Questa è la nave da crociera davanti alla scuola dei bambini stamattina. Mi piaceva quella luce nella foschia.
L’ afterparty è stato una figata. Ho saltato la festa di Sinterklaas dai suoceri, ma il regalo me l’ hanno portato i maschi e c’ era una maschera per le mani di Santasuocera, e a sera ci voleva tutto perché oltre a scaricare- caricare-riscaricare in fiera-ricaricare gli avanzi-scaricarli in casa e cercare di non inciamparti troppo bestemmiando, ho festeggiato spazzando 600 m2 e passando lo straccio con l’ acqua fredda a 150m2. La crema ci stava tutta.
Sui conti non ci siamo sbagliati troppo. All’ inizio si era detto: se ci stiamo molto attenti finiamo in pari, se ci dice bene ci siamo messi € 100 a testa in tasca giusto per non dire che ci abbiamo lavorato 5 mesi giorno e notte. Che bello che ho i soci simpatici e che sanno tenere bene i conti.
Solo che.
Solo che.
Quando fai una cosa bene, e se ne parla, e arriva gente, arriva tanta gente, e sono tutti felici tranne due o tre di cui l’ unica che non sono riuscita a chetare è stata la connazionale, gli altri si sono lamentati in un certo modo e gli abbiamo mandato a casa una bottiglia di vino per scusarci e 4 biglietti per il prossimo evento, perchè quello che è giusto è giusto. E anche, est modus in rebus, per cui se non ti conosco ma sei indisponente dal primo secondo che ti vedo all’ evento e mi parli urlando, e nei giorni successivi chi ti conosce ammette che si, sei un po’ una rompicoglioni, un po’ tanto, anche se fai la megamanager nella multinazionale e capisco che alla tua età possa dare alla testa, be, io sono meno pronta di riflessi del socio e non ci penso a dirti che ti rimborso il biglietto o ti mando il vino a casa. I biglietti men che meno, io ultimamente la gente indisponente la cancello dalla mailing list e pace. Funziona.
Solo che questo sarebbe il minimo. Il massimo è che un mucchio di gente che quando si fanno le cose insieme e gratis e per il piacere di farle e loro partecipano, però vengono a vendere, però non si capisce, e alla fine ti mandano un conto a casa di cui non si era mai parlato prima, inutile, anche se avevi fatto bene i conti, e che manco quei € 100 li incassavi, ma se andavi in pari andava bene, niente, vai sotto. E anche quest’ altro contatto esce dalla mia mailing list. Pulizie di fine anno. La gente, in qualche modo, proprio non riesce a capire che se hai un’ idea, e la realizzi in tempi impossibili e senza budget, ma con tanto lavoro e competenze pregresse, niente, proprio non gli viene in mente che lo puoi fare gratis e come fondamento per altre cose future in cui speri di guadagnare. Il concetto di non guadagnare a qualcuno è proprio estraneo, chissà come mai poi ricevono poco dalla vita.
Solo che.
Solo che salta fuori una dittarella, per carità, piccola, dignitosa, sono dieci anni che arranca perché evidentemente ha già uno stipendio fisso in casa. Oddio, per stare ad Amsterdam da 10 anni fare le cose che faccio io da 15 in proprio e come la mia vecchia ditta e io non ho mai sentito parlare di te, ovvio che più di tanto no lavori, non giri e non hai contatti. Io si.
E allora ti presenti, incazzata, con un avvocato, e il copyright, e il nome, e l’ azienda, e la proposizione DA proprio non la posso usare nel nome della nuova società. E vi porto in tribunale. Va bene, ma ci dici prima cosa vuoi? Magari si fa tranquillamente. Questo me lo dovete dire voi. Ma cosa. Quello che voglio, però se vi smaterializzate dall’ universo è meglio.
Il suo avvocato, porello, è un ragazzo tanto caruccio con due bambini piccoli e insonni. Sa benissimo che legalmente la sua cliente non ha mezzo appiglio. noi che siamo per l’ inclusione e nn per l’ esclusione le abbiamo proposto: senti, dai, ma in fondo noi offriamo un contenitore a cose che fai anche tu, giochiamo insieme, anzi, guarda, sai che facciamo? Ti diamo gratis un banner nel nostro sito, così quelli che cercano te, e proprio te, e per sbaglio capitano da noi, perché google è un po’ fesso e non lo capisce che quello che fai tu è unico, meraviglioso, insostituibile e noi non siamo degni di baciarti i piedi. No, io voglio il vostro dominio. Non per usarlo, eh, solo per non farlo usare a voi. Voi rpendetvelo senza il DA che sono felice. Ve lo pago ben i 60 euro che avete pagato voi per registrarlo.
Scusa, ma i mesi in cui ci abbiamo lavorato io e l’ uomo che pensa in codici HTML, quelli non contano? No perchè tanto a voi vi piace lavorare gratis, ricominciate daccapo. E tu chiudi il becco.
“Io però non sono molto contento che tu mi dica chiudi il becco, sappilo”.
“Capisci Anto, gli ha detto di chudere il becco e lui ci è rimasto malissimo, era stato conciliante tutto il temo, anche quando io mi sarei alzata e andata via”.
“A la casa sò? Cioè, viene a casa sua e gli dice di chiudere il becco?”
“Si. Io a quel punto ho detto che andavo al bagno e ci sono rimasta 20 minuti fino a che non si sono alzati per i saluti”.
“E poi?”
“L’ avvocato ancora non ci scrive niente, magari lo sa bene che non possono fare niente in giudizio. Lo so persino io che ho avuto anni fa il problema con i colleghi omonimi. A suo tempo era mia studentessa di italiano la maggior esperta di marchi, copyright e proprietà intellettuale d’ Olanda, quando ho detto che anche lei non mi poteva far niente, l’ avvocato ha detto che si, la conosce”.
Il name-dropping è veramente una cosa disgustosa, mi vergogno.
Insomma, noi pensavamo che dopo aver sgombrato la sede, pulito il pavimento, restituito i tavoli e le lampade e tutto quello che ci hanno prestato, avremmo dormito due giorni. Invece le incazzature e l’ adrenalina mi hanno tenuta sveglia fino a giovedì mattina. Lì sono crollata, mi sono messa a piangere, e maschio alfa mi ha spedita a letto, ha portato i bambini a scuola, rimandato un appuntamento e vegliato sul mio sonno.
“Ma alla fine ci avete guadagnato o rimesso?”
“Lo sapremo a gennaio, io adesso vado in Italie e quando torno siamo sotto Natale e si lavora”.
“Non possiamo tenere questo ritmo, né tu come lavoro né noi come famiglia”.
Orso, che non parla mai: “Mamma, io non voglio che vai in Italia”.
Poi stamattina, in ritardo, con la neve, si è nascosto sotto il tavolo e siamo usciti incazzati, camminando mezzo km. sotto la neve fino alla macchina con lo stampellato a fianco e Orso senza cappello.
“Io lo so perché abbiamo litigato bambini, è che nessuno di noi ha veramente voglia che io vada in Italia”.
È così. Per la prima volta sono troppo stanca per essere contenta di andare. Gli ho fatto i sacchetti del calendario dell’ avvento con i bigliettini dolci fino al 17, il resto lo faccio dopo. I panni sono lavati e piegati negli armadi. Nei sacchetti dell’ avvento mutande, calzette nuove e minestra in bustine, oltre a dolcetti vari. Se la caveranno benissimo, lo so. Ma la neve non aiuta le partenze, Orso me lo sono persa all’ uscita da scuola e ho guidato ovunque e inseguito l’ autobus per andare a vedere se era lì dentro. Poi l’ ho visto che camminava sul marciapiede con una palla di neve enorme nei guanti fradici.
“Questa però la lasciamo qui”.
Per fortuna al quarto treno cancellato causa neve, il quinto è partito. Vediamo l’ aereo, adesso.
non ritrovo ne la sim italiana ne il telefono vecchio di scorta che si era scassato,s ar`ø cinque giorni non reperibile.
Ma domenica alle 19 mi trovate nella sala Ametista del Palazzo dei Congressi in via Kennedy, Roma EUR, a presentare La risposta del cavolo e martedì da LePam con Luana Troncanetti per una presentazione congiunta a Tortoreto Lido, via Nazionale. lunedi sera spero di sbronzarmi, non so ancora se con i marchigiani o con il chietino. Brutta la vita di chi frequenta sommelier.
Buon viaggio, e buon lavoro!
carissima. leggerti mi fa salire la pressione! è semplicemente impossibile riuscire a fare tutto, altro che piattini cinesi, tu tieni su dei vassoi!
ti abbraccio e mi dispiace nn risucire a vedererti, qui le giornate sono frenetiche e incasinate.