Corrie DSC_0080Marta Paganelli, giovane attrice e regista italiana reciterà “MI CHIAMO RACHEL CORRIE” [tratto dagli scritti di Rachel Corrie] dal

21 – 24 Maart 2013 – presso il Nationale Toneel Gebouw (Zaal 2), Schouwburgstraat 8 all’ Aja.

La rappresentazione del 22 marzo alle 20.30 sarà in italiano, le altre in inglese.

 

Che cosa vuol dire essere un eroe

Rachel Corrie è nata a Olympia , nello stato di Washington, il 10 Aprile 1979. Prima di concludere gli studi al College, il 25 Gennaio 2003 si è unita all’ International Solidarity Movement (I.S.M.), un’organizzazione finalizzata a “sostenere la resistenza non violenta del popolo palestinese all’occupazione militare israeliana”. Ha deciso  allora di partire per la Striscia si Gaza, dove è stata uccisa il 16 Marzo 2003, schiacciata da un bulldozer israeliano, mentre cercava di impedire la demolizione di abitazioni palestinesi.

Questo monologo è sostanzialmente diviso in due parti. La seconda è direttamente ripresa dai suoi diari e appunti scritti sul campo, nella striscia di Gaza. Con occhio lucido e mai retorico Rachel ci presenta le sue esperienze in quella terra martoriata, in cui il concetto di “normalità” alle volte le sfugge perchè così diverso dal suo, di americana della middle class.

Ma una parte altrettanto interessante è la prima, in cui ripercorre le varie tappe della sua vita: fin dai primi passi della sua formazione alle elementari, le delusioni, il rapporto con genitori e amici, l’amore per l’arte. La persona che ne emerge è tenera, confusionaria, piena di ideali e di voglia di fare, ma anche di domande. Domande che l’hanno messa di fronte a delle scelte.

Che cos’è che ci spinge a dire “Sì” nella nostra vita? A decidere di agire invece di perderci in pensieri che di fatto ci fanno rinunciare ancor prima di aver provato? Rachel non era disillusa, credeva profondamente nelle sue scelte.

Non mi piace parlare di eroismo. Rachel era una ragazza “normale”, non era una santa e neanche una traditrice, era seria, confusionaria e piena di talento. E ha scelto di partire perchè c’erano troppe cose che non riusciva a comprendere nel modo in cui le veniva raccontata la realtà. Ha scelto di dire “Sì” a quell’impulso che le diceva di lottare.

Questa messa in scena parla del conflitto israelo-palestinese, ma ancor prima parla della presa di coscienza, della volontà di informarsi e di prendere una posizione riguardo alle grandi questioni politiche del nostro tempo. La situazione in medioriente parla di noi, ci riguarda. Le politiche e le economie degli stati di tutto il mondo sono legate fra loro a doppio filo e non è più possibile comprendere la situazione senza fare riferimento alla globalità.

Spesso in questo quadro ogni possibilità di azione del cittadino medio sembra inibita, come se la politica interna ed estera riguardasse ormai un piano totalmente scollegato dalla vita di tutti i giorni.

Come si può tornare ad agire in un mondo in cui la scelta dei singoli sembra sempre più marginale e inutile? La voce di Rachel non è la sola, ce ne sono tante altre. Voci che vogliono bucare le pareti del silenzio che ci circonda. In un mondo in cui veniamo bombardati incessantemente dalla cosiddetta “informazione”, in cui si parla di tutto e non si dice niente, Rachel racconta piano la sua storia, senza ergersi a paladina della giustizia o detentrice di una verità.

Dimostrando tutta la sua umana forza in un mondo di giganti.

 

[a cura di Alan Rickman e Katharine Viner]

[traduzione di Monica Capuani e Marta Gilmore]

 

regia Marta Paganelli

con Marta Paganelli

chitarra Adriano Russo

 

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