Due anni fa scrivevo della decrescita infelice e ultimamente sto cercando di uscire dal mio isolamento degli ultimi anni e sto abbracciando in toto la teoria del cambiamento di Francesca Sanzo. Con Francesca ci conosciamo e seguiamo reciprocamente da anni, e siccome lei ha questo bel modo di condividere tutto, è da parecchio che ho sotto gli occhi con chiarezza quali sono stati i punti fondamentali per lei. È me che non ho sott’occhio e quindi non mi vedo.
Per questo, adesso che sto ricominciando a riprendermi cose che amo e di cui ho dubitato per molto tempo, semplicemente perché avevo altre cose urgenti da fare, riesco a vedermi con gli occhi di altri, persone che magari per motivi simili ai miei o comunque importanti, da un bel po’ non vedevo.
Anna me lo aveva già detto un annetto fa, quando ci siamo rubate un caffè tra un lavoro e un paio di figli propri e altrui e ci eravamo riaggiornate. Cioè, mi ha proprio telefonato per dirmelo:
“Senti, ti chiamo perché è importante e sul momento non ci ho pensato,ma volevo farvi i complimenti, siete stati proprio bravi. E qualcuno te lo deve dire”.
Bravi a fare cosa? Abbiamo solo fatto scelte inevitabili.
“No, hai fatto le scelte giuste, quelle necessarie”.
Questa me l’ ha detto Livia ieri, un’altra ragazza italiana in gamba che prima, nelle nostre vite e carriere precedenti, incontravo sempre in occasioni di lavoro e network, poi no, e adesso ci siamo volute vedere a forza, in una mattinata di sfighe e imprevisti figlieschi pazzesca, che una vorrebbe pure rinunciare per mettersi un momento tranquilla e invece no, mi sono detta, fingiamo che davvero esiste che l’universo ci provi a sondare la nostra determinatezza e noi gli facciamo “pappappero” in faccia e ci vediamo lo stesso, sotto la pioggia, con le code in autostrada, il biglietto del bus scordato e il telefono scarico.
A me quello che rode un filino, fatemelo dire, è che le scelte giuste e necessarie vanno comunque a toccare il lavoro, le idee di carriera e le passioni delle donne. In tutti i casi che conosco alla fine è stato così, so che mi sbaglio, so che la vita non si esaurisce con la mia esperienza, so che quando il gioco si fa duro devono giocare tutti, uomini e donne. Ma se non ci sono disgrazie grosse, alla fine troviamo buono, semplice, normale, scontato, che siano le madri a mettere da parte hobby, ambizioni, lavoro e fare il famigerato passo indietro per occuparsi del resto della famiglia: bambini da seguire, genitori anziani, rogne varie, carriera dell’ altro partner. Che magari poraccio ha solo un lavoro infame con orari disastrosi a cui non può dire di no perché lo stipendio serve. Però stiamo sempre lì se ovunque il gender gap salariale è sempre tuttora a sfavore delle donne, soprattutto, fateci caso, in quei paesi dove l’economia va meglio, il mercato del lavoro anche e c’è più benessere percepito. Se cliccate sul link lo vedete subito. E quindi lo stipendio indispensabile in genere è quello di lui, anche ammesso che facciano lo stesso lavoro con la stessa scala salariale.
E quindi, per ingiusto che sia, per ridicolo che sia, quando una compagna di sventura ti fa i complimenti per esserti fatta da parte tu per il bene degli altri che ami, sa quello che sta dicendo e fa doppiamente piacere. Perché invece il resto del mondo finge, molto bene devo dire, che non ci sia nulla di eccezionale in questo.
Ecco, io a Natale sto dormendo e riprendendo dei lavori all’ uncinetto. Ma mi è toccato aspettare le vacanze per questo. E non so se mi faccia bene vivere così.
Però c’è un clima di cambiamento intorno a me, tra persone che conosco, e il cambiamento ha questo di antipatico: che a un certo punto va avanti da solo, comincia a coinvolgere tutti gli aspetti della tua vita, la tua percezione di te stessa, e questo si riflette in chi ti circonda. Che non necessariamente è felice del tuo cambiamento, perché questo in qualche modo va a toccare routine (rassicuranti), rapporti personali, procedure e altro di tutti. Ma il bello del cambiamento è che se inizia uno, poi cominciano anche gli altri intorno e non è detto che debba essere sempre e tutto in peggio.
Buon anno e buon cambiamento a tutti voi, in fondo questa è una stagione buna come un’altra, stiamo tutti a darci obiettivi, propositi e speranze per il prossimo anno, facciamolo in modo sistematico, và.
Lo scorso anno ho provato a farmi il “business plan” (lo chiamo così per scherzare, ma è una riflessione sull’ anno passato in modo da darsi degli obiettivi per il futuro), Unraveling the year ahead di Suzannah Conway. L’ho fatto a pezzi e bocconi, non l’ho finito, me lo sono persa e non ho idea di cosa stessi progettando, ma c’era il cambiamento. sarebbe carino ritrovarlo e rileggermelo prima di farlo di nuovo per il prossimo anno. Intanto me lo vado a tirare giù dal suo sito e se volete anche voi tentare l‘edizione 2016 di Unraveling the Year Ahead, potete scaricarvelo da qui.
Buone riflessioni e buon cambiamento a tutti.
Barbara, già ti stimavo prima, ma da quando ci siamo conosciute ti stimo tantissimo, non solo per quello che fai, ma proprio per quella che sei. Una persona generosa, empatica, comunicativa e velocissima. Mentre io sono lenta, riservata, riflessiva. Se c’è una che può spaccare il culo al mondo, quella sei tu. Vai.
Il tuo post capita come cacio sui maccheroni:
Ho appena divorato un librino di sociologia che mette a confronto maternità e paternità e la generatività con una riflessione che guarda ad oggi, nella situazione italiana;
Ho appena fatto il mio primo piano di valutazione di cosa ho fatto da settembre ad oggi, in 4 mesi dopo un cambiamento importante, una scelta maturata e un’altra arrivata;
Vorrei proprio mettermi li a fare un piano di progetto.
“Cose” che ritrovo nel tuo post, insieme alla voglia di un cambiamento tra il sotterraneo e il visibile che mi auguro di riuscire ad attuare questo nuovo anno. la questione che ora mi sta pesando è una sensazione di isolamento dalle relazioni “storiche” e una gran fatica ad aprirne di nuove…
grazie e in bocca al lupo, fammi sapere