Shaken, not stirred, sono i post che mi escono di pancia, quando troppe cose mi si agitano in testa e cercano una loro collocazione. Poi di solito la trovano. Questo sul potenziale cognitivo che rischia di sprecarsi.

Avevo iniziato a scrivervelo in modo molto diverso, ragionato, a rate, pensando correggendo, ci sto da tre giorni, non sono ancora all’ inizio e mi sono già stufata, quindi mollo gli ormeggi e vi butto qui una serie di cose che vivo e rifletto da sempre, ma vuoi che salta fuori sempre più spesso con amici con figli dell’ età dei miei, vuoi che sta per finire la scuola (quest’ anno finiamo tardi) e quindi tra pagelle, colloquio e consuntivi dell’ anno appena trascorso (e che anno, signori miei) ho deciso che io certe cose adesso le butto fuori perché questa serie qui serve come centro di igiene mentale a me e se qualcuno ne trae giovamente ne sono felice, ma non è una puntata della Scienza spiegata al popolo e se va a finire che capisco solo io, pazienza (l’ importante è che io ci arrivi).

Voi avete idea di cosa significhi per un bambino che va a scuola essere più intelligente della media? E cosa significhi essere più intelligente della media ed estremamente sensibile? Sono rogne grosse, signori miei. Essendolo stata io, avendoci due figli, vi dico subito che sono sudore, lacrime e sangue con grosse conseguenze dal punto di vista della socializzazione e della fiducia in se stessi. E conoscendoci anche una serie di altri bambini fuori dalla mia famiglia, vi dico pure che si rischia di non sfruttare per niente il proprio potenziale cognitivo, anzi. Molte bambine soprattutto, per adeguarsi, per avere le amiche, per non essere tagliate fuori, si fingono stupide. E si fingono talmente bene che si ritrovano a 30, 40 financo 50 anni ad aver fatto una serie di cose stupide che uno dice: ma dai, proprio tu. Oppure non si fingono ma restano molto sole per tanto tempo fino a che non trovano un modo per vivere bene o semplicemente le persone giuste. Ci vuole un gran culo, comunque. Ma non sempre lo trovano.

Per i maschi delle volte è peggio, perché verso 10-11 anni gli parte la seconda botta di ormoni, diventano rompicoglioni, fanno i dispettosi (e manco questo aiuta per la vita sociale, sul lungo termine, e dove aiuta ti ritrovi la socializzazione che non avresti voluto. E che sicuramente non vogliono i tuoi genitori). Alcuni ragazzini la buttano sulla sopraffazione fisica e siccome questa sul breve termine può avere molti effetti diversi, tocca poi vedere che via prendono. Quelli che non menano invece si richiudono completamente in se stessi. Rischi di ritrovarti un figlio emo o che si fa i tagli alle braccia senza sapere come ci si è arrivati.

Oh, ragazzi, queste sono un paio di miei personalissime considerazioni su gente che ho conosciuto nel corso della vita, non sono una terapeuta, non sono uno psicologo, posso solo dire che a volte se ne esce, a volte no. E se ne esci tu, rischi di esserti tirato dietro nel frattempo un fratello o sorella meno furbi o fortunati di te.

Ma perché succede tutto questo? Su quello che succede, ripeto, non prendetemi per buona, fatevi solo le vostre considerazioni sulla gente che conoscete voi. Quello che adesso a me deve uscire fuori è come si sentono esattamente questi bambini.

Intanto cresci sentendoti sempre e comunque fuori posto con i tuoi coetanei. Dici le cose sbagliata, non capisci le battute, o quantomeno, capisci perché gli altri ridono ma non ti viene da ridere. Gli altri non capiscono le tue, di battute. Non gli interessa niente se hai da raccontare qualcosa. Passi per presuntuoso, o peggio. Non riesci a farti gli amici che vorresti, ti sembra sempre che gli altri si stiano divertendo ma tu ne sei fuori. Non sto parlando di adolescenti in crisi, sto parlando di bambini di tre anni ai giardinetti. O di bambini di 6 alle elementari.

Quello che percepisci esattamente è uno scollamento. Tu sei strano, agli altri sembri strano, id est è sicuramente colpa tua. Il punto è che sei un bambino di tre anni o di sei anni, ti importa una  sega della socializzazione, della crisi e del senso dell’ umorismo. Tu vuoi avere gli amici e giocarci. E non funziona come vorresti.

In realtà ci sono un mucchio di adulti a cui sei simpatico. Sei il bambino spiritoso, il bambino che dice cose che uno ci rimane, il bambino maturo per i suoi anni. Se ti dice culo sei il bambino a cui piace leggere o fare alcune cose, tipo costruire. Almeno lì, se ci riesci, ti puoi rifugiare. E qualcuno con cui parlare di libri lo trovi prima o poi. E l’ altro vantaggio è che se sei il bambino a cui piace leggere, in genere almeno su quello le maestre non ti possono dire niente. Legge,  sta zitto, non disturba. Eh, ti facessero leggere in santa pace. Ma no, devi interagire, devi ascoltare, devi partecipare. A roba noiosa, velo dico subito.

Il problema è che ti sei già letto entro la prima settimana di scuola sia il libro che il sussidiario. Mentre gli altri stanno facendo la tabellina del 6 tu già ti fai quella del 16. E quella del 6 la sai così bene, è una stazione che hai superato già da tanto di quel tempo, che quando ti vogliono fare la verifica su quella del 6 tu sei già scocciato che non ne puoi più. Così prendi brutti voti. Ma se ti mettevano in mano un sudoku spiegandoti come usarlo, tu non stavi tanto meglio? (Grazie maestra Z. per avergli messo in mano il sudoku).

Vivi un po’ con la sindrome di Cassandra, insomma, quando qualcuno parla dopo la terza parola hai già capito dove vuole andare a parare e se continua a dire cose prevedibili tu parti per la tangente. Sembri lì che ascolti, ma sei già da un’ altra parte. È un sognatore, questo bambino. È distratto. Non riesce a concentrarsi su una cosa. Ma tu su quella cosa ti sei già concentrato quei 4 millisecondi che ti servivano, ma ancora di quello state a parlare? Ma una cosa nuova ce l’ avete da darmi? Siete capaci di sorprendermi? Di stimolarmi. Eh, ma bisogna seguire il programma. Quello degli altri.

Si, ho il Topolino sotto il banco e lo sto leggendo embè? Ah, dovrei stare a sentire quello che dici tu? Ma io l’ ho sentito, hai detto questo, questo e questo. Vedi? E se come me avessi letto già il sussidiario, sapresti che fra due righe dirai questo. Ah, no, non lo dirai perché non segui il libro? Non fa niente, se lo dici io poi ti racconto in stereo sia la storia di Topolino che quello che hai detto. Ma non farmi perdere tempo a ripetertelo per favore, usa meglio quel tempo con qualcuno che non legge una sega e anche quello che hai detto gli conviene risentirlo. Ah, mi mandi fuori? Posso portarmi il Topolino? Ma io fuori mi annoio. Vabbè, farò i graffiti sul muro. Prenderò a calci qualcosa. O mi metto a piangere. Ma a voi, brutti stronzi, non ve lo faccio vedere, tanto che ci avete capito?

Poi la sera invece di dormire c’ è la tua testa che parte per la tangente. Certe volte ti viene da ridere da solo e qualcuno si incazza perché ancora non dormi. Oppure ti preoccupi di quello che hai detto, di come reagiranno gli altri, se saranno ancora tuoi amici (tranquillo, manco ci hanno fatto caso, ma tu non lo sai). Di quella cosa che hanno detto al telegiornale che ti mette tanta paura. Il mondo sta per finire, esploderà tutto e qui ci si preoccupa che leggo Topolino sotto il banco. Roba da pazzi. E io mi dovrei fidare di questa gente?

Raccontami una storia di quando eri piccola tu. Raccontami di quei tuoi compagni di scuola che si drogavano. Raccontami della guerra quando gli ebrei si dovevano nascondere dai tedeschi. Dimmi cosa faresti se io dovessi morire, perchè io mi ammazzo, hai capito? Sei contenta se mi ammazzo?

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No, io non sono contenta se ti ammazzi. E lo so che adesso sei arrabbiato con il mondo, ma poi ti passa. Io lo so che sei un bambino felice, che non cammini ma salterelli, che urli di gioia quando scopri una cosa che ti piace, che ti si illuminano gli occhi quando ti spiego un piccolo trucco per stare al mondo e tu lo capisci, che hai i tuoi amici e che insieme vi divertite e che con certi amici vi rotolate nel fango e urlate tutto un pomeriggio, e con degli altri state tre ore in quasi perfetto silenzio a costruire universi paralleli con il lego, i blocchi di legno e un paio di barattoli e coperchi di pentola che sei venuto a prenderti.

Però, ecco, io sono anche tua mamma e se potessi vorrei surgelarti così per l’ eternità, in quel momento in cui fai un passo che è un saltello e resti un attimo sospeso in aria. Perché quella è la tua condizione naturale a mezz’aria tra idea e realizzazione e io vorrei proteggerti così. Ma non posso surgelarti per proteggerti, devo fare come tutte le madri di tutti gli uccellini che a un certo punto se il figlio non esce dal nido perché ha paura di volare, gli danno un calcio in culo e lo buttano di sotto.

Perché quando ti dicono che sei pedante e ti perdi nei dettagli non capiscono che in quel dettaglio tu hai già disegnato un mondo. Perché quando ti dicevano che non guardavi negli occhi la gente, tu non avevi bisogno di guardargleli quando gli avevi già fatto la radiografia. E vorrei che la smettessero di valutarti in base al modo con cui ragionano loro e ragionano tutti, perché non è che tu ragioni meglio o peggio, di più o di meno, ragioni in un altro modo. Come faccio a dire che un romanzo in una lingua che non conosco è scritto benissimo se ne leggo solo la traduzione in un’ altra lingua che conosco poco? Che ne so io, di cosa sto parlando?

Allora posso dirti una cosa. Io lo so. E lo sai anche tu. Oppure, se vuoi, te lo racconto io. Ecco, se lo sappiamo, già quello ci basta.

Non venite a dirmi che sono io la madre ambiziosa che spinge i figli. Io manco li ho spinti a lavarsi i denti due volte al giorno, secondo voi sto lì a fargli imparare e tabelline del 16? L’ hanno fatto da soli. Non mi dite che sono io che spingo in certe direzioni e faccio certi discorsi, io rispondo solo alle domande che mi fanno i figli e alle cose che desiderano sapere. Sinceramente il 90% del tempo vorrei che si facessero dare dei bacetti e stessero zitti, perché mi sfinisce star lì per delle ore tutti i giorni a pensare risposte a domande che neanche sapevo di conoscere e rispondere con un minimo di credibilità e considerazione per la loro età e per quello che già sanno. Si, lo so che sono sempre stanca, glielo dico sempre e me lo rinfacciano sempre. Oh, ragazzi miei, ma due figli come voi mi sfiniscono. Ma non vi vorrei neanche un grammo diversi da come siete.

No mondo, io non sto appioppando ai figli quelli che erano i miei di problemi da piccola. Io ho la serena fiducia che se ne sono venuta fuori da sola io, ne verranno fuori anche loro. E no, non sono io che gli suggerisco le cose, sono andata in analisi un paio d’ anni proprio per capire quale problema è il mio e quale è il loro. Mi sembra di saper separare benissimo. E se dico una cosa dei miei figli, vorrei mi si riconoscesse che ci ho pensato molto bene, che mi sono informata molto, che dò retta a gente che pago per saperne più di me.

E allora si, andiamo dalla terapeuta, andiamo a parlare con la maestra che mi fa vedere esterrefatta i risultati di un certo test (“Si, è chiaro che questi test registrano una situazione momentanea, ma io vedo proprio una linea crescente in questo bambino sempre, a parte i vari alti e bassi”). Andiamo a ringraziare l’ altra maestra, quella che alla fine non sopportavi più e che ci era rimasta molto male con me per come ho interrotto qualsiasi discussione per cambiarti scuola il più presto possibile, perché ti conosco e ho capito che a furia di dar retta a gente che invece non ha capito come funzioni ti stavo facendo torto e ormai il tempo stringeva. Andiamo a ringraziarla perché quando ho raccontato alla terapeuta la storia di come mi sfinivano all’ asilo sulla storia che non guardavate negli occhi, lei mi fa: “Ma io non ho notato per niente che non faccia contatto visivo”, “Si, perché dobbiamo ringraziare la sua vecchia maestra che non l’ ha mollato un solo giorno e magari alla fine lui si è scocciato anche per questo, però gli ha fatto un favore nella vita”.  E alla vecchia maestra ho raccontato la storia e dalla sua faccia ho capito che anche per lei quel cadavere era passato da un bel po’ sotto al ponte e senza rancore.

Io posso solo dire una cosa: abbiamo passato un anno massacrante come genitori, perché cerchi una via a tentoni, e ogni cosa ti confonde le idee: si, ma questo lo faceva anche suo zio, e questo ce l’ hanno tutti nella famiglia di suo marito e quest’ altra cosa, io da piccola ero uguale e suo fratello anche a quell’ età ma ha un carattere diverso e se le risolve diversamente, e in fondo, povero bambino, lo frega anche che è così testardo.

No basta, io lo dico e non ci voglio più tornare sopra: ho dei figli diversamente intelligenti. Ho un marito diversamente intelligente. Ho amici, ognuno a modo suo, diversamente intelligenti. E anche i bambini a cui i miei figli hanno qualcosa da dire, hanno dei genitori che poi alla fine riconosco. Non è detto che io debba essere amica di tutti nella vita, ma la vita ha fatto un paio di selezioni per me. Alla fine se ne esce bene. Basta avere un po’ di pazienza e un po’ di fiducia e io credo che ai bambini si possa dire tranquillamente. Tu sei così, ma per il mondo è più semplice e anche per te è più semplice se in queste circostanze fai colà. Basta che non ti dimentichi mai chi sei e non ne dubiti mai. Perché te lo dice mamma tua. Che se avesse potuto avrebbe scelto per te una vita più semplice, ma tutto non si può avere. E io credo di aver avuto molto, ma molto di più di quello che mi meritavo. Grazie, vita.

(Oh, e adesso vorrei anche poter andare in vacanza al sole, basta pioggia, basta fatica).

35 comments

  1. Sono nella tua stessa barca, anzi peggio, perché se da una parte la mia rospetta è anche lei “diversamente intelligente”, con una mente che viaggia a mille mentre gli altri arrancano, dall’altra c’è la storia delle abilità sociali in cui è suo malgrado carente a causa della sindrome di Asperger.
    Non ti dico le cose brutte che ha subito a scuola e NON dai ragazzi, ma da quelli che dovrebbero educare, lei che è così fragile e sensibile.
    Certo, la mia vita con una figlia “normale” sarebbe stata enormemente più facile, sia come madre sia professionalmente, perché avrei potuto seguire la mia carriera ed a quest’ora non sarei nella merda economicamente come sono, una fallita senza via di uscita.
    Poi però la ascolto mentre discute di astrofisica con un ricercatore americano, lei che non è ancora riuscita ad imparare a soffiarsi il naso, la vedo che sorride tranquilla e penso che la vita è ben bizzarra e che si può solo accettarla, così come viene.

    1. Brix, qui finalmente si parla di test, ancora non ho capito perché non l’ abbiamo fatto lo scorso anno, ma domani ritiro l’ impegnativa. Poi magari ci sentiamo in privato, perché io di Asperger non ne so mezza, ma ti vorrei chiedere (e no, non credo che i miei lo siano, ma alcune particolarità ce le hanno e sai meglio di me che una sindrome qualsiasi attaccata a un’ enorme intelligenza confonde enormemente le acque).

      1. Guarda, io pure ho avuto problemi scolastici (fino all’entrata in università, dove i gesuiti invece sono stati ben contenti di aver per le mani una mostriciattola come me… lì due lauree ed un dottorato col massimo dei voti e con la stima dell’intero collegio universitario) ed anche nella vita, perché anch’io ero e sono “diversamente intelligente”, però con la rospetta è diverso. Io faccio amicizia pure con i sassi, anche se sto benissimo anche con me stessa.
        Anche io non conoscevo la SA, e quando mi hanno diagnosticato la rospetta mi sono resa conto che il fratello del mio ex marito ha lo stesso comportamento… difatti l’ipotesi più accreditata è che la SA sia genetica (le storie del vaccino non hanno prove concrete e le “stranezze” della rospetta si sono manifestate immediatamente, compresa la precocità del linguaggio (non ha mai lallato, ed invece di dir mamma a 4 mesi ha detto la prima frase di senso compiuto).
        Quindi ora non fasciarti la testa prima di dare la zuccata 🙂
        Non tutti gli aspie sono geni e, fortunatamente, neanche tutti i geni sono aspie.
        Intanto puoi dare un’occhiata qui: http://www.asperger.it/?q=diagnostics
        Per tutto il resto puoi contattarmi in privato quando vuoi, non ti far problemi 🙂
        Da quel che ho letto (seguo il tuo blog da anni) non credo che tu debba preoccuparti, non mi sembrano avere un profilo aspie, in ogni caso, in bocca al lupo per i tuoi ragazzi, di vero cuore.

      2. Non hanno il profilo in effetti e con due figli di un’ amica aspie un minimo un’ idea me l’ ero fatta. Però delle cose ci sono, che nella mia ignoranza appartengono di più al profilo del genio solitario che a quelle dello spettro autistico, anche se si somigliano. In fondo delle particolarità di carattere le abbiamo tutti e se appartieni al 2% del mondo è chiaro che di quelli come te se ne vedono di meno in giro (a parte che fino a che puoi, tutti tendiamo a camuffarci, perché si vorrebbe poter essere come il 98%). Quella storia del vaccino quanti casini ha causato. Infatti non mi sto fasciando la testa, anzi, ti dirò di più, non so se voglio farli testare dal supermegaspecialista in autismo o invece da quello pratico di famiglie bilingui e che per primo ha diagnosticato SA ai figli della mia amica (a tre anni il grande lo davano per autistico forte, mentre io vedendo come interagiva col mio, facevo una grossa fatica, cioè, interagiva, cavolo).

        A star bene con se stessi alla fine se non hai grosse sfighe ci arrivi, ma magari arrivarci entro i 20 anni ma anche i 10, guarda, ti fa crescere in modo completamente diverso. Mi dispiace che la rospa l’ abbiamo bittata giù, l’ avevo letta infatti quella storia e poi mi incazzo per procura.

      3. Io opterei per la seconda opzione, spesso i medici maggiormente a contatto con la realtà di tutti i giorni sono più concretamente capaci rispetto ai supermegaspecialisti. Ma secondo me ti dirà quello che già nel tuo cuore senti: sono solo molto intelligenti e molto sensibili 🙂

        Alle altre mamme di aspie che magari passano di qui e mi leggono dico solo di stare alla larga dagli “sciamani” che per profitto spacciano l’SA per una “malattia da cui si può guarire”. La realtà è che essendo una cosa genetica non ci sono cure. L’ho definita di proposito “cosa”, perché non è una malattia, ma un modo di essere, con i suoi lati belli ed i suoi lati un po’ problematici.
        Non esistono cure, ma una terapia psicologica di supporto non solo all’aspie, ma alla sua famiglia, aiuta moltissimo.
        Il problema grosso è riuscire a trovare il modo di valorizzare le loro eccellenze, cosa che in un paese pienamente medievale come l’italia è ben difficile.

        Sono incazzata nera, perché io mi sono fatta un “mulo” a tarallo tanto (rinunciando ad una carriera accademica di prestigio), ed invece burocrati ed insegnanti del piffero ci han messo 10 secondi per buttare all’aria tutto il mio paziente lavoro di 20 anni. E nessuno di loro si è posto minimamente il problema dell’enorme danno psicologico procuratole. Begli educatori davvero. E bell’insegnamento impartito ai ragazzi “normali”: il diverso va allontanato (sia mai vi contagi, eh…)

        Il discorso che hai fatto a tuo figlio, in proposito degli stupidi, è vero e sacrosanto, ed è essenzialmente quello che ho tante volte ripetuto alla mia rospetta. Purtroppo è vero anche che spesso gli stupidi hanno il potere di poter esercitare la loro stupidità a danno degli altri, e ci si applicano con inarrivabile perizia, soprattutto se ricoprono un posto che permetta loro di compensare la loro pochezza con il sopruso. Ovviamente tale sopruso è sempre contro una persona debole, mai contro chi può rendergli pan per focaccia.

        In altre parole… nel mio caso dubito che quelle persone di infima moralità ed intelligenza nulla (ma di grande malizia) si sarebbero comportate in tal modo se io avessi avuto solidità economica o “buone conoscenze”. Opporre a tali esseri la sola arma della cultura e dell’intelligenza è una battaglia persa, perché ai loro occhi non è un valore, ma un difetto.
        Intanto però la mia rospa è a casa, perché non ho i soldi per mandarla in una scuola di recupero e non posso certo farla ricominciare dal primo anno, o buttarla allo sbaraglio passando dal classico al linguistico al volo…
        Un’intelligenza da genio buttata via così 🙁

        La maglietta la stampo sul serio, e per me quella con scritto “Proud mom of aspie genius”. E fangùl a chi non merita il suo sorriso!

  2. Ecco, io ora ti detesto, perché dai forma concreta e dettagliata a tutte le mie angosce. Io vorrei tanto che nulla della mia vita diversamente intelligente fosse trasmesso a Meryem, proprio nulla. Perché sì, proprio io ho fatto tutte le cazzate che ho fatto e continuo a fare. E adesso mi guardo intorno e penso che tra le tante cose che involontariamente ho avuto, quella che volevo fin da quando ricordo non l’ho avuto mai: una vita come tutti gli altri. A quarant’anni ancora non ne sono fuori, in fondo in fondo. E Meryem? Io ho il terrore della scuola futura. Magari è un terrore infondato. Ma magari lo temo tanto che mi diventerà fondato. O magari invece no, ma questa bambina sarà come me: capace di compiacere maestri e adulti, ma sola da pazzi e cronicamente in debito di amore (che poi per me è stata la radice di quasi tutte le cazzate). Come si fa a spegnere il cervello e farle fare la sua vita nonostante me?

    1. Chiara, io forse questa te l’ avevo già detta? Non ti angosciare, trovatene uno bravo, che poi dormi più serena. Cioè, a me mettere in fila alcune cose con la mia terapeuta, sta migliorando enormemente la vita, lavorativa, privata e sociale.

      Però ti posso dire perché secondo me ne sei fuori o quasi? Perché la serata che abbiamo passato a casa tua è stata una delle più belle della mia vita. Ripensaci, ripensa a chi c’ era e come li abbiamo conosciuti. Qualsiasi cosa di abbiamo parlato, dalle stronzate alle cose alate, ci siamo divertiti come dei pazzi. Quindi per una serata eravamo come tutti gli altri che si divertono con gli amici ma in quel modo e con quegli amici a me non è che succeda troppo spesso.

      Ora, concretamente, questo discorso su Meryem lo avevamo già fatto tra un commento e l’ altro in giro. Non so se per te e lei possa valere la stessa cosa, ma io in questo momento di consapevolezza trovo essenziale parlare chiaramente ai bambini (che comunque hanno un paio di anni in più).

      Mi ricordo come ora che quando Ennio aveva 7 anni ed era in piena crisi di accettazione a scuola e si lamentava di una cosa che aveva riferito una amichetta specifica su perla di saggezza di sua mamma, io in macchina gli ho detto: aspetta e ascoltami un momento, sto per dirti un segreto che deve rimanere tra noi e non devi assolutamente dire in giro. Il punto è che al mondo ci sono anche delle persone stupide e nello specifico la mamma di X è una delle donne più cretine che io abbia mai conosciuto. Ovvio che questo non dovrai dirlo mai a nessuno, tantomeno a lei o a sua figlia, perché uno può essere stupido ma ci soffre uguale e tu poi sembri quello stronzo che da etichette agli altri. Ma gli stupidi esistono, sono tra noi e saperlo ci permette di ignorare quello che dicono quando ci fa soffrire. Sii sereno e sii felice e tientelo per te. Il mondo è pieno di stupidi, purtroppo tocca viverci e delle volte ci si possono passare anche momenti piacevoli, basta che non ti dimentichi mai che loro sono stupidi e tu no, perché uno stupido puO` rendere la vita difficile a 100 persone intelligenti. Non commettere mai l’ errore che pensino con i tuoi processi, non potrete mai incontrarvi in questo.

      Ora, non per sembrare stronza e razzista, di questo ne abbiamo già parlato in un vecchio post di là e da quei commenti ho capito che diverse persone si offendono a sentir parlare di stupidi in questo modo. Ma io mi offendo, dopo tanti anni di etichette del cazzo e inutili che hanno minato la mia autostima e quindi qui mi permetto di dirlo.

      Però voglio dirti di stare serena, di farli certi discorsi con Meryem e aiutarla anche a vedere questo tipo di differenze e utilizzarle per comportarsi in maniera accettabile per gli altri senza far torto a se stessa. E se nel processo di aiutare i nostri figli in questo impariamo anche noi un paio di cose, meglio tardi che mai.

      1. Dopo l’ultima crociata contro di lei nella scuola (fatta dai prof, ovvio), sono riuscita a riportare il sorriso sul visino della rospetta, semplicemente scrivendo su un quaderno l’elenco dei personaggi famosi aspie o sospetti tali, con accanto le cose che hanno fatto (musicisti, inventori, tantissimi fisici e matematici, scrittori etc etc) e dall’altra parte i nomi dei prof stupidi che l’hanno discriminata, con accanto… un bel niente, perché a parte “rubare” uno stipendio senza saper insegnare, non hanno scritto, inventato, scoperto un bel niente.
        Poi le ho chiesto se preferiva stare con gli aspie o con gli stupidi 😀
        Orgoglio aspie, yeah!

      2. Da mamma di due ragazzi, uno autistico e uno taggato come “superbo e arrogante” in cui rivedo la fotocopia di tuo figlio non sapete quanto vi capisca entrambe 🙂

      3. Grazie, Barbara, mi sei di conforto. E’ vero, ultimamente nei rapporti bloggheschi mi sto prendendo belle soddisfazioni. Ma quello che mi fa più paura, nel crescere Meryem, è la nostra profonda solitudine, al limite dell’isolamento. Invidio tanto quelli che possono far vivere ai propri figli un po’ di branco (amici coetanei, cugini…). Comunque hai ragione, tanto vale darle degli strumenti il prima possibile. “Uno stupido è più pericoloso di un bandito”, Cipolla docet.

  3. Grazie infinite per aver fatto tutta questa fatica; io non esterno mai e tutte queste cose le continuo a rimuginare, cercando strade sempre nuove per aiutarli, che mentre leggevo il tuo post mi sembrava di vederli entrambi, il grande, la piccola (e prima di tutto me, ovviamente), e che quanto più sembriamo (o siamo) dei disadattati, quanto più abbiamo già capito troppo. E sì, anch’io sto provando a dirgli: “Tu sei così, ma per il mondo è più semplice e anche per te è più semplice se in queste circostanze fai colà”

  4. Bellissimo questo post! Ho seguito le tue vicende e anche il dibattito sui bambini amplificati. Qui non parlo di mia figlia, ma di come mi sono sempre sentita da piccola e da adolescente: diversa, mi annoiavo a scuola ed ero timida ma anche aggressiva e un po’ asociale. Passavo per genio, – presumo per bollarmi ed emarginarmi – poi la vita ti insegna primo che genio è ben altro, e io non lo sono, e secondo che anche con tutta l’intelligenza del mondo devi prima imparare a campare. In compenso, ci ho rimediato tonnellate di problemi che ancora cerco di districare. Parlo ovviamente per me e per il mio vissuto: nel mio caso qualche carezza in più e qualche complimento in meno per il mio cervello forse mi avrebbero fatto un gran bene da piccola. (Poi pensare, come ingenuamente pensavo, che “gli altri” fossero “normali e felici” è una gran fesseria.)

    1. @Hottanta: tale e quale a me… Anch’io ho preso tante di quelle mazzate, soprattutto perché inseguivo (inseguo?) ancora quelle carezze che mi hanno negato da piccola perché “piccola donna”, mai consoderata bambina.

      1. Brix, te sei di Roma! Fatti la gita a Venezia e poi di corsa vieni qui (a Roma)! Perché ormai è da tanto che ti leggo e mi sa che mi piaci (io non lo so, sono timidina!) Scusa Barbara queste chat, fossimo da Zaub, ci avresti massacrate!!!
        😉

      2. Si, ma io sono un party animal e mi fa piacere che la gente socializzi. Comunque al prossimo giro a Roma indico l’ aperitivo, solo che io passo ad agosto, mannaggia.

      3. @Hottanta se posso passare a Roma, volentierissimo, perché anche tu mi piaci 🙂 Oltretutto ho delle cose burocratiche da sbrigare nll’Urbe (da cui manco, ohibò, da ben 5 anni…), ed amici e parenti da riabbracciare…

  5. uhm… povere incomprese? Tutte?
    E suvvia… ah già: poco ma sicuro che chi pensa di appartenere alla categoria stupidi eviterà di lasciare commenti.

    Ops… no forse no. 😉

    Lo confesso essendo oggi il 17 e avendo visto 17 commenti… ho deciso che dovevo commentare per toglierne di torno almeno uno. Lo so: la scaramanzia è da stupidi!

    Presente. 😀

  6. hai descritto me e hai descritto mia figlia. solo che alla mi pretendeveno di diagnoosticare l’adhd, la sindorme da deficit dell’attenzione con iperattività-
    Fortunatamente sono unsanitario e so a cosa vado incontro, e conosco mia figlia. Non ha il deficit dell’attenzione semplicemente quello che le volevano insegnare non le interessava, e in ogni caso anche se si muoveva in continuazione lo imparava(e dopo che ho dimostrato questo, si sono tappat la bocca, ed è molto fisica, nel senso che ha bisogno di muoversi in continuazione(io non so neanche vedere un film da sola, per esempio, non riesco a stare ferma). Io ho “superato” (ma è un difetto?) la cosa con l’adolescenza, riuscendo a farmi degli amici (pochi, ma buoni) e dimostrando al mondo che anche se leggevo cioè sotto il banco avevo capito perfettamente quello che diceva l’insegnante. Mi hanno penalizzato alle superiori, non dandomi il massimo dei voti alla maturità, perchè secondo loro ero menefreghista.
    In realtà mentre i miei compagni passavano le giornate sui libri io andavo in palestra, facevo la speaker radiodonica, crescevo mia sorella (su mia madre potrei scrivere un libro), mi occupavo della casa (e di nuovo su mia madre potrei scrivere un libro), dalla scuola ho ottenuto quel voto senza fare fatica. Potrei dire che di libri di testo ne ho aperti davvero pochi. Non ti fasciare la testa, purtroppo impera la tendenza a medicalizzare tutto. Io ho sempre detto che mia figlia in mezzo agli altri bambini è la palla che rimbalza..ma da sempre. Dal primo giorno che è nata.Figurati che l’ho portata al nido a 2 mesi perchè il suo continuo pangere e volere per forza fare qualcosa, anche da neonata, mi ha fatto venire un babyblues da paura. E allora allontanarla ci ha fatto ritrovare (a otto mesi l’ho ritirata):Vedrai che non è nulla di preoccupante. Un bacione.

  7. io ero una bambina troppo intelligente e alle elementari ho sofferto tanto..poi ero socievole e sociale e avevo tanti amici e ha mitigato le cose, ma sapevo leggere e scrivere prima di iniziare la scuola e mi sono stufata tanto ma tanto..ero veloce imparavo in fretta e finivo gli esercizi dopo dieci minuti, poi aprivo il libro che mi portavo da casa e leggevo in silenzio sotto il banco. all’inizio alle maestre dava fastidio poi hanno capito che o così o diventavo irrequieta..ogni tanto mi mettevano ad aiutare qualche altro bambino ma avevo troppa poco pazienza. oppure mi dicevano di fare bravina le cornicette, le odiavo le cornicette, io volevo risolvere i problemi. e ho avuto sempre un problema con gli esercizi idioti, con il dover ricopiare e colorare con tutto quello che non presupponesse il risolvere/capire/elaborare qualcosa. in tedesco si dice che mi sentivo unterfordert, sotto-richiesta, una parola equivalente in italiano non mi viene in mente. credo sia stato così per tutto il mio percorso scolastico, è migliorato al liceo, gli ultimi tre anni, con filosofia e fisica. ma mi ha fatto spesso pensare che non so se il nostro sistema educativo sia stato il massimo per me. credo di averlo superato solo all’università, in tedesco, con l’handicap della lingua che mi ha una buona volta rallentato, messa in fondo. e ora che ci metto tanto a leggere e ancora di più a scrivere ho finalmente trovato il mio equilibrio e non mi annoio, perchè prima proprio mi annoiavo.
    non so a cosa fosse dovuto, credo al fatto che ho sempre letto tanto e che sono sempre stata trattata come un’adulta, anche quando non lo ero..e alcune letture premature mi hanno rovinato tanto.

  8. @lulliberlin il tuo commento avrei potuto scriverlo io tale e quale, preciso identico tranne che per il Tedesco 😀
    La tragedia è che quando ho cercato di recuperare la parte bambina di me stessa, ho preso certe mazzate, ma certe mazzate… 🙁
    Ed ancora non ne sono fuori. Poi si è aggiunto il “problema” ranocchia… et voilà…troppo bene non sto… diciamocelo

  9. Ciao, mi hai scritto un bellissimo commento su mamma.imperfetta…sono la mamma “aggressiva” in realtà quella incazzata, ho letto qualche riga che hai scritto a proposito dei bambini più intelligenti degli altri…sui bambini che non riescono a divertirsi con gli altri. Di cose stupide io ne ho fatte, e la gente che mi dice “ma va proprio tu!” è molta. Gli errori mi han fatto male, una lacrima scende anche adesso, sono arrabbiata con mia figlia perché lei come me è diversa. Mi sono arrabbiata con lei anche quando, ad una festa di compleanno, mentre tutte le bambine si facevano dipingere il viso da farfalla o da coccinella, lei se lo è fatto dipingere da cane e le altre l’hanno presa in giro. Quanto vorrei una coccinella. o magari anche un gatto. Lo so che è un dono ma può fare anche tanto male. Ho 35 anni, ho perso tanto tempo, ed ora non ho tempo da dedicare a lei perché ho tempo e studi da recuperare…e nessuno che mi capisce davvero. Un marito si, che io mi chiedo ogni giorno come cavolo fa ad amarmi e vivo nell’angoscia che mi tradisca perché non riesco a credere che mi ami così come sono. Eppure sta con me da 12 anni e crede in me…ma soprattutto sono arrabbiata con i miei genitori che mi hanno fatta e non mi hanno mai conosciuta. Povera cucciola la mia che ha una mamma così e che con ogni probabilità come me diventerà…
    Non centrava niente scriverti qui, ma volevo scriverti…Ciao. Cris77.

    PS. E poi ho questa cosa di non leggere mai niente fino in fondo e di essere superfrettolosa e per questo ti ho scritto in un posto che non centrava niente.

    Sono felice di leggervi tutti. di leggere tutta questa gente normale che non conosco e che è normale ma che come me si chiede spesso se lo è.

    1. Visto che Mammasterdam non si offendo, volevo dire a Cris77 che sembra la mia gemella divisa alla nascita, mi piacerebbe scambiare qualche pensiero con te, se ne hai voglia questo è il mio indirizzo gavaz@inwind.it.
      Con affetto
      Anna

  10. se non ci fossi bisognerebbe inventarti.
    e poi, adesso che nella mia pancia pare proprio stia nuotando un altro pisello, ti ho presa ad esempio come mother of boys. ti assumo (a zero costo) come guida spirituale.

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