Come ci siamo ritrovati al calar della notte a correre in bici sull’ argine, io e Ennio, lui in piedi sul seggiolino di dietro, in calzoni corti e senza mutande, ma col mio spolverino che gli arriva ai piedi, e io con uno sciallino antracite e cioccolato all’ uncinetto nuovo di pacca e che mi serviva tutto contro il freddo?
È cominciato tutto mercoledì con il primo giorno di primavera davvero caldo. Che l’ amichetto terribile Tom Waits era di turno da noi. Però mi aveva anche telefonato una ragazza con accento romano per dirmi: sono la mamma di L. che sta in classe con Orso, ci siamo appena trasferiti in questa scuola, e mi sono ricordata che anni fa ci siamo conosciute da Tina. E quando mi ha detto il suo nome assolutamente esotico mi sono ricordata.
Così ho scaricato su loro richiesta Ennio e Tom Waits subito a casa che si volevano fare una pizza ai funghi surgelata per pranzo e quando siamo tornati l’ avevano cotta e mangiata (yeah! Il giorno che tuo figlio si sa mettere in forno una pizza e aspettare che sia cotta e cacciarla e tagliarla con la rotella senza ustionarsi, allora si raggiunge davvero l’ emancipazione della madre).
E io me ne sono andata a ciacolare e rinnovare la conoscenza a scuola di Orso. E poi con Orso siamo passati al forno turco a spararci una pizza doner, lui di pollo senza niente altro e io di agnello con tutto il tuttibile che ci mettono (insalata, cipolle, pomodori e salse).
E mentre stavamo abbioccati al sole, in panchina nel parco di fronte al forno lui mi fa: ho un’ idea, andiamo in spiaggia a Blijburg. Ed era un’ ottima idea, a casa hanno recuperato i costumi, io asciugamani e la coperta imbottita da pic nic, impermeabile da un lato e umidiccia della baracca invernale dall’ altro, un pallone, fragole e prugne, appena comprate anche loro che anche per lo stomaco è primavera, preso le robe del calcio e partiti.
E a Blijburg, la spiaggia di città, non eravamo gli unici ad aver avuto l’ idea, il baretto lo stavano sistemando, e io ho inaugurato le gambotte bianchicce, pelose e tremule del primo sole della stagione, in mutande in un angolino tranquillo (dio benedica le mutande vintage dell’ hema che sono scure, colorate e di dimensione hot-pants, ecco, ho fatto outing).
Che poi i maschi giovani in costume si erano scordati le mutande di ricambio e allora Ennio si è infilato l’ uniforme del calcio così, nature, pure le calzette ci siamo scordati, ma i parastinchi ton sur ton coprivano i calzini di cotone verde acido a righe bluette che sparivano nelle scarpe.
“Quando finite stavolta non restate a giocare, vi aspetto al parcheggio, venite subito qui che devo portare Orso a casa e fare altri giri”.
Dopo i vari giri che vi risparmio, ritorno. Quello che Ennio non sa è che la macchina Greenwheels che ho oggi non è quella sotto casa, ma una presa in centro, vicino alla stazione, per via degli altri giri che ho fatto al mattino (ho costruito un supplemento di palco e rimesso in careggiata i corsi di vino di cui vi dicevo un paio di giorni fa).
Ovviamente io li aspetto un’ ora al parcheggio, decisa a non incazzarmi che il sole era troppo bello, ma neanche a scarpinare fino al campo, che l’ ho fatto al buio per tutto l’ inverno al freddo e al gelo. Mi godo il caldo sauna del primo sole in macchina e finisco di sferruzzarmi uno scialletto sobrio fatto con tre gomitoli del cesto rimasugli. Ho prolungato 4 volte il noleggio, poi sono andata a prendermeli.
“Non sono arrabbiata, ma avevamo un accordo” esordisco in perfetto stile mamma olandese.
‘Scusaaa, me ne sono dimenticatooo”, etticredo figlio mio, con questo bel sole, mica ti do torto?
Tom Waits è stato più stronzo del solito in spiaggia e comunico ai due che intanto adesso non si fanno più gli appuntamenti insieme, ognuno va per conto suo a calcio il mercoledì, perché io avere quel sabotatore tra i piedi, mi costa davvero troppa energia mentale. Poi spiego alla madre che finché mio figlio non impara a prendermi sul serio, meglio stiano lontani intanto che riflettiamo sui nostri peccati e lei mi da ragione.
Arriviamo in centro a riconsegnare la macchina che è notte, Ennio ha addosso solo l’ uniforme del calcio senza mutande, lo avvolgo nel mio spolverino e decide di mettersi in piedi così non gli finiscono i lembi nelle ruote. Poi scendiamo dal traghetto, abbiamo preso quello breve per non aspettare 11 minuti l’ altro, che fa freddo adesso che è notte, e ci lanciamo sull’ argine scorciatoia per rientrare a casa.
Lui sta in piedi con il mento appoggiato alla mia spalla urlandomi a presa diretta nell’ orecchio. Teneri questi momenti con il mio figlio sempre più grande e sempre più coccolo. mi sa che se ne sta accorgendo anche lui e cerchiamo di prolungare stralci di infantitudine, come tutte le sere che mi chiede di raccontargli qualcosa di lui neonato o piccolo.
“Lo sai che parte faccio al prossimo spettacolo? La blatta, che sarebbe lo scarafaggio, che ne dici?”
Comincia a modulare in diverse salse:
“Sono u-na blat-ta”.
Al quarto tentativo gli esce un po’ tipo : “everybody dance now!”. Glielo faccio notare.
Così il resto dell’ argine, compresa la salitina prima del ponte, ce lo facciamo cantandoci:
“everybody blatt now!” con lui che ci aggiunge un “uuh!” acuto peggio di Michale Jackson buonanima e io vado di tunkete tunk! tunk tunk tunk!, sparati in bici sull’ argine, con il mio spolverino che gli sventolava dietro e io con lo scialletto ultimato mentre li aspettavo nel parcheggio, non solo zen ma pure caldo.
Insomma, quando ad Amsterdam vedete in giro gente strana che fa cose strane non vi dovete formalizzare. C’ è sempre una ragione perfettamente logica dietro al loro comportamento. È il primo giorno di primavera calda.
Grazie, il tuo post mi ha fatto sorridere in un momento di scoglionamentp, primaverile ma decisamente scoglionamento.
Mi hai ricordato i momenti piú sclerati ma divetenti di me e la mia mamma quando eravamo tutte e due molto piú giovani…
Io mi sono sempre divertita un sacco con mia mamma, anche se pure lei era sempre di corsa, ma poi ti ricavi di questi momenti di cazzeggio, e devo dirlo, come con mia mamma a me il cazzeggio mi viene bene solo con i miei figli e- talvolta – il di loro inseminatore.
Con mia madre il cazzeggio libero a volte viene bene anche adesso, ma solo se siamo da sole, senza “terzi” a rompere le scatole….
Mia madreha umori molto alternanti, a volte in cima al mondo, a volte si fa prendere dal pessimismo universale e “vede e prevede” disgrazie e tragedie ovunque (e se poi capitano sul serio ti dice “visto, te l’avevo detto”, e la strangolerei).
Nei momenti migliori, “up”, puó essere simpaticissima e piena di idee strampalate, ma anche a volte troppo esuberante/un po’ imbarazzante.
Che peró viene bene a tirarmi fuori dal mio guscio perennemente grigiognolo e un po’ “quadrato”..
Viva le madri imbarazzanti allora, se servono a tirar fuori dal grigiore. Questa me la incornicio e aspetterò i prossimi 20-30 anni per vedere se anche i miei figli la vogliono sottoscrivere.