Cari tutti, un saluto al volo nel mezzo della Tournee del cavolo. Sto incontrando persone deliziose, ci facciamo delle chiacchierate bellissime, e ieri, nonostante svariati scioperi di treni e bus tra Milano e Torino, a Carignano abbiamo fatto una maratona in cui abbiamo spaziato ovunque. Dico solo che abbiamo iniziato verso le 20.30 e a mezzanotte abbiamo deciso di cavarci di torno non perche non avessimo altro da dirci, ma perche abbiamo tutti un fisico non piu bestiale.

Stasera alle 18 saremo alla libreria Belgravia a Torino in via Vicoforte e so che mi raggiungeranno diverse amiche di blog che avro piacere di rivedere o incontrare di persona per la prima volta. Inoltre vi linko un’intervista per un programma di libri che si chiama Voltapagina.

Vi lascio con una domandina semplice semplice che e stata posta ieri, e secondo me e molto interessante:

ma quelli di voi che vengono da famiglie devote e da piccoli partecipavano al rosario, a cosa pensavano per sopravvivere alla noia?

La mia risposta e che non me lo ricordo, secondo me mi abbandonavo al ritmo e all’attivita’, anche perche lo dicevamo in latino e questo distrae. Un’altra partecipante di ieri si ripassava le moltiplicazioni e le tabelline, suo marito si sollevava mentalmente sul soffitto e guardava la scena dall’alto (poi uno dice le extra-bodily experiences).

E voi, quando recitate/recitavate rosari o altri mantra, vi succede/succedeva di distrarvi o pensare ad altro? E a cosa?

5 comments

  1. Io scoprii a 8 anni, in colonia, durante questi rosari in camerata, che lo sbadiglio è contagioso: osservazione scientifica, direi. (E da poco ho insegnato anche al cane a sbadigliare se lo faccio io!). Prima, con mia nonna, osservavo le perline del rosario. Che tempi! Saluti, Paola

  2. Quando facevo il chierichetto mi capitava di distrarmi perfino quando ero io a condurre (sai la parte recitata dal solista). Ad un certo punto perdevo il conto e finivo sempre per farne dire una in più o una di meno. I pensieri spaziavano a 360 gradi.
    Più avanti negli anni mi sono detto che, in fondo, ad insegnarlo bene, il Rosario non è molto diverso dagli esercizi di meditazione delle discipline orientali. Non avrei saputo spiegarlo alle mie nonne ma, se fossi un prete, un tentativo di riqualificazione in questo senso glielo concederei.

    1. Infatti a me la rivalutazione del rosario in questo senso è venuta quando ho scoperto che un’ amica che sarebbe andata a farsi un weekend di meditazione da qualche parte doveva prima prepararsi ripetendo 100 volte al giorno per una settimana un mantra in sanscrito, che io mi sono detta immediatamente: ma allora mi faccio 3 poste di rosario al giorno, che fa lo stesso effetto e almeno è`ùna cosa di dove vengo io, con tutto il rispetto per il sanscrito.

  3. io e mio fratello ci sganasciavamo dalle risate. Mia nonna serissima e severa, mia mamma poco meno, mia zia che cercava di non ridere e mio padre che mormorava le parole latine fingendosi mezzo addormentato e strascicandole tutte, secondo me lo faceva apposta per evitare la noia lui stesso e far ridere i suoi figli. Per me e mio fratello era davvero esilarante. Qualche volta passavamo i limiti e ci prendevamo sonore sgridate se non sculacciate, ma tutto sommato il rosario in latino la sera del 1 novembre era un’esperienza da non perdere.

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