PerrierOra, uno dice, che ce ne frega della tua opinione sul maschio italiano, visto che ti sei ben guardata da associarne uno ai tuoi destini?

Eh, lo so, io ho passato gli anni migliori della mia giovinezza a cercare di capire se ce n’era uno che facesse per me. Alla fine ho lasciato perdere prima che i migliori anni della mia giovinezza sfumassero e ho cercato altrove, trovando, anche. (Se consola, ho sempre saputo dalla più tenera giovinezza che io un maschio polacco col cavolo che l’avrei voluto. Anche se sembravano l’ottima via di mezzo, ti fanno il baciamano e lavano i piatti). Questione di gusti.

Però appunto, magari vi fidate per lo sguardo da ricercatrice spassionata. E la comparatistica a volte è utile.

Del maschio italiano non rimpiango quei momenti di intimità al desco familiare in cui lui osserva: manca il pane, e lei si alza per prenderlo. (Non rimpiango in quei momenti manco la femmina italiana se è per questo).

Del maschio olandese (e ne ho tre) mi manca che non tirano tardi al desco familiare, ma mangiano, sparecchiano e mi abbandonano per tornare alle loro cose. (Che poi sia io una volta su quattro che li abbandono a metà pasto perché me ne devo andare e ho fatto solo il tanto di cucinare e fare atto di presenza simbolica, questo fa parte della differenza tra idea e azione).

Il maschio olandese, ho chiesto in giro, è una soddisfazione sposarselo per il suo coté mamma. È affidabile, presente quando serve e si fa prima a convincerlo che i lavori in casa vanno divisi equamente. Mantiene le promesse. Certo, quando il bambino all’asilo si spacca la testa chiamano prima te che sei la mamma, ma le maestre sono pure femmine.

Il maschio olandese non guarda apertamente il culo delle donne per strada, ma a domanda risponde e così capisci che li ha visti tutti. Come faccia non lo so, ma è tranquillizzante.

Per esempio vi racconto un mio trauma personale: una coppia di amici sono tornati a trovarci e in cucina lei ha rivelato alle femmine li presenti a mescolare il risotto che per gioco e per festeggiare i 25 anni insieme si era fatta appena rifare il seno. Certo, era una cosa discretissima, mezza misura al massimo, poi questa donna è sempre andata in giro infagottata in maglioni, quindi io manco ci avevo fatto caso.

E dirò di più, ero una via di mezzo tra esilarata, ammirata e sconvolta, oltre a dirmi che io, mai. E in questo spirito riferisco a lui incredula e lui mi fa pensoso: ma dai, ecco perché mi sembrava che fosse un po’ diversa. Capito il bastardo? non solo le guarda le tette adesso, ma implicitamente ammette di averlo fatto pure due anni fa. Dico la verità, questo ha fatto un po’ vacillare alcuni miei saldi fondamenti. Vero è che lui quest’episodio manco se lo ricorda.

Aveva ragione Flora: j’ome è sembre j’ome.

Ecco, però io che da una vita ho il complesso non guardatemi-non toccatemi, vivere in Olanda mi ha da un certo punto di vista rilassata proprio per questo non-sguardo dei maschi, che dio li benedica, lo farei per quanto mi riguarda dichiarare patrimonio universale dall’UNESCO.

Poi specie adesso che con il 21 aprile, giorno delle gonnelle perché arriva primavera e le femmine qui si scoprono per reintegrare le scorte di vitamina di D al primo sole di aprile, ci si comincia lentamente a spogliare, ecco, persino io mi sento a mio agio. Con il risultato che poi riesco serenamente a girare a chiappe al vento persino in Italia, almeno a mare.

Poi ieri sera ho scoperto come l’amica Anna avesse ragione. Che per anni ha sostenuto che è vero, gli italiani per certi aspetti meglio perderli che trovarli, tranne per una cosa: sono premurosi.

Non nel senso materno del termine, dioneliberi. Però dopo averti fatta sgobbare come un cammello, ti fanno una coccola, ti chiedono come va, se sei stanca, se stai bene con un certo tono, che, scusatemi, l’olandese, manco se va trent’anni dalla logopedista riuscirà a imitare.

Cn un tono che in qualche modo implica che in quel momento l’unica cosa che conta nella vita sei tu e il tuo eventuale disagio da cui, niente paura, ci sono loro e a tutto bene. Un tono che in qualche modo ti ci fa credere, che è vero e andrà tutto bene. Perché ci sono loro e ci pensano loro a te. (Si, vabbè, qualcuno pare lo faccia. Patrimonio dell’UNESCO subito anche questi).

Questo mi sgorga da un’osservazione empirica di una coppia che conosco poco e che recentemente ho visto tempo fa in società senza manco sapere che stavano insieme, ma mi era venuto il dubbio da come lui la trattasse da zerbino mentre con gli altri era tutto un’affabile padrone di casa.

E io mi chiedevo: quand’è che lei lo manda al diavolo? chi glielo fa fare? (Premesso che dopo tutta questa osservazione ho scoperto che lui fa lo stalker con altre sposatissime, almeno 15-20 anni più giovani di lui e che manco lo pensano, manda messaggi, le accusa di sedurlo, insomma, un pazzo che ho smesso di frequentare, ma lei ci sta ancora insieme).

Poi li ho rivisti ieri, sempre nel dubbio ma stanno insieme o no. E in un momento di silenzio lui le si siede accanto, le chiede con quel tono: come stai, lei si rilassa visibilmente e lui le mette una mano sul ginocchio come coccola. Teneri, non so come dirlo. OK, stanno insieme ed evidentemente ci stanno pure bene (nonostante la roba che ho scoperto dopo).

Adesso comincio a capire.

Però, che dire, a ciascuno il suo.

Intanto vi lascio con un libro che ho trovato illuminante, De mannen van Nederland, scritto dalla giornalista francese Sophie Perrier, che ha intervistato una serie di donne e un uomo non olandesi, accasati con maschi olandesi, per studiarne le qualità come partner. Esilarante, riconoscibile, praticamente tutto vero.
Sul vecchio blog questo post ha suscitato commenti interessantissimi che non sono riuscita a trasferire. Se volete leggeteveli qui, ma commentate di qui, abbiate pazienza.

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