Nemmeno a chi non parla olandese e non ascolta quindi radio e TV locali è sfuggito ieri che abbiamo perso il nostro sindaco di Amsterdam dal 2010, Eberhard van der Laan, fosse solo dalle bandiere a mezz’asta davanti tutti gli edifici pubblici (cliccando sul link troverete, per gli interessati, il curriculum ufficiale in inglese di van der Laan sul sito del comune di Amsterdam). Come ha scritto ieri un’amica Amsterdammer: è morto in piedi dentro l’armatura. Da anni sofferente di  tumore, a gennaio ha detto che avrebbe voluto continuare a fare il sindaco ancora un po’ e si è ritirato solo un mese fa lasciando l’amministrazione della città nelle mani del vicesindaco.

Può essere interessante leggere quel curriculum per chi non sa che nei Paesi Bassi quella di sindaco non è una carica elettiva ma una nomina, e che quindi fare il sindaco, ovvero amministrare comuni piccoli e grandi, è un mestiere. Per questo di solito per essere nominato per le città più grandi di solito si scelgono candidati che hanno già alle spalle uno o più termini in parlamento.

Considerato che il secondo termine da sindaco, concesso a un uomo già gravemente malato, sembrerebbe suggerire che i vari partiti non fossero riusciti a mettersi d’accordo su un successore, vorrei linkarvi intanto una prima analisi a caldo  sul mandato da sindaco del defunto van der Laan uscita su 32Mag a firma dell’ottimo Max Sfregola.

Sono alcune settimane che in città prevale il sentimento di cordoglio e saluto a un sindaco molto amato e apprezzato, forse anche, come dicevano ieri in radio, perché era un “briccone”, un tipico Amsterdammer de core e che non le mandava a dire, insomma, l’uomo giusto nella città giusta.

Qualcuno mi chiedeva: ma è stato un buon sindaco? Dipende.

Ha tenuto insieme l’ordine pubblico e il minimo sindacale di pace sociale in una città multietnica e difficile in un momento di forte immigrazione e crisi dei rifugiati. Il tutto mentre dal governo centrale si chiedeva di usare il rigore, ci ci ha girato intorno come poteva. Molti si lamentano della Disneylandizzazione del centro negli ultimi anni, cosa che sta convincendo molti a non restare a vivere in città.

Amsterdam sarà anche una capitale piccola sui numeri, ma è complessa, ci abitano persone di oltre un centinaio di nazionalità diverse, le bolle immobiliari vengono e vengono, è una città simbolo di wannab- valori che stanno scomparendo sotto le pressioni dei cambiamenti globali che vediamo tutti. Da sempre si auto-considera e la considerano il laboratorio sociale d’Europa e tutto questo, messo insieme, rende non semplicissimo il compito del sindaco.

Per questo ci hanno sempre messo dei pezzi da 90 con una personalità accentuata e sensibilità umana. Prima di lui ricordo Job Cohen. Una mattina che guidavo sul Blaauwe brug, ho fatto attraversare un signore in loden che mi ricordava vagamente qualcuno, forse un mio vecchio corsista di italiano ho pensato? Solo dopo ho capito che era il sindaco che andava a piedi al lavoro dall’abitazione di servizio sull’Herengracht. Voglio vedercela Virgina Raggi.

Quali questioni ha quindi affrontato van del Laan in questi anni? La prima per cui me la ricordo è stato uno scandalo di pedofilia da parte di un collaboratore di un asilo nido che sembrava coinvolgere dai 30 ai 50 neonati e bambini molto piccoli. Van der Laan ha usato tutta la sua autorità per chiedere alla stampa alcune ore di silenzio sulla notizia per rispetto ai genitori fino a quando non fossero state personalmente avvertite le famiglie, molte da lui personalmente, che si è posto come fin dall’inizio come la persona di contatto fiduciaria per i genitori (vorrei vederlo un qualsiasi sindaco di Milano riuscirci, che so, con Libero). Nel 2012 è diventato anche il presidente di una task-force istituita dopo la pubblicazione del rapporto della commissione Deetman sulla portata di sevizie e molestie sessuali a bambini entro la chiesa cattolica (orfanotrofi, convitti ecc.), anche questo non proprio un dossier di tutto riposo, ma profondamente umano.

È stato fischiata dai supporter dell’Ajax quando decise di spostare dal centro della città all’Arena Park la festa per le celebrazioni della squadra vincitrice del campionato. Il tutto perché la volta precedente c’erano stati disordini e  distruzione durante i festeggiamenti e come sindaco gli sembrava irresponsabile continuare a farlo in uno spazio così centrale come il tradizionale Museumplein. Faccia a faccia con i supporter più esagitati, gli ha detto: “Guardate che io avevo già l’abbonamento stagionale allo stadio quando voi ancora guardavate Sesame street nei vostri pigiamini la sera prima di dormire”. E alla fine della cerimonia ha ringraziato per lo splendido concerto di fischi, il migliore a cui avesse mai assistito. Ecco, questo era van der Laan uomo, il “briccone”, de boef.

Ha creato una serie di abitazioni alternative nei container uori dalla città per i cosiddetti asociali, le famiglie che regolarmente disturbano, minacciano e terrorizzano i vicini, una delle situazioni peggiori in cui puoi capitare se finisci in una via o un palazzo con gente del genere. Negli anni ho sentito storie tragiche di gente che si legava mani e piedi a un mutuo per comprare casa e si ritrovava in situazioni tremende. Sembra poco, ma un sindaco che personalmente si impegna in una misura suscettibile di molte critiche, non è strano che lo amino. Non che nella storia di Amsterdam siano una novità le iniziative dall’alto per isolare chi non sa comportarsi nel consesso civile ed eventualmente rieducarlo, ma in tempi moderni pochi hanno avuto il coraggio di scottarsi con questioni del genere.

Ha affrontato una questione culturale che da qualche anno divide gli olandesi, inserendosi nel discorso più ampio della negazione del passato coloniale e schiavista dei Paesi Bassi: la questione Zwarte Piet, l’aiutante nero di san Nicola durante la festa più amata dai bambini olandesi. Da alcuni anni molti chiedono di riconoscere nell’iconografia di Zwarte Piet le caratteristiche dello schiavo nero, chiedendo anche di   modificarle, in quanto strumento di quel razzismo sotterraneo a cui gli olandesi bianchi sono totalmente ciechi, pur praticandolo e a cui gli olandesi di colore vengono sottoposti fin da bambini con battutine “scherzose” sul loro aspetto fisico. Sembra una cosa semplice e innocua, ma come si fanno gonfiare le vene del collo alcuni olandesi insospettabili che conosco al grido di: “giù le zampe dal nostro sogno d’infanzia” è sorprendente. E anche un tantino preoccupante. Insomma, van der Laan chiese a fautori e contrari all’immagine di Zwarte Piet di parlarne insieme, visto che il corteo di san Nicola è uno degli eventi in città più popolari ed amati a fine novembre e in effetti nel corteo i labbroni, gli orecchini e il nerofumo sulla faccia dei vari Zwarte Pieten è stato modificato senza distruggere l’ immaginario infantile, ma rispettando le sensibilità odierne in proposito. (Inutile che vi dica che ci sono anche stati sindaci estremamente recalcitranti in proposito che hanno fatto dichiarazioni pubbliche, come definirle, un filino vergognose, giusto per dare il contesto. Eh, ma si sa, la provincia ariana è fatta così. Ad Amsterdam sinceramente non ce lo possiamo permettere).

Uno degli ultimi dossier di cui il sindaco si è voluto occupare personalmente, anche se ormai era chiaro che un’ora di riunione per lui ormai era un’impresa pesantissima, è stato il problema di un ufficio del comune per l’integrazione e per combattere la radicalizzazione, in cui è successo di tutto e per questo è stato messo sotto inchiesta e alcuni responsabili licenziati.

Quando è stato reso noto che le condizioni di salute del sindaco stavano peggiorando i cittadini in un film gli hanno promesso che si sarebbero presi loro cura della città.

E un paio di settimane fa sono andati a salutarlo in migliaia sotto le finestre dell’abitazione ufficiale facendogli un grande applauso.

Nell’annuncio dell’altroieri sul sito del comune della sua morte, si chiedeva di rispettare la privacy della famiglia e dei suoi visitatori evitando assembramenti sotto casa. Dal che si vede che gli olandesi sono organizzati anche in queste cose, sapendo che ormai era questione di giorni e in previsione dei funerali imminenti, il saluto è stato organizzato per tempo, in modo da farglielo da vivo e lasciare in pace i parenti al momento giusto.

Nei prossimi giorni e nei prossimi mesi si vedrà come il consiglio comunale vorrà gestirne la successione e, se voglio credere a Massimiliano Sfregola che queste questioni le segue professionalmente in maniera più puntuale di me, forse vedremo cose interessanti.

Da Amsterdammer per ora mi unisco con questo post al saluto al nostro sindaco.

3 comments

  1. Salve,
    Ci uniamo al saluto .
    Belle parole su un uomo buono quanto basta, ma come a mio avviso sono buoni gli olandesi di carattere. Raramente eccessivi. Un poco meno gentili le donne olandesi, ma giusto un pochetto. Se te devono dammena’ (si legga accentata aub) te menano con poca grazia. Non lo scrivo per esperienza diretta, sia mai, io ho sposato l’olandese piu’ tenerona dei Paesi Bassi, Medi e anche Alti, ma forse perche’ non le ho dato molte ragioni per arrotondarmi gli spigoli. Forse.
    Salutato il sindaco e divagatom vorrei agganciarmi alla questione del moretto piet.
    A nostro avviso riteniamo eccessivo parlare di razzismo, in questo caso, o per lo meno non sparisce ( ahinoi) decolorando l’aiutante di Sinterklaas. Le battute razziste sono sempre fatte da idioti, in ogni dove del mondo. E gli idioti rimarranno tali anche dopo aver decolorato il Piet.
    La tolleranza degli atei.
    MIca che vogliamo eliminare il bambin gesu’perche in nome suo hanno massacrato popoli e pure agnelli. Noi atei rispettiamo (pure volentieri ) le tradizioni altrui, senza farne drammi eccessivi. Non andiamo a reclamare il diritto di festeggiare il natale senza il piccoletto di nazareth in quanto portatore di disgrazi in nome suo. Non cambierebbe nulla del passato.
    Come non cambia nulla nella storia (orribile) dello schiavismo decolorare (depotenziare) il Piet.
    Solo gli idioti possono dividere il mondo in razze. E noi dovremmo rovinarci la festa per colpa degli idioti? Ma NO! Si dipinga di nero ancora piu’ nero il Piet.
    Si dovrebbe agghindare di orpelli molto schiavizzanti, magari anche delle finte frustate, cosi (forse, ma forse) gli idioti si rendono conto di quel che e’successo per davvero. Nascondendo la storia la si dimentica. E per dirla a modo mio: un bel regalo che puo’fare il Piet il 5 Dicembre, e’rievocare quanto sono stati bui certi momenti della nostra storia. In fondo cosi facendo (toglendo anelli e altri ameniccoli schiavisti) si opera una sorta di censura. Come voler dimenticare. NO! si devono ricordare certi fatti (misfatti) . Il giorno della memoria dello schiavismo sia il 5 dicembre. Penso che de boef sarebbe d’accordo con noi..
    Groetjes.
    Me e mia moglie.
    Ps: mi si perdonino gli errori e la pessima stesura della mail, sono uno s-tudiato. ( con la esse ablativa)

    1. Luk, grazie, questo comunque non era un articolo sulla questione Zwarte Piet, che peraltro sono un po’ di annetti che ci sto pensando grazie a commenti di amici surinamesi e dintorni. Se loro lo considerino razzista o meno, visto che è a loro che ci rompono l’anima fin da bambini, non mi intrometto. Quindi noi siamo noi visipallidi, oltretutto non olandesi a dirlo. che ci sia una rimozione del passato schiavista, uuuuhh, se c’è. Se però ci voleva Zwarte Piet per ricordare quante tracce di schiavismo e colonialismo rimosso circolino per i Paesi Bassi oggi, ben venga. E ben venga quindi la discussione, il decoloramento e il parlare apertamente dei fatti di razzismo e post-colonialismo. Se ci volessimo mettere pure noi italiani a parlare di razzismo e post-colonialismo, una volta o l’altra, quanto sarebbe adulto.

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