Shaken, not stirred, sono i post che mi escono di pancia, quando troppe cose mi si agitano in testa e cercano una loro collocazione. Poi di solito la trovano. Tra sfighe varie e personali, che forse racconterò in un post più informato e articolato sulla sanità nei Paesi Bassi, non mi è sfuggito che è il mese dei nastrini rosa. La più grossa presa per il culo del mondo, come dice molto bene Karin Spaink in questo post, in olandese, ma di cui vi riassumo il succo: è ampiamente dimostrato che i proventi del nastro rosa servono soprattutto al nastro rosa, ai galà, alle pubblicità e alle stronzate. Se volete fare qualcosa di utile per la ricerca, fate un versamento alla ricerca: per far prima qui cito la Spora, che vi ho linkato sott:

Aiutare la ricerca

Se volete dare e basta, potete sganciare direttamente un bel diecino o più se affinità all’AIRC Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro o alla Fondazione Umberto Veronesi. Io preferisco dare direttamente alla ricerca e non via associazioni bla bla. Ognuno fa come gli pare: BASTA CHE SGANCIATE.

[Nota: ho tolto la Fondazione Veronesi che me l’ avete criticata nei commenti, e come dicevo, io non ho controllato, poi ce l’ ho rimessa su indicazione di Stefafra, che conosco virtualmente e di cui mi fido molto soprattutto per questioni legate alla ricerca, vi riporto anche il link che lei indica nei commenti:

Vi passo il link ai progetti (tra cui tante borse di studio per giovani ricercatori, di cui c’é bisogno come il pane)
http://www.fondazioneveronesi.it/i-nostri-progetti/

Il giorno che vi ritrovate dentro il sarcofago della TAC e non lo auguro manco al mio peggior nemico, ma se vi succede lo sapete a cosa si pensa mentre si piange in silenzio per non sballare l’esame? Si pensa: “Cazzo, speriamo abbiano trovato una cura. Cazzo speriamo che me la cavo”.

Perché sto così nera con i nastri rosa? Perché io sono dei gemelli e a volte mi frega il senso estetico, ma a volte lo stesso senso estetico mi salva dal fare stronzate che poi mi rimprovererei. Ovvero, a me il rosa fa schifo a prescindere (tranne due divani rivestiti di velluto visti ieri all’ Ikea nell’ angolo degli sconti, ma questo non c’ entra) e inoltre sono una filistea, quindi tutte queste azioni di Pink Ribbon: ed è il mese del cancro al seno e se non ti compri l’ aspirapolvere rosa, la pentola rosa, il vibratore rosa, la torta rosa, il diavolo che ti si pigli, ma rosa anche quello, pare che non sei degna di appartenere al consesso umano, beh, io le salto a piedi pari.

Anche perché avendocele purtroppo avuto le amiche e le conoscenti e anche la vicina, adesso, povera, che non la vedo e non la sento da un pezzo e la chiamo stasera, magari stanno ancora nella casetta in campagna, a me girano i coglioni potentemente su questi tentativi di sfruttare il senso di colpa e di scaramanzia di tante donne per tirar su soldi. Insomma, comprarsi una puttanata purché rosa, ad ottobre, è diventato l’ equivalente femminile e politically correct della sana toccata di coglioni riservata ai maschi, poi uno dice la discriminazione di genere.

Invece io sarei molto più contenta se tutto questo sforzo comunicativo fosse usato per aiutare tante donne scaramantiche a farlo questo passetto razionale in un mare di paure profonde e comprensibilissime e condivisibilissime, e farsi controllare (disse quella che distratta da altre sfighe è una settimana che cià in casa la lettera per il richiamo al pap-test dello screening nazionale, ma ancora non trova un minuto per chiamare il proprio medico e prendere un appuntamento. Lo farò).

Allora Pink Ribbon è una presa per il culo, siamo tutte grandi ed adulte, facciamocene una ragione, boicottiamoli e sfanculiamoli. Estee Lauder sta guadagnando un mucchio con questa storia e racconta la mezza messa e non dice mai quanto utile le entri con questa partecipazione e quanto ne riservi davvero alla ricerca sul tumore al seno. Nei paesi dove questi calcoli sono stati fatti, ma pubblicizzati molto meno del resto, i dati non mentono. Insomma, comprarsi una puttanata rosa con la scusa del cancro al seno serve soprattutto alle aziende produttrici, che incassano un sacco e fanno pure le sensibili, belle loro. Meglio di un calcio in culo, se quel prodotto ve lo sareste comprato comunque, ma facciamolo con cognizione di causa.

A tutte le mie amiche che su facebook ogni anno partecipano a cose del tipo: “diamo un segnale come lo scorso anno, metti in bacheca la foto di un pitale per dimostrare che tu ci tieni profondamente a combattere il cancro al seno”, o robe del genere,  ogni volta vorrei dire: care, siamo grandi e ci vogliamo bene e il clic compulsivo è una cosa di cui soffriamo tutte quante, ma smettetela o vi banno, no, in genere mi faccio i fatti miei per pura mancanza di tempo. Ve lo dico qui, guardate.

E allora ringrazio la Spora per aver detto chiaramente quello che pensavo ma finora non avevo il tempo di scrivere. Leggetevelo da lei che ci sono pure le foto. Ma credete veramente che si possa rendere glamour una cosa come il cancro, al seno o dovunque altro che non merita un nastrino apposito tutto per lui, credete veramente che sbattendo in foto un paio di belle tette rifatte stiamo veramente facendo qualcosa di utile per chi è malato? Ma mettendo in giro questo messaggio di bellezza trionfante contro la sfiga, oh, tutte che superano la malattia perché loro si che sono fighe, stiamo facendo giustizia a donne che si gonfiamo, che perdono i capelli, che vengono messe in menopausa artificiale, che vivono da un controllo all’ altro senza poter fare piani. Che stanno tanto pesantemente sotto medicine che gli cambia anche l’ umore, e la libido si scordano cosa sia, con gran gioia della loro vita di coppia, se ce l’ hanno?

“Dopo cinque anni ho deciso per l’ estate di sospendere tutto, non mi ricordavo più dove comincio io e dove cominciano le medicine” mi disse un’ amica un paio di anni fa. Che è una lottatrice tremenda e di sfighe nella vita ne ha avuto ben altre, ma questa le ha dato la botta.

Ti cambia l’ umore e il carattere, ma oh quanto siamo belle, oh quanto siamo fighe, abbiamo sconfitto il cancro, abbiamo le tette di marmo e se tu non ci riesci sei una povera sfigata che si merita di morire, tiè. Ma qualcuno le cicatrici dopo l’ intervento le ha mai viste? Andate al link di Spora, andate.

Io tutto questo lo trovo criminale, questo messaggio tanto new age che noi siamo gli eletti, noi abbiamo capito tutto nella vita, noi ci diamo alla spiritualità e seguiamo il messaggio cosmico e ci curiamo con le centrifughe e la cartilagine di squalo perché la medicina ufficiale è brutta e cattiva, e voialtri, se schiattate, è colpa vostra che non ci avete creduto abbastanza. Perché quando stai male e hai paura di morire e non sai a chi devi credere, a cosa affidarti, come uscirne, e se hai famiglia, bambini che vorresti veder crescere e non sai se non ci riesci, a volte sei così fragile che crederesti a tutto.

Poi mi vado a leggere come sta andando con Widepeak, una persona da cui sto imparando moltissimo, specie a misurare la mia vigliaccheria, visto che so di non poterci andare troppo spesso a trovarla e niente, mi ridimensiono.

Allora io domani mentre telefono per farmi portare a casa la sedia a rotelle a noleggio che ci servirà per il mio piccolo sciancato sofferente nelle prossime settimane, io mi ricorderò di chiamare il mio medico e prenderlo questo appuntamento. E se volete un consiglio anche voi, fate quello che vi pare con i vostri screening, ma non regalate soldi a questi stronzi. Regalateli alla ricerca seria.

27 comments

  1. Condivido.
    Condivido anche il non poterne più dei ricevere inviti, in perfetta buona fede, a postare scemenze per “sensibilizzare sul problema del cancro al seno” (ma poi anche “mi raccomando, non diciamo niente ai nostri uomini, lasciamoli a chiedersi perchè sul nostro status abbiamo scritto xxx123prr”: e allora che sensibilizzazione è?). Idem per tutta la retorica delle donne combattenti contro il cancro: non combatti perché sei coraggiosa, ma perché lo devi fare per forza, non hai altra scelta, e il coraggio “te lo devi dare”, alla faccia di don Abbondio, perché altro non puoi fare. C’e’ chi ci riesce meglio di altre, ma certo se perdi non è colpa tua, perché non hai combattuto abbastanza, ma perche’ la malattia e’ bastarda. Non per niente la straordinaria Widepeak, che ha tutti i titoli per parlare di questo, rifiuta la metafora della guerra e sceglie quella del viaggio.
    Sul donare alla ricerca ho un po’ i miei dubbi, perché anche li’ ci sarebbe tanto da dire (per esempio sulla prevenzione, su tutte le immonde schifezze che ci fanno mangiare, bere e respirare, ma non se ne uscirebbe piu’) e non so quanto di quel che viene donato vada effettivamente ai ricercatori, ai laboratori ecc., ma qualcosa bisogna pur fare e allora meglio loro che i venditori di cianfrusaglie piu’ o meno glamour.

    1. Guarda, questa cosa di postare le scemenze veramente non se ne può più, intendiamoci, la gente lo fa in buona fede, ma certe volte la buona fede sconfina nella tabula rasa cerebrale. Sulla prevenzione e le schifezze, quanto ti do ragione.

  2. beh, anche la fondazione veronesi se la canta, se la suona, e se la in…festa.

    non so i dati di airc, credo che usi buona parte dei fondi per la ricerca. Per il resto, sì, damose da fa e facciamoci le analisi del caso.

  3. Brava, sottoscrivo. Sono due anni che che vado e vengo dallo IEO, non per me ma per persone che mi sono molto vicine, e una di queste persone ha subito una mastectomia. E da allora quando vedo questi fiocchi rosa mi saltano i nervi. Oddio, l’insostenibile stronzaggine dei fiocchettini rosa accanto alla crema antirughe che costa 95 euro a vasetto. E certo, se mi ci metti il fiocchettino rosa vicino, la crema la compro a cuor leggero, mi scarico di ogni senso di colpa. E penso che il mio coinvolgimento finisca lì, e me ne frego della prevenzione, tanto ormai il mio l’ho fatto—

    1. Infatti, oltre alla speculazione il danno grosso di queste cose è proprio la natura umana: il mio l’ ho fatto e quindi prevengo le rughe ma non il cancro. Da abruzzese scaramantica mi verrebbe da dire: evita di farti bello col cancro altrui o rischi che venga a te per la legge del contrappasso.
      Sono i metamessaggi di questa operazioni che, voluti o meno, fanno i danni più grossi.

  4. Io sono abbastanza d’accordo, ma non vedo nemmeno perchè demonizzare questo natsro rosa.
    Ci sono migliai di metodi attraverso i quali le grandi organizzazioni mondiali ci fregano soldi senza che noi neanche ce ne rendiamo conto.. questa ha almeno di positivo il fatto che diffonde l’importanza degli screening (ci sono infatti controlli gratuiti per tutto il mese).
    Mi sembra una reazione assolutamente eccessiva, tanto più che, come diceva qualcuno su, la fondazione Umberto Veronesi e tante altre sono le prime a lucrare.

    1. Tu lo sai, vero che persino il logo del nastro rosa se lo sono fregati a una paziente che per prima l’ aveva ideato? Quello che contesto non è l’ attenzione che danno, che e una cosa santa, è il messaggio subliminale che contribuiscono a diffondere e la mia esperienza è che pazienti e familiari e amici dei pazienti in genere trovano estremamente irritanti questi messaggi. Solo che a loro non dà voce nessuno.
      Poi la serie dei post shaken, not stirred è dichiaratamente l’ esposizione in parole delle mie reazioni eccessive, che a me per prima serve per mettere in ordine le idee, quindi su questo hai perfettamente ragione.

  5. e io invece dico di lasciare la fondazione Veronesi nella pagina, ma si sá che non é popolare perché é un vecchiaccio che dice quello che pensa invece che correre dietro a miti e riti…
    Vi passo il link ai progetti (tre cui tante borse di studio per giovani ricercatori, di cui c’é bisogno come il pane)
    http://www.fondazioneveronesi.it/i-nostri-progetti/
    Poi se mi vuoi moderare fai pure, che tanto a prendere a capocciate i muri mi diverto da sempre. E se mi rompo la testa pazienza.

  6. concordo su tutto. trovo irritante i richiami a riempire le proprie bacheche di simboli: quelle stesse persone poi nn danno un euro x la ricerca e manco fanno una telefonata x sapere se possono essere utili all’amica che deve affrontare il cancro
    se ripenso alla tac mi sento ancora male, ma leggere 15 giorni dopo che avevo il cancro è stato terribile…mammam fallo quel controllo, a me ha salvato la vita
    un abbraccio anche al piccolo…qui in casa dicono che tanto nn starà fermo lo stesso ehehehehe

  7. A proposto di TAC, mio padre la dovette fare per via dei reni fuori servizio, per vedere se poteva essere messo in lista attesa trapianti.
    Era molto ma molto claustrofobico, riuscí a stare nel tubo senza premere il bottone anti-panico per miracolo miracoloso, ma poi appena uscito disse a mia madre “se muoio voglio essere cremato e disperso, che nel loculo ci sono giá stato e non voglio tornarci, ne da vivo ne da morto”.

    PS: ammetto che i vari nastri rosa, e anche le altre campagne mirate “monomalattia” stanno sulle scatole anche a me, e anche il fatto che tutta l’attenzione va sul cancro al seno, ma ci sono anche tanti cancri “orfani” che sono meno “media-friendly”, in qualche modo. Rari e meno rari.
    Per non parlare di altre malattie come diabete e demenze varie.

  8. Ciao mammamsterdam, ti seguo da un annetto, ma non ho mai commentato…forse perché non sono mamma e anziché che commentare prendo nota 😉 Peró sta volta eccomi:
    1) nastri rosa: parole sante! come altre grosse ONG umanitarie, aggiungerei
    2) sanitá olandese: aspetto il post! ti prego scrivi tu quello che tutti gli italiani in NL pensano 😉 A te il mio supporto per le sfighe citate
    3) Spora…ecco ma sai che oltre a seguirti, ti becco a commentare tutti i blog che seguo pure io 🙂 Se ti va di venirmi a trovare sul mio blog La deriva dei continenti mi farebbe davvero piacere.

      1. Davvero? allora ti chiedo qual é il tuo dottore “della mutua”! 😉 Qua al nord qualsiasi cosa tu abbia la risposta é: bevi tanta acqua e se peggiora torna. Torni e ti danno un paracetamolo. 🙁

      2. La mia è la dott. Nora Janning dello studio in Azartplein ad Amsterdam e da lei c’ è anche la collega dr. Boedojo che parla ottimamente inglese e ti prescrive quello che serve, perch`e ha un sacco di pazienti stranieri e capisce la comunicazione. Il medico della mutua lo puoi cambiare fino a che non trovi chi ti convince e ci stai bene. A volte serve spiegargli che vieni da un contesto diverso e che forse non riesci a spiegargli bene quanto male ti senti e i sintomi, ma che se non ti senti presa sul serio per motivi puramente di comunicazione non è che ti senti meglio. Il punto è che oggettivamente conosco italiani che vanno a farsi la gastroscopia se solo fanno una scoreggia poco piu` puzzolente del normale e che faremmo bene anche noi a trovarci un riferimento tra quello che ci serve e quello che in Italia ci convincono ci serve o peste ci colga. Detto ciò, noi oggettivamente a volte, da stranieri, rischiamo di non comunicare bene con i medici e la cosa è reciproca, quindi saperlo ti permette di farci più attenzione e insistere. Poi l’ olandese medio ha un gran senso del dramma e quindi probabile che il medico lo sappia a faccia la tare, drammatizza anche tu, me lo cnsigliavano in gravidanza e io mi incazzavo e mi rifiutavo, ma è vero.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.