Quest’estate mi sono dedicata ai lavori per l’apertura della scuola estiva di Madrelingua con annesso B&B in Abruzzo, a Ofena, che si trova nell’Alta Valle del Tirino.

Non sono l’unica che ha scelto di passare le vacanze qui, e ho deciso quindi di darvi delle dritte su posti dove abbiamo mangiato noi recentemente e, in un post separato, le cose da vedere di cui non vi parla nessuno.

Aufinium, Ofena

Comincio subito dal ristorante in cui purtroppo non possiamo andare perché per cautela Covid la cucina è temporaneamente chiusa e funziona solo il bar, in cui ci accampiamo per colazioni e aperitivi nel parchetto esterno. È il posto più di casa, talmente famigliare che è scontato andarci, il Bar Ristorante Aufinium di Stefania De Luca. Non solo si mangia benissimo e Stefania ha un vero talento nel proporre i piatti della tradizione locale con qualche colpo di genio a modo suo, ma molti dei suoi prodotti vengono dalla sua azienda agricola. Figlia di macellaio, vegetariana da una vita, anche la carne, buonissima, la cucina da dio. Ma vabbè, segnatevelo per la prossima volta. Per ora magari ci possiamo incrociare per l’aperitivo.

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Agriturismo Sapori di Campagna, Colonia Frasca, Ofena

Questo è un posto storico e notissimo da queste parti, forse sono stati i primi a fare ristorazione di qualità superiore alla media in questa zona e lo fanno da anni. Confesso subito i miei peccati: non ci vado da tanto perché con i figli e la prenotazione obbligatoria che hanno da sempre era un po’ fuori dai miei percorsi estivi di madre di famiglia. Ma ci pensavano gli amici a farmene resoconti entusiastici e visto che adesso causa Covid prenotare mi tocca comunque – e i figli sono abbastanza grandi da restare a casa da soli e arrangiarsi per mangiare – è un peccato che a brevissimo andrò a farmi perdonare.

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Il Castello, Capestrano

Il Castello è un’altro di quei posti dove andiamo almeno ogni volta che siamo qui. O per prenderci un caffè nei giorni di mercato a Capestrano, o dopo aver portato gli amici a vedere il panorama della valle dal castello accanto, anche lì, basta che io prenoti dicendo di essere la figlia di Margherita (come in tutti gli altri posti che nomino, peraltro) e ci riconoscono.

Ha posti sia dentro, nella sala con gli affreschi sul soffitto, che fuori con vista della piazza e del castello e anche loro propongono una versione più curata e con dei tocchi personali dei prodotti locali, agnello, trote, zafferano. In particolare curano molto la selezione di salumi e formaggi della zona proposti tra gli antipasti e hanno una buona selezione dei fantastici vini dei produttori locali.

I miei piatti preferiti restano comunque quelli con i gamberi di fiume, sia la pasta che come secondo, mentre mio marito si attacca alla trota.

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Agriturismo Terre di Solina, Capodacqua

Per chi non lo sapesse la solina è un antico grano locale e quindi già il nome dà un’idea della filosofia di questo agriturismo. Anche loro propongono una cucina più innovativa con i prodotti locali di loro produzione (hanno anche una tartufaia) e con un’attenzione ai dessert, soprattutto, cosa che da queste parti è da qualche anno un punto di riflessione per i ristoratori.

Sono molto buoni i ravioli con la ricotta di Gregorio, un pastore di Scanno che ho conosciuto anni fa, e in genere tutte le paste che fanno loro con le loro farine. Mi è anche piaciuto il loro agnello gratinato al forno, una piacevole variazione all’agnello alla griglia locale.

I vini meritano un discorso a parte: sono prodotti da loro all’antica, e se non siete amanti dei vini a lievitazione naturale potrebbero sembrarvi troppo forti. Io ho assaggiato il cerasuolo, con una bella punta acida tipica del vino naturale e che purtroppo non si adattava bene al mio antipasto, ma era gradevole con l’agnello. Il montepulciano è forte, strutturato e con un bel naso animale, e anche questo è una cosa che a me piace molto, ma appunto, non è per tutti. Però ve li servono anche al calice, quindi assaggiateli tutti e trovate il vostro. La mia impressione è che il prossimo anno già saranno diversi, perché anche i lieviti naturali vanno addomesticati con il tempo, un’evoluzione che ho notato in diversi altri produttori quando hanno iniziato a vinificare con questa filosofia.

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San Martino, Capestrano

Proprio lungo la strada principale 153, in località San Martino, trovate il polo di attrazione estivo della gioventù locale e loro genitori. Nato come Camping, San Martino è un buon ristorante con piscina proprio accanto a uno dei punti più belli del fiume Tirino, da dove partono le gite in canoa organizzate da Il Bosso (segnatevi anche questo).

È uno di quei ristoranti a gestione famigliare in cui per decenni non avrai mai sorprese: sempre lo stesso buon menù di specialità locali, primi alla chitarra e gnocchi, e poi arrosticini, trote, gamberi di fiume, agnello alla brace (io e mia madre ci andiamo anche per quest’ultimo.) Vini onesti, accoglienza oramai di famiglia, perché se non ci vado io, ci va mia madre con le amiche,o i figli con i loro.

La nostra salvezza estiva con gli adolescenti è quando si mettono d’accordo con gli amici, li scarichiamo in piscina la mattina e li recuperiamo la sera fermandoci direttamente a cena e saldando il conto del loro pranzo di pizzette e arrosticini. E a quel punto, con la piscina ormai vuota, faccio anch’io un tuffo perché stare immersi nell’acqua fino al collo guardandoti il tramonto sulla valle e poi dietro le montagne, in una palette di viola e arancioni, è una di quelle cose che mi riconciliano con la vita.

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Lo Zio Barrett, Bussi sul Tirino

Questo locale specializzato in carni (ottime) lo abbiamo scoperto per puro caso un pomeriggio in cui, stanchi morti per aver ridipinto la porta a vetri, abbiamo deciso che dovevamo andare al fiume a buttarci in acqua SUBITO.

Poi ci è venuta fame, a Bussi volevamo da tempo farci un giro, e scaciati e stropicciati come eravamo siamo finiti in un bel ristorante elegante e non ci hanno neanche buttati fuori per indecenza.

La prima avvertenza è: qui seguono la buona regola abruzzese che dice: se non avanza, non era abbastanza. Tenetene conto o vi ritroverete come me a farvi impacchettare i resti da portare a casa, tanto ci sono abituati (“ce stav’ tand’ da magnà che la ggend’ se l’ha tenut’ repurtà a la cas'” cit).

Noi abbiamo preso un tagliere di salumi e formaggi della zona, ottimo come tutti quelli proposti negli altri ristoranti, e un carpaccio di 3 carni diverse frollate da loro assolutamente sublime, ci tornerei solo per quello, non sembrava neanche carne cruda. Erano porzioni enormi e francamente ci saremmo anche potuti fermare lì, ma avevamo già ordinato il secondo, il mio fido pard il coccio di scamorza ai funghi e tartufi e io la grigliata mista. In un tentativo di sopravvivenza ho chiesto di dimezzarmi la grigliata togliendo la salsiccia di carne e il pollo e lasciandomi solo l’agnello e la salsiccia di fegato e così è stato (di salsicce me ne hanno portate tre, altrimenti è un assaggio, non una porzione). E ci siamo presi anche le cicorie lesse e lo spinacino crudo con scaglie di parmigiano, che la piramide alimentare un minimo va seguita.

Se volete seguirla anche voi le paste in menù mi sono sembrate buonissime, ma le abbiamo saltate per questa volta.

Quella che mi ha colpito inoltre è stata l’ampia carta vini dedicata all’Abruzzo, e mi sono presa il Cocciapazza 2019 di Torre dei Beati, un montepulciano d’Abruzzo morbido, strutturato, e con un naso buonissimo. Adesso sto solo aspettando che torni il carnivoro di casa per portarcelo, per fortuna lui è astemio e potrà guidare al mio posto.

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Altri miei posti preferiti più in direzione dell’Aquila ve li indicherò in un altro post.

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