Amsterdam Noord è da qualche anno il quartiere in ascesa di Amsterdam. Dopo la gentrificazione selvaggia del Jordaan e della cerchia dei canali, quella di De Pijp degradato alla Montmartre de noandri, de Indische Buurt accorpato al municipio di Zeeburg, è arrivato il turno di Noord, il quartiere più terra incognita della città da cui è separato dal braccio di lago dell’IJ.

Composto da una serie di paesetti sulle dighe con vocazione agricola e di cantieristica navale e molto più legati all’entroterra del Noord-Holland che hanno alle spalle, negli anni 20 a Noord sono stati avviati tutta una serie di quartieri di edilizia popolare ispirati alle città-giardino (tuinsteden) in Germania. Al motto di aria-spazio-luce (lucht, licht en ruimte) gli urbanisti illuminati di allora vollero creare sia abitazioni accessibili per le famiglie degli operai dei cantieri navali, sia per togliere gli abitanti dai quartieri fatiscenti del Jordaan, tanto pittoreschi e de core, signora mia, ma oramai invivibili e focolai di epidemie tra i poveri. Per questo se volete sentire il dialetto Amsterdammer più genuino che ci ritroviamo lo trovate a Noord (o a Purmerend, altro paesetto tappa successiva di chi dai casermoni voleva la casetta con giardino.) Vi dico solo che il signore del ferramenta vicino casa non lo capisce neanche mio marito, che è di un’altra zona dei Paesi Bassi.

Di Noord, del suo sviluppo urbanistico e sociale fino ai giorni nostri ve ne parlerò un’altra volta, oggi vi invito a questo giro in bicicletta o a piedi lungo le dighe. Tenete presente che nel medioevo queste dighe erano il baluardo contro le acque dell’IJ (allora almeno tre volte più largo di adesso) e se guardate su questa cartina quanto sia stato bonificato per costruire i quartieri dell’inizio del secolo scorso, vi fate un’idea delle trasformazioni.)

Ma già guardando sulla cartina vedete come ci sono i bordi rettangolari dei bacini di carenaggio e se alla fine passate dall’IJplein lungo la Meeuwenlaan, vi trovate a sinistra le case degli anni 20 e a destra tutte vie parallele di casette moderne, sorte dove i bacini di una volta sono stati riempiti. E anche i nomi (via del chiodo, via del martello, via del motore) rimandano a quella funzione originaria.

Per questa sbiciclettata potete scegliere se partire dalla stazione Centrale o dall’Azartplein su Java Eiland. Dalla stazione prendete il traghetto per Buiksloterweg, andate dritto e da lì potete fare due cose: o subito a sinistra vedete le chiuse, le attraversate e vi ritrovate subito dietro il porticciolo di Sixhaven e prendete la Meeuwenlaan, oppure andate dritto sulla ciclabile e poi continuate sulla Buiksloterdijk. Da lì salite sul primo ponte andando a destra e vi ritrovate sulla Havikslaan e scegliete se dopo il ponte farvi tutto Adelaarsweg e poi andare a Zamenhoffstraat, oppure prendere la Meeuwenlaan e a Zamenhoffstraat ci andate da lì.

Da lì ho poco da aggiungere, sbiciclettate, guardate, sulla Niuwendammerdijk troverete un altro ponticellino che in realtà è una piccola chiusa, quindi fermatevi un attimo a guardare il dislivello delle acque che lì si vede benissimo (si vede bene anche nella chiusa di Buiksloterweg subito dopo il traghetto, e lì se avete fortuna potreste anche beccare una barca che le deve attraversare e studiarvi il processo di riempimento e svuotamento del bacino della chiusa.

Alla fine approdate a NDSM, i vecchi cantieri navali moderni chiusi negli anni ’80 e ora in totale trasformazione, tra vecchi capannoni enormi e archeologia industriale dei cantieri, e nuove costruzioni e trasformazioni, gli studentati nei container e i locali più o meno hipster.

Io vi direi anche di più ma visto il freddo e le attuali chiusure da pandemia che non si trova neanche una toilette in giro e vi toccano quelle della stazione, direi che per oggi basta così.

Fatevi questo giro, postatemi le foto nei commenti e se avete domande su quello che avete visto, cercherò di rispondervi.

Buona pedalata.

2 comments

    1. In realtà questo è il giro breve dentro al ring, con voi facemmo Landelijk Noord che era quello da cui ero partita con l’ide di questo post, poi mi sono ricordata la questione pipì e ho accorciato, rimetterò anche quello. E comunque adesso lo rifaremo in bici

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