Shaken, not stirred, sono i post che mi escono di pancia, quando troppe cose mi si agitano in testa e cercano una loro collocazione. Poi di solito la trovano.
A casa mia da piccola si mangiavano i biscotti di Gisa, non quelli del mulino bianco. E spesso e volentieri mia nonna andava a tener compagnia al pomeriggio alle nonne del forno, Gisa e Argentina, e insieme facevano i biscotti. Per questo io ho rosicato per anni, perché mentre tutta la mia classe cresceva a botte di macine e galletti io ero quella che non aveva la tazzona del mulino bianco, non avevo la tovaglia del mulino bianco, non avevo manco la famiglia del mulino bianco.
I miei all’ epoca facevano i rappresentanti e verso le 19 io e mio fratello facevamo una merendona con latte e biscotto (di Gisa). Così se i miei rientravano, che bello, si metteva insieme una cena e si cenava insieme, se facevano tardi eravamo già cenati e andavamo a dormire.
È stata la mia salvezza, me ne rendo conto solo adesso.
Quindi scusate, ma voi che mangiavate col mulino bianco e ne avete visto tutte le pubblicità, lo dovete scoprire solo adesso come la pensa Guido Barilla sulle famiglie?
Infatti io i prodotti Barilla non li ho mai mangiati.
Mi tolgono pure la soddisfazione di boicottarli.
‘Sti stronzi.
Vabbè, ma quando mai gli spot Barilla hanno rappresentato una famiglia “tradizionale”, se “famiglia del Mulino Bianco” è diventato sinonimo di rappresentazione edulcorata di una realtà inesistente?
La toppa peggiore del buco: “Volevo ribadire il ruolo centrale della donna”: bene, allora perché non una bella famiglia lesbica?
E chissà, tra parentesi, cosa avrebbero pensato Gisa e Argentina delle famiglie gay 😉
Non mi ci manco far pensare, cosa ne avrebbero pensato, Ba, erano due anime candide