Bandiera del Suriname
Bandiera del Suriname

Nel 1667 gli olandesi conquistarono il Suriname, sottraendolo agli inglesi, e introducendo nel paese la lingua olandese. Nonostante nel paese si parlino 19 lingue diverse, dei vari gruppi etnici indigeni o importati, il fattore linguistico comune, in quanto lingua ufficiale dello stato, è appunto l’olandese, che si usa in radio e TV, istruzione, indicazioni stradali.

Chiaramente la lingua si è adeguata nei secoli al nuovo ambiente, con un altro clima, altre piante, animali, cibi, abitudini, arricchendosi nel tempo degli apporti delle lingue indigene e quelle dei vari gruppi etnici, più portoghese e spagnolo che già che ce li abbiamo vicini, impariamoli. Quindi il Suriname è un paese in cui la maggior parte degli abitanti è multilingue, anche se durante la guerra civile tra il 1986-1992 un’intera generazione ha fatto fatica ad andare a scuola e quindi parla meno bene l’olandese.

L’altra lingua franca è il Sranan Tongo, una lingua creola derivata dall’inglese, ma che chi sa solo l’inglese difficilmente la capisce. Infatti se considerate che Sranan vuol dire Suriname e tongo assomiglia a tongue, il vecchio termine inglese per lingua, si capisce forse meglio.

Perché vi parlo proprio ora degli influssi linguistici sull’olandese? Perché il primo luglio 1863 i Paesi Bassi abolirono la schiavitù nelle Antille olandesi e nel Suriname, cosa che si festeggia ogni anno con il Ketikoti, ovvero la rottura delle catene e mi è sembrata quindi una buona occasione (e anche qui, keti deriva dall’ olandese keten = catena, mentre koti assomiglia all’inglese cut. Chiarissimo no? e vi siete imparati così le prime due parole importanti).

I paesi in cui si parla ufficialmente l’olandese sono i Paesi Bassi, il Belgio (le Fiandre nello specifico) e appunto il Suriname e in virtù di questo fatto sono riuniti nell’ unione linguistica nederlandese o Nederlandse Taalunie. Het Groene Boekje, ovvero il libretto verde che contiene il vocabolario accettato dell’olandese ha quindi inserito nel tempo tante parole di origine surinamese, che magari si usano più lì che in Europa, come tante parole sono tipicamente fiamminghe o olandesi, ma tutte ufficialmente riconosciute.

La maggior parte dei termini che si usano tranquillamente nei Paesi Bassi e che tutti capiscono sono di origine culinaria. Siccome tra i gruppi etnici del Suriname ci sono gli industani, discendenti dei lavoratori emigrati dall’India nel XIX secolo, quelli provenienti da Giava in Indonesia, ai tempi altra colonia olandese,  i creoli, gli amerindi e i cinesi immigrati sia in passato, che parlano il cantonese, sia recentemente che parlano il mandarino, capite che quando vi ritrovate in un ristorante cinese-surinamese nel menu ci sono piatti che il ristorante cinese-indonesiano non ha.

Cominciamo con kouseband, che sono dei fagiolini lunghissimi, anche mezzo metro, e li ho visti anche al mercato di Piazza Vittorio a Roma, se qualcuno fosse interessato.

Il roti invece è una frittellona piatta che contiene spezzatini e altri piatti a base di verdure, ed è un piatto tipico.

Più inaspettato invece è pindakaas = burro di arachidi. In Suriname una volta il pindakaas era un blocco da cui si tagliavano le fettine, come per il formaggio. Per questo gli olandesi lo chiamano “formaggio” (kaas) di noccioline e non peanut butter, come gli inglesi che conoscevano meglio la variante spalmabile, appositamente creata per il mercato europeo.

Bakabana  = tipico snack, un tipo di banana che si mangia cotta, fritta e con salsa di arachidi. deriva da: baka = baked (inglese) = gebakken (olandese)= fritto + bana(na). Chiarissimo no?

Bakkeljauw = deriva dal portoghese bacalhao, ovvero baccalà, che poi in olandese è diventato merluzzo, ovvero kabeliauw. In genere si tratta o del pesce salato e un po’ meno seccato di come lo conosciamo noi, o di piatti in cui è l’ingrediente principale.

Blakaman = da black man, un caraibico o mulatto molto scuro. D’altronde ‘sti centro- e sudamericani, che ci appuri? Ho due amiche venezuelane, uno il figlio lo chiama El Chino, perché il padre è di origine cinese, mentre il figlio della sua amica, che ha il padre di colore, è affettuosamente detto El Negrito (la mamma del Negrito comunque è quella che non ha mandato il figlio alla scuola più vicina a casa loro perché c’erano troppi ragazzini di colore, per dire).

Schaafijs = è la versione caraibica della granita, praticamente la grattachecca romana, un blocco di gelato che viene “grattugiato” per servirlo in porzioni.

Doekoe = soldi

Panna = termine calcistico usato da Edgar Davies e adottato istantaneamente ovunque, anche in Italia, per il calcio da strada.

Fietjebal = calcio o biliardino, appunto da footbal. O era voetbal? Whatever.

Bobo = in olandese vuol dire un pezzo grosso, ma in genere sempre detto con un vago tono schifato-dispregiativo, perché si sa, gli olandesi hanno il culto dell’uguaglianza e della democrazia,  non sia mai che il pezzo grosso si senta più importante degli altri.

Buitenvrouw = buiten = fuori, vrouw = donna, sarebbe l’amante.

Rustig = bene. In olandese rustig significa “tranquillo” ma nella variante surinamese lo trovi in frasi tipo: Hoe gaat het? Rustig! (“Come va?” “Bene”)

Warung = trattoria/tavola calda giavanese, lo trovate nel nome di parecchie tavole calde

Wiet = erba, originariamente proprio l’erbaccia, poi diventata sinonimo di cannabis

Winti = è una religione o culto tradizionale afro-surinamese che mescola elementi di animismo e cristianesimo più qualcos’altro che si sono trovati strada facendo.

Vi lascio inoltre un paio di abbreviazioni:

BB met R: Bruine Bonen met Rijst, un piatto tradizionale a base di riso e fagioli, lo ritroviamo un po’ ovunque in Sudamerica, per esempio anche con il nome di Cristianos i Moros
IDB: in-de-bil = nella chiappa, ovvero il perizoma infrachiappa (e fino a che non avete visto certe sciure surinamesi in giro per Amsterdam, con un girochiappa di almeno 1.60 di circonferenza, i legging bianchi e sopra il body infrachiappa appunto, magari rosa fuxia, che il body-shaming gli fa un baffo, cosa sia l’orgoglio del proprio corpo proprio non l’avete mai visto)
SLM: Surinam Airways, o meglio: Surinaamse Luchtvaart Maatschappij
SRD: Surinaamse Dollar, ma si usa anche solo per dire che una cosa costa un sacco.

Contenti? Allora entrate di corsa nel primo warung che trovate vicino a un mercato qualsiasi e ordinatevi il vostro telo met bakkelijauw, bakabana met pindasaus, o kousebanden. E buon appetito.

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