Come forse saprete, da qualche anno viviamo in un quartiere in via di gentrification, ma tradizionalmente un quartiere ex-popolare (di fronte casa nostra sui bacini dei cantieri navali ci hanno costruito degli appatamentini tristi, e ogni tanto incontro qualcuno che è cresciuto qui, nel Vogelbuurt, con tutti i padri che lavoravano ai cantieri, le madri a casa e i figli praticamente cugini tra di loro. Un paesone.
Poi sono arrivati gli emigranti, una casa Amsterdamse school d’ angolo 200 mt. da noi è stata piastrellata in turchese ed è una moschea, quando è bel tempo e il venerdì pomeriggio si affolla, stendono i tappetini sullo slargo del marciapiede e vedi tutti questi uomini, anziani, ma spesso anche ragazzi con le sneakers sotto la djellaba, che socializzano.
Ci sono un mucchio di giardinetti e di attività per bambini e ragazzi, sospetto per togliergli dalla strada e dargli una botta di coesione sociale all’ olandese. Abbiamo gli street coach che pattugliano per controllare che non succedano casini nei parchetti giochi.
E quando ci sono le vacanze, che siano le sei settimane estive o le settimane intermedie nel corso dell’ anno, il comune organizza una serie di campi sportivi e di attività varie per i bambini. Così anche la settimana scorsa, tralasciando la tre giorni di atletica che si prevedeva per Orso, che in fondo voleva solo fare il lancio del giavellotto e so che si sarebbe opposto a qualsiasi altra attività, siamo andati al pomeriggio dell’ Urban Outdoor. Con BMX, breakdance, pallastrada organizzata (che è una contraddizione in termini) e muro da arrampicata. I miei si sono dati al BMX.
Il tutto, gratis.
Adoro viverein un quartiere svantaggiato.