Ho appena letto un bell’articolo di Serena Nobili sugli assistenti in campo in Svezia e ho pensato di elencare le figure analoghe presenti qui nei Paesi Bassi per coadiuvare famiglie e scuole con gli adolescenti.

Scuola

Comincio con le scuole, visto il gran numero di ore che ci trascorrono i ragazzi. Alle elementari esiste la figura dell’ interne begeleider, che io chiamo coordinatore interno, che affianca dirigente e insegnanti per tutte le questioni relative alla cura: su segnalazione degli insegnanti osserva e sottopone a test gli alunni che potrebbero aver bisogno di sostegno vario, per esempio dislessia e simili e dove necessario contatta esperti esterni che possano approfondire osservazioni e test o individuare terapie.

Molto spesso la scuola acquista strumenti per risolvere situazioni specifiche, penso agli auricolari per bambini che soffrono i rumori di fondo e si concentrano meglio in silenzio, il cuscinetto molle per quelli troppo mobili che li aiuta a stare seduti fermi, ma in maniera dinamica, tiene o organizza i corsi antibullismo e simili e fa da confidente o referenti per genitori ma soprattutto bambini che magari non se la sentono di discutere certe questioni con la maestra. Quando mio figlio era preso di mira dai bulli, ma non aveva il coraggio di riferirne alla maestra perché lo avrebbero visto e gliel’avrebbero fatta pagare, accettò di confidarsi con l’interne begelaidster semplicemente perché il suo ufficio era sempre aperto ai bambini per una tale quantità di cose, dai test di recupero al time-out, o cazziatone, che nessuno si sarebbe insospettito vedendolo convocato da lei.

Molte scuole in caso di necessità fanno intervenire anche un equivalente esterno, che segue più scuole, per questioni in cui ciò occorra.

Inoltre in molte scuole è attiva alcune ore a settimana un’assistente sociale che fa da coordinamento con il comune, la polizia, la medicina scolastica e altre istituzioni che possono sostenere un bambino e la sua famiglia in casi più gravi. Questa persona può richiedere l’ intervento di psicologi scolastici, o pedagogisti esterni che agiscano per esempio come coach famigliare. Noi ne abbiamo usufruito sempre in connessione con le aggressioni a mio figlio a scuola e la pedagoga è venuta a casa alcune volte ed è stata preziosa nel farmi notare che rischiavo di essere iperprotettiva con il povero figlio maltrattato, creando altri circoli viziosi che ne avrebbero limitato l’autonomia da adolescente. Insomma, mi ha insegnato a dargli il sano calcio in culo e a fare il cazziatone materno quando serve.

Alle superiori, oltre agli assistenti sociali che intervengono in casi fuori dall’ordinario, i presidi sono affiancati dai decani, insegnanti che oltre alle proprie classi dedicano una parte delle ore di lavoro occupandosi tra l’altro di gruppi di classi per questioni relative a bocciature, cambiamento di scuola e di indirizzo. Poi ogni tornata di classi – le prime, le seconde ecc. –  ha il proprio caposezione o afdelingsleider a cui vanno comunicate le eventuali assenze giustificate ed interviene in questioni relative alla scelta del profilo, progetti speciali, stage, insomma le questioni tecnico-regolamentari per il gruppo di classi – che segue). Ogni classe ha poi ogni anno il proprio mentor  che è la persona di riferimento principale per alunni e genitori. Le lezioni antibullismo o su altre questioni di educazione civica le fa il mentor, che allerta i genitori quando in consiglio professori emergono questioni o preoccupazioni, fa da tramite in caso di bisogno con gli altri insegnanti o gli altri alunni, dirime risse e tensioni in classe, fa da paciere e da mediatore in senso ampio. Nell’orario ci sono ore fisse settimanali di lezioni con il mentor, che a volte sono per tutta la classe, quando hanno dei corsi per esempio, altre sono ore a disposizione degli alunni che gli vogliono chiedere consiglio e aiuto.

In ogni scuola superiore c’è poi un zorg-coordinator ovvero un coordinatore di cura, che si occupa sia di tutto quello che ha a che fare con il sostegno a ragazzini con varie diagnosi, ma che oganizza anche gli eventuali corsi di sostegno di vario tipo, sia autonomamente che su richiesta. Per esempio gli alunni che hanno diritto a un tempo più lungo per svolgere test e compiti in classe ritirano dal coordinatore degli sticker che possono attaccare sul foglio, in modo che quando consegnano il compito e l’insegnante ci annota l’ orario, vede subito chi poteva stare di più perché autorizzato. Da noi se ne occupa il vice-preside.

Per strada

Molto tempo libero alcuni ragazzini lo trascorrono in strada e spesso vengono visti come un gruppo a rischio, che potrebbe ritrovarsi coinvolto in attività legate a violenze, stupefacenti, bullismo o anche solo sana rottura di scatole ai cittadini onesti e all’ordine costituito.

In genere in città esiste la figura del buurtregisseur che è il poliziotto di quartiere. Pattuglia spesso una zona, chiacchiera con i negozianti, si fa un giro davanti alle scuole, ne accoglie eventuali istanze o gli riporta quelle dei cittadini. Per esempio se un gruppo di abitanti o negozianti vicino a una scuola si lamenta per gruppi di alunni che sporcano o disturbano, il poliziotto di quartiere riferisce e si cercano insieme soluzioni prima di arrivare a denunce o conflitti diretti.

Non appartenenti alla polizia, ma con funzioni di pattugliamento, sono i cosiddetti buurtcoach: coppie di ragazzoni – in effetti quasi sempre uomini – riconoscibili dalla scritta su giacca o maglione, in bicicletta o a piedi, che vanno in giro per skate-park, campetti e luoghi vari di ritrovo, controllano se in orario scolastico ci siano gruppi di ragazzini in giro fuori da scuola senza motivo, guardano che non ci siano risse o bulli dove giocano i piccoli, delle volte organizzano tornei e attività, specie se, per esempio, notano che un certo campetto viene monopolizzato da ragazzi più grandi e prepotenti  -spesso anche giovani adulti – che non fanno giocare i piccoli. Spesso gli adolescenti cazzoni che si annoiano, in gruppo, rischiano anche di intimidire genitori di bambini piccoli ai giardinetti e in questo caso avere qualcuno che si occupa solo di questo aiuta.

In alcuni quartieri o comuni particolarmente funestati da bande giovanili alcuni anni fa si organizzarono su base volontaria con un coordinamento da parte di municipio, polizia locale o associazioni, come per esempio anche le moschee o le chiese, i gruppi di genitori che la sera pattugliavano il quartiere. In particolare in quartieri a forte presenza migrante l’idea era di ricostituire il tipico controllo sociale degli adulti delle culture del sud, conoscere questi ragazzi in modo da interpellarli su base personale (o come farebbero in Abruzzo: ma tu di chi sei il figlio?), ma anche dare semplicemente la sensazione che qualcuno si preoccupa delle cazzate che sai di andare facendo e vuole farti capire che comunque non sei invisibile, ti vedono, magari ti conoscono e chissà, anche in senso positivo, hanno voglia di starti a sentire. Insomma una presenza più accogliente che normativa, e per questo funzionava meglio rispetto alle figure sanzionatorie di comune o stato. In genere sono progetti a termine per affrontare situazioni acute, quindi non saprei dire se sono ancora attivi da qualche parte, o se come tutti i progetti di volontariato prima o poi la spinta si attenua.

Il comune cerca in parecchi modi di venire incontro alle necessità dei ragazzi che si incontrano per strada senza che diano fastidio agli altri, magari anziani e bambini. Ecco quindi che molti quartieri oltre al buurtcentrum, il centro di quartiere che fa un po’ da refugium peccatorum col baretto, le attività sociali e le cene a basso costo per permettere anche a chi ha pochi soldi o è solo di uscire, i corsi vari e i servizi alla comunità, anche i cosiddetti hangplek o jeugdhonkdegli angoli dedicati alla gioventù che abita con i genitori e vuole un posto per vedersi in pace con gli amici. A volte non è nulla più di una tettoia tipo fermata dell’autobus, che già che stanno per strada in gruppetti a cazzeggiare, meglio stiano riparati, a volte sono centri giovanili più o meno organizzati, anche gli con gli assistenti giovanili che organizzano, seguono, consigliano, suggeriscono percorsi di formazione.

Ci sono in molti di questi sistemi, in comune ecc. anche delle figure apposite che seguono i giovani, gli jeugdwerkers o assistenti sociali per le tematiche giovanili. Di fatto hanno come scopo prevenire o aiutare in casi di miseria sociale più o meno grave, abbandono scolastico, genitori inadeguati, violenze in famiglia e fuori, gravidanze precoci, prostituzione giovanile e abusi vari, disoccupazione, dipendenze, tutte cose che affrontate subito evitano magari sofferenze umane e costi sociali.

Che la solidarietà è bellissima, ma oltre a metterci una mano sul cuore aiuta mettersela anche al portafoglio, e l’approccio pragmatico delle istituzioni olandesi mi piace perché spesso i conti se li fa proprio in questo modo.

 

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