Shaken, not stirred, sono i post che mi escono di pancia, quando troppe cose mi si agitano in testa e cercano una loro collocazione. Poi di solito la trovano.
Vi hanno intortato pure a voi con la storia delle decrescita felice? Be, a me non fa molto piacere. Prima di tutto per quel sottotono da: femmina torna a casa, impasta il pane di pasta madre, sferruzza, fatti l’ orto, segui i figli e sii felice. Cioè, con il mito della decrescita felice stanno sdoganando dei miti reazionari che si fa proprio fatica a eliminare. Nel senso proprio di eliminarli come miti reazionari.
Perché intendiamoci, io la pasta madre in frigo ce l’ ho e nonostante la mancanza di disciplina che mi contraddistingue, sopravvive, migliora e talvolta la uso pure.
Non solo sono socia del Social Crochet, da cui ho imparato cose nuove, ma non c’ è una borsa una, delle mie, che non contenga uncinetti e filati per far scorrere via i momenti morti.
E vi risparmio il periodo in cui mi sono messa a sperimentare con formaggi fatti in casa con il latte bio del contadino fuori dalla tangenziale a Zunderdorp (no, anzi, siamo onesti almeno con noi stessi, NON ve l’ ho affatto risparmiato).
E l’ orto in giardino e l’ orto nel pallet, non c’ è trend bloggeristico, Pinteristico, Instagrammico che mi sono negata in questi anni, compreso il riciclo creativo.
Che io poi me conosco a sfracello di donne che la decrescita felice la applicano quotidianamente e in modo convincente, ma guardiamo in faccia la realtà, io non ci sono tagliata. Perché io amo il mio lavoro, e sono pure bravissima, se ne avessi di più e invece ce n’ è sempre di meno.
Allora me ne invento un altro, di lavoro. Che anche quello mi viene benissimo e finora lo facevo come hobby.
Però l’ altra sera ho aperto un barattolo di vermi, nel senso che mi si è aperto da solo perché i vermi crescevano e ormai non ci stavano più e spingevano il coperchio. E voi non avete idea che fastidio gli ultrasuoni di tutti questi vermetti che urlano, mi ci sveglio la notte. E questo barattolo mi si è aperto su Genitori Crescono, che questa è la volta che gentilmente mi declinano un post, mi sono detta. Invece gli è piaciuto. Pare che questo barattolo di vermi fosse pieno di lombrichi, e i lombrichi, si sa, per l’ orto biodinamico sono una mano santa.
Parliamone. Ditemi un po’ quanto ci credete alla decrescita, quanto ve la siete scelta, quanto ve la impone la vita e che strategie avete adottato per godervela. Per quanto mi riguarda, la mia nel frattempo è chiara anche a me. me le scrivo di dosso, le paturnie e le avvisaglie di winterblues.
Io mi sono laureata in 2008 e non conosco un periodo di crescità in ambito lavorativo. Sono stata freelance per 4 anni, il lavoro era poco e quindi non faceva una grande differenza economica se io smetessi a lavorare (non so se quel congiuntivo sia giusto), anche perché l’asilo costa. Lavoro c’è in in Olanda, ma n’è poco nel campo dove ho studiato. Bisogna vedere anche le cose positive però: i baratti, thuisafgehaald.nl, ci sono modi alternativi per vivere. E poi, quelli che hanno iphone e si lamentano della crisi, li possiamo prendere davvero sul serio?
Sommessamente dico che la decrescita difficilmente può essere declinata in senso meno che reazionario. Dunque è, credo, una sòla.
Anto, è che io e te queste fasi le discutevamo a 16 anni.
ho commentato su fb e mi pento. che non rimane traccia sullo storico. non come qui. e gli articoli dei belli blog meritano commenti, ecco. lo incollo.
“Summa io ti voglio bene assai, ma stavolta non son d’accordo, che si confonde disperazione mode on con decrescita, di felice ci son solo i soliti. nel rinunciare e togliere io credo fermamente. rinuncio per scelta (oltre a quello a cui devo rinunciare per forza) e tolgo i miei acquisti a chi non li merita. non mi frega un emerito cazzo di comprarmi il piumino leggero che va tanto. ho avuto la sfiga di nascere negli anni ’60 e ho nell’armadio tutte le mode che verranno. poi nei ricami biodinamici ci guardo bene dentro. voi che prendete l’uncinettocome fosse un salvagente” sorrisone.
Il tuo post su genitoricrescono mi ha fatto sbellicare, come immagini, ma non è solo quello. E’ qualche giorno che anche io stavo pensando di scrivere un post sul lato oscuro del downshifting, in particolare sul fatto che è uno stress. L’ho pensato quest’estate, tutti a dire: ho bisogno di staccare, non ne posso più…. allora questa vita ideale tanto bramata dove ce la siamo persa?
Lisa, se non ci ridiamo sopra toccherebbe metterci tutti a piangere. Ottima domanda, il downshifting, perché la vera decrescita è chiedersi dove passa per te il limite minimo e quello massimo e trovare un modo per starci dentro comodamente. E sinceramente io ancora non me lo risolvo. ma magari ci arriveremo presto.
olè finalmente il post che avrei avuto la voglia di scrivere, se ne avessi avuto il tempo, insomma anche a me pere che qualcosa non giri, detersivi fatti in casa, tutto fatto in casa e chi ci sta in casa se non le femmine? (parliamo pure di italia, eh, paesotto provinciale in fase di pubblicità regresso, e di regresso tout court) …
non voglio tornare alla vanga e al tessere le maglie per le mie figlie. non so che fine faremo, ma spero che la decrescita (forzata) sia solo un poco
intelligente ..
Decrescita felice o decrescita forzata? perchè per la sottoscritta (in Emilia Romagna) causa poco dinero (tipo part time da fame) molto tempo libero e un po’ di sano buon senso trasmesso da mamma e nonna, la decrescita è come la scoperta dell”acqua calda: volenti o nolenti, meno soldi + tempo libero= almeno autoproduco, riciclo, riduco e risparmio il possibile…ma dico avete visto la quantità di libri che si son scritti su come decrescere felici? ovvero sul come applicare il vecchio suddetto buonsenso del non sprecare etc etc…?
non mi piace pero’ quando viene declinato solo al femminile, perchè a casa felici a faticare solo le donne? perchè si pensa che la decrescita sia solo felice? c’è gente che la applica per necessità piu’ che per etica a volte (vedi alcuni conoscenti) e non capisco perchè debba pagare dei guru che scrivono libri dogmatici sul decrescere.
perchè non puo’ piacerci tanto anche lavorare e desiderare andare a casa ad occuparci solo della parte educativa e affettiva dei figli e non per forza di lavare pannolini e fare maglioni?
quindi decrescita si, felice quanto vuoi, ma non obbligatoria e solo femminilie, e volendo anche conciliante col lavoro.
mi son spiegata abbastanza male temo…
p.s è sempre un piacere leggerti
Oppure potrebbero decrescere gli altri e fare felice me. Per dire, qualcuno potrebbe avere l’orto, o fare il pane, dividere il surplus della sua decrescita con me (si sa, pomodori e zucchini vengono su tutti insieme appassionatamente), darmi un po’ di verdura e io potrei ascoltare volentieri i suoi problemi. Io e il mio vicino anziano abbiamo questo rapporto da anni e stiamo benone. Ad ognuno il proprio talento. Chi suda e chi vive sulle spalle di chi suda. Lo adoro.
Miss Finch, lei è davvero diabolica 🙂
Barbara mi hai tolto le parole di bocca e l’articolo su genitoricrescono e’ fantastico!
Grazie, comincio a credere che siamo in parecchi a scocciarci della comunicazione a senso unico sulla decrescita.
e io di decrescito riesco a fare detersivi e creme per il viso, ed è già troppo perchè sono una mamma lavoratrice.
anche se mi piacerebbe avere la forza morale di lasciare la cittadina e trasferirmi in baita montana tutto l’anno….per il resto fare decrescita in mezzo al cemento ha poco senso…
e vorrei anche (si questo è un desiderio) far crescere il tempo esponenzialmente…perchè ho sempre sonno…….
ci provo ci provo eccome!!!!! Social crochet, social knitting, pasta madre, riciclo, orto, detersivi….. e mi piace pure tanto! Ma mi piace anche lavorare !!!!! E credo che questo declimo deve finire e finirà ma io manterrò comunque la mia decrescita….
Anche tu nel Social Crochet? Ma è un’ epidemia 🙂