La mia bisnonna, Annina Silveri, si era ritrovata come soprannome la Pulita (e tutta la dinastia appresso a lei pure, quindi sua figlia e mio nonna era Peppina della Pulita).  Io invece so da sempre di essere il peggior incubo di qualsiasi suocera italiana, di quelle che hanno la casa linda e pinta e ti fanno mettere le pattine e infatti mi sono maritata fuori le mura.

Mia nonna, disperata, più di una volta guardando la camera della mia adolescenza, diceva sconfortata:

“A te dovrebbero piuttosto chiamarti della Zozza”.

Volendo relativizzare probabilmente ad Annina è andata così perché è stata la prima in paese ad avere l’ acqua in casa, invece di dover scendere alla fonte tutti i giorni con la conca in testa, che sono sempre quei km. in discesa ripida e salita altrettanto ripida. Vuoi mettere la comodità per una con 9 figlie mestruanti e una trattoria da mandare avanti, e che inoltre vinificava e panificava anche conto terzi, infatti non a caso a casa nostra anche le stanze hanno un soprannome e una è la camera del pane, a fianco alla camera di mamma che era camera sua e quando panificava poteva alzarsi di notte a controllare la pasta. E le cantine invece hanno i numeri ordinali e dopo la terza cantina c’ è pure la vaschia, ovvero la vasca in muratura per pigiare. Cioè, io casa mia la chiamo per nome.

Il gran culo è che la casa che lei e papà Nicola comprarono dopo un tot di figlie, e che era adiacente a quella dei genitori di Annina, era, si dice, un ex convento, nonché dotato di cisterna. E il culo aggiuntivo era che papà Nicola di professione faceva il carrettiere, e quindi ci metteva poco, quel paio di volte l’ anno, quando portava le botti alla fonte a lavare, farle riportare su piene d’ acqua da riempirci la cisterna. Hai detto poco. Le sinergie sono tutto nella vita.

Io, come vi racconterò nella mia prossima rubrica per Genitori Crescono che inauguriamo oggi, sono una casalinga pigra. Ma così pigra che si fa fatica a definirmi una casalinga. Però sono pur sempre pronipote di  Annina la Pulita e zozza zozza proprio no, al massimo diciamo che credo alla teoria degli anticorpi. Ecco, sono una cultrice in proprio di anticorpi (ricordo che ci sono fior di pubblicazioni scientifiche che dimostrano che chi non vive in ambienti sterili ha più possibilità di fare anticorpi e si ammala quindi di meno. E io credo alla scienza).

Poi ho sposato un archivista dentro che ha una soglia di sopportazione del disordine moooooolto più bassa della mia. Mi ama e mi sopporta, ma anche io amo lui e ho cercato di mitigare negli anni gli spigoli del mio carattere.Quindi con la mia pigrizia ci sono dovuta proprio scendere a patti, il che mi ha portata a inventarmi delle comode scorciatoie per sopravvivere a me stessa senza che i vicini mi mandino la derattizzazione.

Perché come tutto nella vita, basta pensarci un po’ sopra e fare delle scelte di fondo. Tipo smettere di comprarti camicette in seta e lino se poi non stiri per principio, e passare a elegantissimi twin-set in fibre scelte per il basso tasto di spiegazzamento, che basta stenderli come si deve e allisciarli, che vanno benissimo così.

Per la rubrica sopravvivenza domestica minima in Genitori Crescono vi racconterò un po’ dei miei trucchi, che fa bene anche a me rifletterci sopra ogni tanto, così mi ricordo di applicarli più spesso.

Ma nel frattempo c’ è stato un corto circuito imprevisto: con i miei colleghi di sfanculamente di Nigella Lawson, che come si sa la satira è il più raffinato dei complimenti, a volte discettiamo sulla mancanza di credibilità di certi guru e guresse (specialmente televisivi) del saper vivere.

Cioè, io di Nigella ammiro tantissimo il copyright di domestic goddess applicato alla vivibilità del nido familiare. Ma non la trovo credibile e faccio fatica a capire come si faccia a far star bene nel corpo e nello spirito coloro che ami propinandogli dalla mattina alla sera schifezze a base di marshmallows fusi a fuoco lento con una goccia di Lachryma Christies’ indossando biancheria di seta.

Inutile, io sono la pronipote deviata di Annina la Pulita, buon sangue non mente e buon vino fa buon sangue, il mio concetto di domestic goddess è per forza un altro. Ho quindi deciso insieme alla mia gemella cattiva di scindere le due parti: su Genitori Crescono Mammamsterdam spiega l’ economia domestica 2.0. Qui invece, la guru de noantri, Scialba della Zozza, con i suoi consigli di vita e di stile.

Enjoy.

28 comments

  1. Leggere le tue parole mi ha riportato indietro nel tempo quando madre di quattro figli tre maschi una femmina, mi industriavo per poter sopravivere….e mi chiedevo come facevano le altre ad essere così….sempre in tiro…la casa perfetta….e alla fine facevo dei gran casini e la casa aveva angoli dove era meglio non guardare….comunque mi sono divertita a leggerti….un bacio Adriana

    1. Secondo me ognuno si arrabbatta come può, ma nella vita tocca scegliere e non sempre scegliamo le cose migliori, ma quelle più semplici o per cui abbiamo le forze. Spero solo che prima o poi i bambini inizino a cucinare e fare qualcosa di concreto in casa. Cavolo, io ho passato la mia adolescenza a stirare le camice da lavoro dei miei che uscivano di casa alle 6 di mattina, adesso lo odio.

  2. cara Scialba, ho capito la parodia… che serendipity! ho lavorato per lei quest’estate, e non ho ancora visto i (pochi) soldi pattuiti. Mise en place e tutto, e poi..? che delusione!!
    saluti cari,
    Paola

  3. Che bello, che bello non mi sento più in solitudine tra il caos. Sono sorella non riconosciuta della Scialba e mio marito il fratello del quale anche la Scialba si vergognerebbe :))

  4. Scialba della Zozza, vuoi sposarmi?
    Giusto ieri riflettevo che, essendo la mia casa un’ex-stalla, ex-fienile, ex-porcilaia ristrutturati, l’anima della stalla/fienile/ soprattutto porcile sta lentamente ma inesorabilmente riprendendo sopravvento: milloni e milloni di iuross gettati al vento, contro il genius locii nn ce la si fa…. :(((
    Corro dalla Scialba, chissà che nn abbia le risposte.
    Dani

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