Questo mese su Genitori Crescono è il mese dell’ autostima e da qualche settimana la feroce redazione non sta pensando ad altro. Lunedì 5 uscirà la prima puntata di un minicorso di autostima da me scritto a quattro mani con il Gasp, con la motivazione: siamo talmente diversi che qualcosa di buono potrebbe uscirne (parlando di autostima). Siccome domani starò pochissimo connessa, ve lo dico adesso.

E allora, in piena full immersion, visto che di puntate al minicorso di autostima ce ne sono quattro, stasera mentre tentavo di addormentare a chiacchiere l’ indisciplinato Figlio 2, gli ho chiesto:

“Ma a te, cosa ti piace di te stesso?”

“Vuoi dire della mia vita?”

“Si, anche ma proprio cosa ti piace di Orso”.

“La cosa più importante? Posso dirlo? Tu. Cioè, anche Ennio e papà, la famiglia”.

Eh, hai voglia ad aggiustare, qui è la prima risposta quella che conta. Alla faccia dell’ autostima, il corso bisognava farlo scrivere a Orsetto mio bello, che però per quanto lo riguarda, l’ autostima un po’ se la perde per strada ed è per questo che la sera cerco di fargli i messaggi subliminali mentre si sta addormentando.

Il punto è che ormai, arrivata oltre il mezzo del cammin di nostra vita, che autostima vuoi avere, quello che sapevi fare l’ hai bello che dimostrato a te stessa e agli altri. Tante cose che vedevi come insormontabili, le hai fatte. Signore benedetto, ho persino pubblicato un libro. E sto per pubblicarne un altro. Abbiamo passato gli ultimi giorno con la mia editrice nonché editor a fare la revisione finale delle bozze su Skype e, signori, direi che ci siamo.

Io già che c’ ero ho iniziato ad organizzarmi le presentazioni in Italia con le amiche, già che pensavo di scendere verso il 5 dicembre per qualche giorno, almeno rivedo anche la mia mamma con calma, che quest’ estate abbiamo avuto scarogna e a Natale non ci vediamo.

La mia editrice, che è donna prudente, ci ha provato a rimettermi con i piedi per terra:

“Scusa, come fai ad essere così sicura che per allora è pronto?”

“Perché mi fido di te, no?”

E come si intitola tanto capolavoro delle patrie lettere? Che domande.

La risposta del cavolo, ecco come si intitola. Perché, cosa credevate?

9 comments

  1. Direi che puoi essere fiera di te! E stavolta starò ben attenta a non ‘perdere’ il tuo libro (e neppure la presentazione, qualora tu tornassi nuovamente a Trento, ché l’altr’anno scoprii la tua presenza in città con una settimana di ritardo!!)

  2. ….penso che sei come la macchina dei blues brothers, quella che di notte stava a fianco ai generatori dei treni di chicago così si ricaricava (si vede solo in una scena devi vederti tutto il making of per capire questo trigo di dan aykroyd)
    … penso che proprio chi fa di più dubita di sé
    … penso che la risposta del cavolo è il titolo più geniale che potessi trovare
    .. penso che sarà un gran bel mese, questo uggioso novembre
    grazie!
    francesca aka silvietta

  3. Wow che domanda e che risposta!domani sera gliela faccio anche io!
    Io non ho molta autostima, ma sto imparando ad avere fiducia…

  4. Il tuo librò vale la pena di essere letto già solo per il titolo! Perfetto anche per la risposta alla domanda che ho cercato di porre a mio figlio, copiandoti. Lui ha fatto finta di non capire e poi ha risposto “a me piace stare a casa” … ah, ecco, della sua vita gli piace stare rintanato nella sua cuccia … credo di avere ancora moooolto lavoro da fare, sigh!

  5. Carissima, sono di ritorno dalle fatiche del Pisa Book Festival, dove abbiamo portato in anteprima “La risposta del cavolo”. Grande interesse e grandi sorrisi di fronte al titolo e al sottotitolo, le donne si davano di gomito e lo indicavano ridendo (ancora prima di leggerlo! pensa dopo). Un saluto a tutte le donne che ti seguono e che ti vogliono bene. Maura

  6. Ma, autostima…di sicuro la gente ce ne ha una per tutti, quindi per me, il segreto è fregarsene del giudizio degli altri, io stesso sn di continuo attaccato dai benpensanti che “si adattano a fare del tutto ” quando io è esattamente 1 anno che NON lavoro, pur essendo marito e genitore, e allora ? Che dovrei fare ? Abbandonare la mia famiglia magari regalando mia moglie a un uomo solo che lavora e la mia bambina in adozione a una famiglia church ? Io mi diverto a combattere con questa gente che giudica, parla , critica, perchè a parole la gente è invincibile, ma in pratica ? In pratica non sanno cambiare una lampadina della macchina ! Quindi io nonostante sia un prodotto della crisi, mi ritengo l’eroe di me stesso e della mia famiglia, che ogni giorno non le faccio mancare nulla, perchè soltanto farsi vedere ottimisti, disponibili, allegri e nel miglior aspetto possibile, è già un passo avanti, quindi tornando a noi, anche se non lavoro, per questo viaggio a testa alta, non è colpa mia se adesso sono in panchina perchè il lavoro ce l’avevo, ma ho 3 cose che “gli altri ” non hanno : una moglie super bella, una bimba che sembra una barby, e il fatto che non mi vergogno di dire che non lavoro.

    1. Ma tu sei un eroe, se c’ è chi si identifica nel suo lavoro e solo in quello, spero proprio che almeno sia un lavoro che gli piaccia, ma come giustamente ci ricordi, come esseri umani siamo talmente tante altre cose che ognuno trova i propri motivi di orgoglio e il motivo per alzarsi dal letto la mattina in qualcos’ altro.. Perchè a buttarsi giù siamo capaci tutti, ma rimanere ottimisti è uno sforzo di volontà. Solo che proprio in questi giorni e a distanza di un po’ di tempo mi sto rendendo conto che è molto più difficile di quanto sembri, fregarsene degli altri, se non fanno altro che far risuonare quello che pensi di te stesso. Ma è a un persona specifica che sto pensando.

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