta a 3 mesi sente meno l’ odore del latte e dorme di più. Palle. E mi toccava pure alzarmi di notte.

A 6 mesi si era passati, dopo infinite crisi e una visita risolutiva dall’ esperta della lattazione dalla poppata notturna ogni tre ore a quella ogni tre ore e un quarto. Poi i miei suoceri hanno festeggiato i 35 anni di matrimonio. Portandoci tutti a Bruges per un lungo weekend. E lì il pupo si è stranito e di notte ha ricominciato a svegliarsi per mangiare ogni ora e mezzo. Io avrei anche volentieri dato di testa, ma non avevo le energie manco per quello. Poi eravamo tipo 12 adulti in una casa, speravo anche che qualcuno me lo togliesse di torno quel paio d’ ore per farmi dormire. Ma non è venuto in mente a nessuno, manco a me di chiederlo esplicitamente. Paperoga, guarda, lo dico a te, pensaci tu per favore che intanto non sei strafatto di ormoni. Il compito del padre è quello a costo di farsi sfanculare dalla neomadre. Poi passa.

Ecco, col bambino piccolo e una situazione cozza, le vacanze rischiano di essere un casino, consiglio soprattutto di andare da o con parenti stretti con cui si hanno buoni rapporti o amici cari che capiscano la situazione e mettervi d’ accordo che qualcuno regolarmente vada a fare una lunga passeggiata di 2-3 ore col pupo in perfetta autonomia (biberon e pannolini), lasciando la neomadre a farsi i fatti suoi, a costo di contringerla. Regolarità e soddisfazione delle aspettative sono la cosa più importante non solo per i bambini, anche per i genitori, fatelo regolarmente per quei 10 giorni, e in quelle due ore chi vuole dorme, chi vuole sferruzza o legge, chi vuole scriva. A noi i primi tre anni di vacanza ci hanno salvati per certi aspetti la pensione completa in albergo di amici, ma ci sfinivano i pomeriggi da soli in camera con due mostri insonni e noi che morivamo dal sonno.

Con figlio 2 mi sono fatta furba, lettino accanto a noi fino a quasi un anno, almeno lo prendi al primo nghe, lo metti nel lettone e ti riaddormenti mentre ciuccia. Nei dettagli tutta la storia l’ avevo già raccontata qui, qui in sintesi due consigli che mi sarei voluta dare con il senno di poi:

1) se a sei mesi gli torna lo sturbo cozza a ogni tentativo di allungare le poppate, tocca portare pazienza. Passa anche questa e più pazienza si porta, prima passa. Diventare un santo zen nel tentativo, a volte aiuta. Non è da tutti e sicuramente non lo ero io, ma aiuta.

2) Il co-sleeping non è il male o una moda temporanea. È un trucco per sopravvivere, poi passa anche quello, niente paura, non vi ritroverete un figlio nel lettone per i prossimi 20 anni.

3) a sei mesi inizia lo svezzamento, no? Mettetela a mangiare con voi per incuriosirla, prima o poi scopre le bistecche e si scorda in parte della tetta, che le si può sempre dare a titolo di coccola o dessert, per iniziare e finire bene la giornata. Ma tenerla sempre a livello consolatorio, anche se a me personalmente fa impressione alcune madri che conosco la goccetta di latte consolatoria se la sono tenuta fino a 3-4 anni e se ti serve per stare felici insieme e non uscire di testa nelle lotte di potere sulla questione di principio (se proprio devo dire una banalità all’ acqua calda, i bambini vincono sempre, e anche se vinciamo noi, abbiamo perso, la pagheremo diversamente).

4) Ok, io ero la talebana cretina della tetta. Col senno di poi avrei fatto questo: dedicare da questo momento in poi una poppata (nel mio caso notturna) al biberon, facendola somministrare da altri. Proprio uscendo dalla stanza o andando a fare la spesa o buttare la monnezza. Poi torni e coccoli, anche con una ciucciatina di tetta se necessario. Certi esperimenti iniziarli anche quando il bambino ha mangiato da un po’, ma ancora non è stravolto dalla fame. Potrebbe quindi avere la serenità di tentare un esperimento nuovo senza stranirsi per l’ insulto doppio della mamma che non accorre, la sensazione del biberon che è diversa, il sapore del latte artificiale che è diverso (ma ci si può anche fare la scorta col tiralatte) e la fame che lo acceca rendendolo irragionevole. Ognuno conosce suo figlio e sa che carattere ha e come reagisce ai cambiamenti. Mia madre non ha tentato altro, convincermi a fargli dare un biberon lei di notte e dormire di più, ma io, dura.

5) il motivo per cui ero così dura è anche pratico. Se il vostro ritmo ormai è quello, la montata lattea anche se qualcuno sta allattando il bambino, a te viene uguale e se dormi ti sveglia. Non è solo il bambino a far fatica a smettere o ridurre gli allattamenti, è anche molto banalmente il corpo della madre. Procuratevi gli assorbenti adatti e guardate anche voi come vi viene meglio. Se vi si indurisce qualche ghiandola mammaria e comincia magari a far male, evitare casini peggiori con un bel bagno caldo, o doccia indirizzata sul punto dolente e poi provate a spremere a mano solo quella ghiandola lì, per svuotare bene ed evitare infezioni o ingorghi. Anche gli impacchi caldi, la borsa dell’ acqua calda eccetera aiutano.

Con un bambino di sei mesi è molto difficile decidere cosa sia la cosa migliore per entrambi. E col primo figlio ancora di più perché è tutta una fase sperimentale (con i successivi hai troppo da fare per farti troppe pippe mentali). E poi siamo ancora rincoglionite dagli ormoni, anche se la nostra testa ci dice che siamo sempre noi, che avremmo bisogno di ricominciare piano piano a prenderci delle zone di autonomia, che abbiamo un bisogno feroce di rimetterci a fare quello che facevamo prima, il corpo ancora ci frega per un po’.

È tutto vero, giusto e legittimo e dobbiamo piano piano cominciare a trovare dei modi per farlo, facendoci aiutare dove necessario, perchè niente avviene spontaneamente se sei il tipo di genitore a cui piace ragionare sulle cose.

Ma passa, passa tutto, io un bambino di 12 anni che ancora ha bisogno di essere allattato ancora non lo vedo e così spero anche di voi. Coraggio. Passa davvero e migliora tutto. (poi sui due anni e tre anni ci torniamo con calma).

Credits foto decontestualizzata: www.seniorennet.be 

15 comments

  1. sto leggendo il post con la squatter attaccata alla tetta per la prima colazione, a 14 mesi e mi sento una veterana a pensare ai suoi sei mesi. mammaamsterdam, che bel post, soprattutto apprezzo l’endorsement del co-sleeping come strategia di sopravvivenza, che noi con i molteplici risvegli ancora pratichiamo. Non so quando la stacchero’ definitivamente dalla tetta, e’ decisamente ancora una tettomane sebbene mangi come un bue, ma ho scoperto che se siamo via, tipo in gita da qualche parte, non la chiede, mentre a casa si fa spesso dei pit stop di pochi minuti, mi sa che e’ recreational nursing. A me ha aiutato tanto avere una consulente per l’allattamento, non talebana, che ti guida e soprattutto controlla se l’allattamento va ancora bene per entrambe le parti in causa, non solo per il bambino.

    1. Il recreational nursing è assolutamente geniale, ma è brevettato come termine? ma si, che abbiamo tutti del pit stop di affetto e per fortuna i nostri figli lo chiedono a noi, il problema è il bisogno feroce che abbiamo noi madri a volte di potercene stare bellamente per fatti nostri. Comunque avevo un altro post in canna sull’ attenzione diffusa che quando la interrompi per fare una cosa per te per cui serve la tua concentrazione (telefonare, leggerti una cosa, scrivere un post serio) tutti ti saltano addoso e cominciano a scocciarti. Arriverà anche quello.

      1. non ancora brevettato ma ci penso! Il bisogno feroce stranamente lo sento piu’ adesso che quando la belva era (piu’) piccola, forse perche’ era un momento complicato in cui io avevo tanto bisogno di lei quanto lei ne aveva di me. Strani meccanismi…

  2. bene, già sapere che andrà meglio è qualcosa. talebana della tetta fino a 18 mesi anche io, ho dovuto lottare con un pediatra che a una settimana dalla nascita voleva passare all’artificiale perché agata non riprendeva il calo (ripreso poi ampiamente, ora è sopra il 97° di altezza, praticamente una cestista). la difficoltà sta tutta in quel difficile equilibrio tra supermamma che allatta e accudisce e donna con i suoi bisogni, fisici, mentali, affettivi e lavorativi. ecco, i giorni in cui lei mi lascia un po’ di tregua, torno a sentirmi anche donna e non solo mamma e dico che continuerò fino a 18 mesi. i giorni in cui è praticamente è una scimmietta attaccata alla mia tetta, vorrei smettere seduta stante. oggi, tipo, è un giorno buono: si sta facendo il suo pisolino pomeridiano e io posso risponderti con calma 🙂
    la notte non è un problema, abbiamo il lettino accato al lettone, si sveglia solo una volta, la prendo, botta di tetta, si riaddormenta e saludos amigos fino alla mattina dopo, tutto sommato ok, alla faccia del metodo hogg che ogni tanto mi torna in mente, e mi fa venire un’ulcera tra lei che strilla disperata e io che mi sento un’inconcludente.
    il problema è il giorno. non l’allattamento in sè, ma il suo costante bisogno della tetta. per dormire, per giocherellarci, per coccolarsi. dico io, figlia bella, ma c’è qua tua madre che ti riempie di baci, ti accarezza, ti tiene la manina, ti canta -lo giuro- ininterrottamente per più di un’ora, ti legge le filastrocche, ti fa partire le apine, e tu NIENTE, poi ti dò la tetta, e dopo un po’ dormi? beato chi ti capisce.
    delegare il biberon è un’idea, ma non risolve la questione dell’addormentamento, cioè del bisogno della ciucciotetta per dormire… e il ciuccio, di qualsiasi foggia, le dà i conati di vomito e la fa diventare isterica.
    il punto, credo, è che siamo praticamente sempre io e lei.
    ok il corso di massaggio con le altre mamme, ok i vari punti di incontro per mamme bimbi piccoli di cui la città è piena. però, la realtà, è che siamo sempre noi due. è bellissimo, lo vedo che ormai mi capisce al volo, ma è terribilmente faticoso.
    ben diverso è quando siamo in vacanza da parenti e amici. lì, piena di stimoli, e ultracoccolata, arriva al pisolino pomeridiano sfinita e riesce anche a regolarizzarsi con le poppate.
    diciamo che sono fiduciosa per il futuro. abbiamo iniziato la pappa a pranzo, la mangia supervolentieri e quando noi ceniamo, si sbaferebbe pure il pollo con i peperoni. questo magari allenterà un po’ la pressione sulla nutrice kamikaze, poi inizia il bel tempo, e magari portandola più fuori, trova qualche altro diversivo alla tetta. poi c’è l’estate, e il mare, e le vacanze. e magari riesco a tornare a scrivere con costanza sul blog.
    e poi mi sa che mi ritroverò con lei già grande e mi verrò a rileggere il tuo post e il mio commento, e vorrò tornare indietro 🙂
    grazie mammamsterdam, hai colto perfettamente il senso di quello che avevo scritto.

    1. Sun, ha detto tutto Mammamsterdam, ma una cosa ti dico: io ho smesso di leggere i manuali Hogg, non Hogg, etc. etc lo faccio solo in casi estremi. Dopo averli letti mi veniva un’ansia pazzesca, scoprivo di avere problemi che non sapevo di avere.
      E Agata e’ un nome bellissimo.

  3. io avevo fatto un commitment: non dire niente di allattamento, consigli per la nanna e cose varie di bimbologia, almeno-almeno fino al secondo figlio. Perchè ho studiato troppo poco e perchè -anche se il numero due non fa statistica e neanche scienza di altra fatta- almeno non è uno 😉
    … quindi in genere mi mordo la lingua e cerco di tacere. Ma due cose le posso dire?
    Una è questa. Da quello che ho sperimentato nella mia piccolissima esperienza (ma con bimbo che tutti dicono essere stato super *facile*, quindi probabilmente non conta?): il ritmo e la ripetitività dei gesti è fondamentale. I rituali insomma, per la nanna sì, ma anche per tutto il resto, COsì i piccoli si sentono rassicurati e sanno cosa li aspetta (e così anche mamma e papà!! Hai detto niente!!!!!!). L’acqua calda insomma, ma acqua miracolosa! Pure il mio piccolo *facile* se uscivamo fuori dal ciclo non era per niente gestibile. Quando son più grandi c’è più margine per l’improvvisazione – noi mai per la nanna che per noi è troppo preziosa (ma quanti sacrifici si devono fare…). Qui per dire siamo arrivati solo fino al quattordicesimo livello (ehm mese) del primo mondo, per i prossimi si vedrà e si incrociano le dita.
    La seconda. Ma quello che porta ai problemi che sta incontrando Sun non è proprio il concetto di tetta consolatoria&recreational? Io posso capire la tetta sempre e comunque nei primissimi mesi: c’è il bisogno della suzione, si deve stabilire il legame con la mamma, si deve anche stabilire la produzione di latte, (e senno si impazzisce pure) tutto quello che volete. (Se ci aggiungi a tutto questo il fatto che il latte materno contiene sostanze calmanti, ecco i motivi per cui niente altro funziona -meglio- della tetta. La tetta è potente!). Ma più in là i bimbi potrebbero essere in grado di trovare altre vie e penso che intorno ai sei mesi ci sia giusto lo spartiacque. E lo capisco ECCOME! che se le si prova tutte: cantare, giocare, non funziona niente, allora poi per forza tetta. Però secondo me vale la pena insistere e provare anche altro.
    Io al Pistacchio alla fine di ogni poppata gli sussurravo: c’è una mamma intorno alla tetta 😉
    E per il resto quoto Mammamsterdam, che lei sempre suggerimenti importanti (io sempre grata per la guida per il neopadre, fa parte del bagaglio per così dire 🙂

  4. E’ proprio tutto vero, sottoscrivo ogni parola. La cosa importante in quella fase è che qualcuno ti dica: passa. I bambini crescono a strappi, non in maniera omogenea; fanno passi indietro prima di farne avanti, ma in un modo o nell’altro si supera. Me lo ripeto io stessa come un mantra, ché il mio non è che abbia ‘sti gran ritmi di sonno ancora a 1 anno e due mesi. Ma non essendo il primo, ho una visione più ottimista della vita (però sono stanca il triplo, è dura eh).

  5. Sottoscrivo tutto, posso solo aggiungere riguardo al cosleeping, che me ne sono strafregata dei consigli “guarda che poi la vizi” per i primi 6 mesi, me la tiravo a letto da mezzanotte alle 6 e allattavo dormendo col braccio alzato tipo saluto romano – ma intanto avevo dormito, e il cosleeping anche nei mesi seguenti ci ha salvato la vita in alcune occasioni di particolare stress permettendoci di “ammortizzare” molti cambiamenti, logistici, organizzativi, mentali ecc.

  6. La deprivazione di sonno è una tortura, il co-sleeping mi ha salvato la vita. E mio figlio non mi sembra poi così viziato, ne’ così dipendente da me (adesso ha quasi 5 anni) anche se ha avuto tetta a richiesta – a oltranza fino ai 3 anni. Se avessi un altro figlio (io ancora ci spero), ho giurato a me stessa che chiederei più aiuto a famiglia e amici: quelle due o tre ore in cui possono portare a passeggio tuo figlio/a (o anche solo giocarci nell’altra stanza) ti permettono di riprendere fiato e di vedere le cose con più equilibrio. Non so quando passa (dipende dalla mamma e dal bambino, ogni volta è diverso), però è vero che passa… Resisti, Sun!
    Mammamsterdam: sì dovresti darti alla manualistica, su vari argomenti!

  7. Care mamme, al mio Davide che ora ha un anno e un mese ho tolto la tetta da un paio di settimane e miracolosamente sembra non aver subito traumi di sorta. In un paio di giorni parrebbe essersene proprio dimenticato.
    Adesso è sicuramente più ciuccio dipendente ma finalmente si rivolge all’universo che circonda la tetta e non più esclusivamente ad essa.
    Aggiungo però che: ho iniziato a dargli un po’ di latte artificiale intorno ai 6 mesi, età in cui ha anche iniziato a frequentare il nido (grandissima àncora di salvataggio e modo per avere del tempo per sè, anche a costo di ricominciare a lavorare); gli ho tolto la poppata notturna e l’ho messo a dormire nella sua cameretta intorno all’ottavo mese (non senza una settimana di risvegli deliranti e di notti al suo capezzale ma garantisco che da allora abbiamo ricominciato a dormire); il cosleeping con noi non ha funzionato perché nonostante lo tenessi nel lettone e gli dessi la tetta ogni tre per due, aveva dei risvegli oserei dire patologici e non ce la facevo davvero più ad andare avanti; ho comunque sempre rivestito funzione di tetta/coccola/consolazione fino all’ultima poppata.
    Nonostante ciò fare la mamma è sempre una gran fatica e le notti insonni ogni tanto ritornano, vuoi per i dentini, vuoi per il pancino, vuoi per vattelapesca che…
    Non vedo l’ora che mi guardi negli occhi e mi dica: “mamma, ho male qui”. Ma poi lo so che guarderò indietro con nostalgia (o forse no?).
    Alessia

    1. Alessia, hai perfettamente ragione, una svolta epocale è quando finalmente possono parlare e dirti cosa vogliono, invece di dover fare noi la telepatia. Poi che anche a 10 anni siano in grado di spiegarsi bene, non lo garantisco al 100%. Su tutte le fasi comunque si può dire che funziona il metodo che tuoi figlio ti approva: uno va per tentativi, ma se questi alla fine riescono un po’ è fortuna, ma il 90% è il carattere del bambino, vedere se accetta o no. Il figlio insonne, per dire, te lo tieni anche se ti metti a testa in giù. Poi crescono e insonni o meno, se non altro smettono di aver bisogno di svegliarti ogni due per tre.

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