Gioiellette mie, come voi mi insegnate la donna di mondo, più ancora dei boy-scout is prepared e dove possibile si porta avanti con il lavoro. Non stupitevi quindi se comincio a buttarla sul menopausale, una fase della vita quanto mai remota, ma da non sottovalutare, soprattutto quando si discende da una manica stirpe di matriarche che proprio non ne volevano sapere di levarsi dalle smetterla di godersi la vita e sono vissute tutte a lungo, felicemente e lucidamente, seppellendo ove necessario mariti, suocere, amanti e in un paio di casi anche qualche esecutore testamentario di respiro più breve del loro.

Capite quindi che gioia, che gaudio, che giubilo quando la mia amica Grimilde ci ha presentato la sua ultima fatica, il diario tragicomico di una menopausa intitolata Nega, ridi, ama E io l’ ho amata moltissimo, ho riso ancora di più e quanto a negare, non avendo nulla da negare in proprio mi sono fatta una cultura su come lo fanno gli altri. Anzi, le altre.

Ora voi mi chiederete se serviva davvero un libro agile, spiritoso, scritto con intelligente spirito di osservazione e onestà di introspezione e io vi dico che si, serviva. E anche se fosse stato superfluo (e, credetemi, non lo è) ha un finale così meravigliosamente catartico che davvero sto già mettendo la protezione solare fattore 100 nella borsa e il costume, per partire verso i mari del sud.Il finale, ve lo dico sinceramente, è meglio di una confezione gigante di prozac.

Insomma, proprio quest’estate che si è promesso alla Bettina di andare con lei ad Ascot e a fare lunghe passeggiate a Stonehenge mi ci voleva una lettura frizzante pre-estiva per entrare nell’ordine di idee che la vita è breve, il follicolo si stinge, le amiche rincoglioniscono e invece di chiedersi come mai e perché bisogna affrontare le cose con spirito scientifico.

E Rossella Boriosi, autrice di questa operetta morale, che non mi viene una definizione migliore, è proprio con spirito scientifico che affronta l’ idra accompagnandoci per mano con la dolcezza che la contraddistingue anche nella vita e non solo nelle opere (e, mi auguro, nelle omissioni) attraverso:

  1. la negazione
  2. la rabbia
  3. la negoziazione
  4. la depressione
  5. l’accettazione
  6. la rinascita

ovvero le cinque fasi di elaborazione del lutto secondo Elisabeth Kübler-Ross. E vogliamo buttar via proprio le cinque fasi dell’Elisabeth? giammai, solo che Rossella le reinterpreta meglio di quella mia amica bellissima, magrissima, elegantissima che ultimamente oltre ad essere incazzata dura con la vita e con il mondo ha deciso che le è spuntata la pancia e a cui noialtre, nel corso di un momento di introspezione collettivo, abbiamo dovuto ricordare:

“Tesoro, permetti se te lo diciamo? Hai la pancia? Ma vaffanculo”.

Che alla donna di mondo quando cala l’estrogeno meglio che salga la solidarietà delle amiche o non se ne esce vive.

Insomma, che abbiate la menopausa o non la abbiate, che abbiate una moglie, mamma, donna, sorella, figlia, compagna, amica, collega che si sta avvicinando pericolosamente all’età della tinta dei capelli, voi questo libro leggetelo, capirete tante cose, e mi ringrazierete. (La catarsi, mi raccomando la catarsi).

E oltre a ringraziarmi, ringraziate le amiche: che rispetto alla terapia ormonale sostitutiva almeno non presentano rischi di trombosi. Anche perché sono meglio le trombate, excuse my French.

E buona lettura.

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