Nel post precedente ho accennato al fatto che è bene parlare di intersessualità, ma non con il pretesto che sta girando in questi giorni su social e media assortiti, perché quella a quanto pare è una copertura per evitarci di parlare di quella che davvero è la notizia del giorno: lo scambio di prigionieri con la Russia.
Prima di mettervi un po’ di fonti, se per caso la notizia vi fosse sfuggita, voglio iniziare da questo thread di Nona Mikhelidze, analista politica specializzata in Russia e spazio ex-sovietico:
“Sullo scambio dei prigionieri fra la Russia e USA/Germania: Il 26 febbraio, pochi giorni dopo l’assassinio di Navalny, il gruppo Navalny ha confermato delle voci che circolavano: c’era in corso un negoziato USA-Russia per lo scambio di Navalny (e altri). Pevchikh ha accusatoPutin di aver fatto uccidere Navalny per silurare lo scambio. Era chiaro il gioco che aveva intrapreso Putin. Voleva riavere Vadim Krasikov (che stava scontando l’ergastolo in Germania per aver ucciso Khangoshvili a Berlino nel 2019) a tutti i costi, ma rilasciare Navalny era ritenuto troppo pericoloso. Per questo l’ha fatto ammazzare, calcolando che sarebbe riuscito a convincere l’Occidente ad accontentarsi degli altri prigionieri politici. E ci è riuscito. Questa partita l’ha vinta lui. A sua volta, l’Occidente aveva poca scelta se non incassare il costo. Va bene ed è giusto così. Ma che almeno la vicenda serva da lezione e qualcuno apra gli occhi sulle regole con cui Putin sta “giocando”. A sua volta, i giornalisti internazionali così come i politici o attivisti dell’opposizione russa devono rendersi conto che, purtroppo, il loro eroismo è inutile. Pur essendo in buona fede e ammirabili per il loro coraggio, stanno aiutando Putin a ricattare l’Occidente, creando una riserva di prigionieri da usare per questo tipo di scambio, quando deve riportare a casa le sue spie, tra le quali ci sono spesso degli assassini. Lui deve farlo perché altrimenti metterebbe a repentaglio future operazioni del FSB in Occidente; se una spia venisse abbandonata e non salvata dal sistema, ciò potrebbe scoraggiare i colleghi dall’intraprendere operazioni rischiose. Per questo, per Putin è sempre stata di massima importanza riportare a casa le sue spie. La tecnica più efficace è arrestare il maggior numero possibile di giornalisti e attivisti stranieri o russi, non perché ha paura del loro lavoro, ma perché gli servono per questo tipo di scambio.”
Va bene, ma cosa c’entra imane Khelif con lo scambio di prigionieri? Cominciamo da questo articolo di Wired Italia poi tradotto anche nell’edizione in inglese: La polemica sulla pugile Imane Khelif è semplicemente vergognosa. Il Comitato olimpico internazionale ha accettato alle competizioni la pugile in quanto i suoi parametri erano entro le regole. Allora chi ha avviato la polemica? L’International Boxing Association, sotto la gestione dell’oligarca russo Umar Kremlev aveva in precedenza squalificato dai campionati mondiali a Nuova Delhi sia Khelif che la boxer taiwanese Lin Yu-ting.
Per le destre mondiali e le loro operazioni psicologiche è facile attaccare un gruppo relativamente piccolo e non pericoloso come la comunità LGBTQ+, in quanto consente ai loro sostenitori, per mezzo di operazioni di propaganda abilmente coordinate, di star bene con sé stessi stigmatizzandyouo chi non può difendersi (e soprattutto chi non costituisce una minaccia). Ma invocare il pericolo dell’inclusione come se fosse una cosa grave e destabilizzante, aiuta a spaventare la gente per farla votare in direzione dell’uomo forte.
Questo scambio di prigionieri nei libri di storia passerà come una delle cose più riuscite del governo Biden. E in anno di elezioni guai a parlare di cose che potrebbero sabotare il piano di far vincere Trump alle elezioni. Un po’ di rumore su una questione che non ha nulla a che fare con persone transgender, ma sventolandole come il panno rosso davanti al toro, fa presa su un certo tipo di elettorato. Facendo carne da macello di un’atleta legittimamente sul ring e che si deve prendere tutte queste palate di merda invece di partecipare ai Giochi Olimpici godendoseli nel bene e nel male solo grazie alle proprie prestazioni sportive.
Qui un’analisi del canale Beau of the Fifth Column, notizie e analisi senza sensazionalismo, in inglese.
Qui The Guardian sui protagonisti dello scambio di prigionieri.
Il podcast Ukraine the Latest di The Telegraph sullo scambio di prigionieri.