“10, 9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, Gooooooo!”
urlano decine di gole infantili.
“Buuuum!”, fa il cannone di cartapesta sparando in giro caramelline e biscottini di pan pepato. I figuranti in costume da paggio (per meglio dire, schiavo) negro, ovvero Zwarte Piet, gli aiutanti di Sinterklaas, si affannano a ricaricarlo, mentre il carro prosegue nella sfilata.
Per la rara serie gruppo di famiglia in esterni, ieri siamo andati a vedere l’arrivo ad Amsterdam di Sinterklaas.
Questo significa che è ufficialmente aperta la stagione di caccia per i genitori: si tenta di ricattare i figli con la scusa di Sinterklaas e del mancato regalo, ma vuoi l’eccitazione o cosa, si comportano peggio del solito comunque e non c’è verso. Stanotte nelle scarpe messe in attesa (il 5 dicembre Sinterklaas porta dei regali nelle scarpe, ma le notti precedenti si può ingraziarsi il cavallo mettendo mele, carote e letterine nelle scarpe in attesa) il Piet di turno ha messo un biscottino e una gelatina, avvertendo i reprobi su quali punti migliorarsi, se vogliono un grosso regalo.
Quest’anno comunque, sarà che la crisi è arrivata tardi, il commercio si è veramente dato una mossa, per quanto riguarda la partecipazione a Sinterklaas. E anche un paio di istituzioni. Proprio un bel corteo, cosa che l’anno scorso era stato scarsino.
La cosa più bella sono stati i pompieri, che hanno sfilato con tre mezzi storici: una carozza con cavalli e due macchine antebellum, cariche di pompieri con la divisa e il casco d’antan neri, invece che rossi come adesso.
La polizia ha aperto il corteo con tutta una serie di Piet che indossavano il gilet fluorescente, dove, per l’occasione, invece di politie c’era scritto pietie. che erano davero dei poliziotti, e probabilmente pure in servizio, lo si capiva da un tot di agenti che nonostante il resto, avevano pur sempre il berretto piatto della divisa invece del basco colorato di velluto dei Piet.

Il cocchio dei magazzini Bijenkorf “fornitori di corte di Sinbterklaas”, con i cocchieri in livrea e cappellone e un carico di pacconi colorati sul tetto, era bello e ruffiano come sempre.

Poi tutta una serie di carri, con sopra maree di Zwarte Piet che ballavano, salutavano e lanciavano pan pepato e chicche.
“Meglio di Carnevale” mi fa la consuocera tedesca, incontrata per strada. Si, in effetti a livello di festa di popolo, l’arrivo di Sinterklaas li batte tutti. Tutto lo stradone vicino alla caserma della marina, dove arriva il vapore che prima si è fatto il giro sull’Amstel, completamente transennato, rigurgita di bambini e genitori, moltissimi forniti di cappello da paggio o mitria rossa da san Nicola vercovo di Myra (sul traghetto io e Orso avevamo attaccato discorso con un bambino più piccolo che stava andando anche lui alla sfilata e aveva in testa una mitria rossa fatta all’asilo, ci ha detto. Noi invece abbiamo semplicemente i baschi in felpa dell’Hema, con una piumetta piccola, però caldissimi. Infatti oggi, con questa scusa, sono andati a scuola in berretta tutti e due, spero che duri).
Il bello dell’arrivo di Sinterklaas è che alla fine si incontra un sacco di gente: mezza scuola, comunque, ci contavamo, la mamma italiana che avevo conosciuto da un’amica e di cui avevo perso i dati, i vecchi vicini di 15 anni fa con figli anche loro. Lei non è cambiata per niente, lui invece devo dire che a 50 anni è davvero diventato un bonazzo, chi l’avrebbe detto, certi ragazzi migliorano con gli anni.
Poi per la prima volta siamo andati al Dam. Io ingenuamente credevo che avviatosi il corteo tutti lo potevano seguire e mi sono lanciata tra le transenne, che piano piano venivano smontate (l’efficienza degli olandesi: la coda del corteo è rappresentata dai camion del transennaro di turno cariche di operai, che piano piano tolgono le transenne, le caricano e riaprono le vie al traffico), mentre il capo mi inseguova urlando e poi alla fine un poliziotto gentile mi ha spiegato che dovevo uscirne. Però quel momento di gloria con le belve nel cestone della bici nei loro berretti, e la folla acclamante che li chiamava “Piet, Piet, lanciateci del panpepato” e quella diva di Ennio che salutava con la mano manco fosse la regina, ne sono valsi la pena.
Sul Dam c’era un palco montato di fronte al palazzo reale (diciamocelo: la monarchia, in Olanda…. mah) con sopra un’orchestra di Piet che suonava gli evergreen, un paio di presentatori che tentavano di cantare nel microfono appresso all’orchestra e non sapevano farlo, dei Piet arrampicatori che facevano abseiling dal tetto del Bijenkorf e dalla torre della Borsa di Berlage, un maxischermo che riprendeva il Damrak per vedere quando arrivava Sinterklaas. Qui i bambini erano tutti sulle spalle dei genitori, e gli unici che cantavamo eravamo noi.
Poi uno spintone, un movimento strano e di colpo davanti a me due padri si sono messi a litigare perché uno dei due a spintoni tentava di far mettere suo figlio davanti per vedere e l’altro non se l’è tenuta e gli reagiva spingendo anche lui.
“Ho qui un bambino, che modi sono?”, mentre l’altro minacciava.
Con questo momento di responsabilizzazione dei figli da parte di quei due trogloditi abbiamo deciso che era ora di andarci a mangiare delle patatine e lo abbiamo fatto con notevole soddisfzione. Mentre i turisti cinesi ed italiani si additavano i miei figli e gli facevano le foto.

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