Gli amici di Radio Onda Italiana hanno scritto questo manifesto che mi trova totalmente d’ accordo nei suoi punti fondamentali, e mi hanno dato la possibilità di spiegare la mia versione dell’ Europa in un video che a fra un anno diventerà un documentario.

Vorrei che leggeste queste loro e mie considerazioni, e che mi aggiungeste le vostre sul tema Europa. Perché neanche a me piace che il progetto Europa, che è veramente una cosa visionaria e bellissima e non me lo paragonate agli albori degli Stati Uniti che sono stati una cosa completamente diversa, stia diventando l’ equivalente di una classe di ‘buoni’  e ‘ cattivi’. Il progetto Europa è un’ opportunità bellissima che ci siamo voluti dare tutti insieme e non tanto per il carbone e l’ acciaio, non tanto per le banche e la finanza, non tanto per le direttive e i regolamenti e neanche per le istituzioni. Ce la siamo data, quest’ opportunità, perché è sempre meglio far parte di un’ orizzonte più ampio in cui il totale è infinitamente meglio e di più della somma delle sue parti. Ce lo siamo dati per le persone che sono i cittadini d’ Europa. E ce lo siamo dati per i nostri figli.

Ed è un progetto in cui io credo. Qui sotto il manifesto di Radio Onda Italiana.

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È comunemente noto che l’UE nasce come un accordo tra stati sovrani determinati ad aprire le proprie frontiere allo scambio economico con il fine ultimo di realizzare un mercato unico con tanto di valuta, unica anche quella.

Sempre di più ci è stata fatta accettare una ragion d’essere dell’Unione Europea come sinonimo di economia e di libero mercato: non a caso molti europei hanno reso propria questa nozione. Si dimentica però che quando ci si riferisce agli scambi economici, si parla di grandi aziende, grandi investimenti, grandi spostamenti di capitale. E i vantaggi del singolo individuo in questo scenario?

Sappiamo che i cittadini degli stati membri dell’Unione Europea (teoricamente) possono viaggiare, lavorare e risiedere liberamente all’interno dell’Unione stessa. Questa ‘Europa dei cittadini’ rappresenta uno degli aspetti più interessanti e per altro meno esplorati da diversi punti di vista.

Negli anni 80 e soprattutto 90, dopo il trattato di Maastricht, i nostri governanti hanno propagandato che il libero movimento dei cittadini all’interno dell’Unione sarebbe stato un beneficio e una facilitazione per tutti. In effetti l’apertura delle frontiere, con la concomitanza della caduta del muro di Berlino, è stata motore di un generale senso di ottimismo. Questa ‘nuova libertà’ ha segnato, di fatto, l’inizio di una nuova migrazione, la migrazione degli europei all’interno della ‘nuova ed aperta Europa’.

A questa gruppo di nuovi nomadi europei appartengono i redattori di Radio Onda Italiana. È assolutamente incredibile quanto poco si sappia di noi nuovi nomadi e di tanti altri come noi. Chi siamo? Per quale motivo ce ne siamo andati dal nostro paese per poi trasferirci all’interno di un altro paese dell’UE? E soprattutto: che cosa ha significato per noi la ‘nuova Europa’? Eravamo un po’ ‘Il ragazzo dell’Europa’ del quale Gianna Nannini parla nella sua iconografica canzone?

Da queste domande e dall’assenza di fonti da cui attingere risposte, nasce questo progetto. Lo scopo è di raccogliere tante storie, ognuna diversa, anche di non italiani, che abbiano in comune la migrazione contemporanea europea. E tra tante storie diverse bisognerà poi cercare i punti comune, ammesso che ci siano.

La piattaforma sarà il video. L’idea è di fare tanti ritratti di tanti migranti europei con cui poi costruire un film documentario. E questi ritratti saranno in realtà tante interviste, il che non è sorprendente visto che Radio Onda Italiana è il punto di partenza del progetto. L’intervista (radiofonica) è ancora un metodo di documentazione e di giornalismo quanto mai efficace. Parallelamente e contemporaneamente alle interviste filmate si registrerà anche audio che potrà, tra l’altro, anche essere trasmesso radiofonicamente.

È un’Europa che sta mostrando il suo volto peggiore, questa dell’estate 2012, momento in cui il progetto ‘Il Ragazzo dell’Europa’ vede la luce. Una grande Unione Europea dove le parole d’ordine sono: economia, finanza, neoliberalismo. A questo si aggiunge e sovrappone la crisi dell’Euro che è diventata sinonimo della crisi d’identità di un continente. Veniamo puntualmente e dettagliatamente informati sul debito pubblico degli stati membri e sulle molteplici manovre di salvataggio finanziario. Sappiamo che ci sono ‘paesi buoni’ e ‘paesi cattivi’. Siamo pubblicamente invitati a simpatizzare con gli stati che hanno un basso interesse sul loro debito mentre dobbiamo guardare con sdegno paesi ‘pigri e corrotti’ che hanno uno spread inaccettabile per i mercati finanziari.

Non solo abbiamo perso ogni senso di solidarietà, siamo anche stati trasformati in perfetti ignoranti. Ignoranti in quanto non sappiamo nulla della cultura, della storia e della società dell’Irlanda o della Finlandia o del Portogallo o della Bulgaria o anche della Francia o della Germania.

Anche tra i cittadini europei siamo riusciti a creare quelli di serie A e quelli di serie B, se non addirittura di serie C. Noi della Radio abbiamo a suo tempo potuto migrare ad Amsterdam con una relativa facilità. Possiamo dire lo stesso per i cittadini dei nuovi stati membri dell’Unione? Come vengono accolti Polacchi, Rumeni e Bulgari in Olanda? Sono apertamente discriminati dalla gente e dai politici o sono ‘Ragazzi dell’Europa’ anche loro?

Dignità, ecco, ridiamo dignità ai cittadini dell’Europa. A tutti. E poi naturalmente anche a chi Europeo non lo è.

Radio Onda Italiana

  • È l’unica radio italiana in Olanda e si riceve ad Amsterdam e dintorni nonché in tutto il mondo via Internet.
  • Radio Onda Italiana offre dal 1993 ben 3 ore settimanali di trasmissione con informazioni sull’Italia, l’arte, la musica, la cultura, la politica e l’enogastronomia, con interviste e  reportages su diversi eventi culturali in Italia e in Olanda.
  • Un team di 12 radiomakers italiani vi assicurano un’ampia offerta settimanale di diversi argomenti

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4 comments

  1. Tutto vero, ma è anche vero che è difficile convincere i paesi che non hanno truccato bilanci, che non si sono indebitati oltre – ben oltre – le loro possibilità ad aiutare (cioè: a regalare denaro, in ultima analisi) ai paesi che questi comportamenti li hanno allegramente messi in atto per decenni. Ne usciremo, forse, con uno scambio di sovranità verso soldi e l’Europa sarà governata un po’ di più da Germania e Francia.
    Il che non potrebbe essere necessariamente un male.

    1. Cinas, dimmene uno di paese che non ha truccato il bilancio (Ok, quello magari pure pure ) E non si è indebitato. gli olandesi fanno tanto i precisini e i virtuosi ma stanno culo a terra come tutti. E tutti i ricchi e virtuosi per decenni hanno prestato allegramente soldi sapendo che gli interessi capestro avrebbero portato a questa situazione. Che gli spagnoli non vogliano i prestiti è illuminante, cercano di fartelo passare per orgoglio hidalgo, ma forse è solo che sanno benissimo che accettandoli si legano mani e piedi. E l’ Islanda, come era poi finita con l’ Islanda?

  2. E’difficile prendere posizione in questo momento in cui tutto sembra appeso a un filo di seta (xke’poi si dica cosi’nn lo so visto ke la seta e’resistentissima cmq avete capito a cosa alludo). Se ho ben capito la domanda ke ci si dovrebbe porre e’se ci si sente cittadini europei, se ci sono possibilita’di sviluppo x tutti i cittadini europei o se le possibilita’si riducono a quelli ke in origine hanno piu’mezzi finanziari e quindi uno spazio economico per correre risk, xke’ migrare vuol dire correre riski, ke si prendono un po’sottogamba ma ke cmq fanno parte dello spirito intrapendente. Vogliamo parlare di paesi rikki e paesi poveri o vogliamo parlare di paesi governati da gente con spirito intrapendente e poco consensi alla corruzione e paesi governati da politici corrotti e senza dignita’? Ma sarebbe troppo semplicistico e ci costrigerebbe a formare due fazioni mentre i problemi dei paesi sono piu’complicati e i politici nn sono tutti o corrotti o incorruttibili. Quello a cui aneliamo e’stabilita’ e infrastruttura e un sistema solido di cui tutti possono trarne beneficio. Solo riiconoscendo i cinque livelli della piramide di Maslow si possono onorare gli sviluppi umano-sociali. Ma se a distanza di anni i terremotati in Italia vivono ancora nelle barakke nonostante gli aiuti finanziari arrivati da tutta l’Europa, di quali possibilita’di sviluppo possiamo parlare, da quali basi si parte? E questo e’solo un esempio. Ma ke futuro hanno i senzatetto polakki ke vivono qui in Olanda x strada? Da quali basi sono partiti loro?. O vogliamo parlare delle badanti ucraine ke vivono in Italia? O e’una questione di fortuna? Beh, ci vuole anke quella, ne sono convinta!

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