Io ho la sindrome del criceto, accumulo. Se non ho altri spazi liberi, persino nelle mie guance. Come in tutte le famiglie in cui non si butta mai nulla, perché non sai mai a cosa possa servire, sono cresciuta in mezzo ai relitti di naufragi delle generazioni precedenti. La casa di mia nonna a Ofena era una continua caccia al tesoro, libri e quaderni di scuola di svariate generazioni, annate di Famiglia Cristiana dal 1954, vestiti di vivi e morti, un paio di dentiere e non voglio sapere di chi. Al momento la collezione si è arricchita del mio vestito da sposa con cui hanno giocato mia nipote Paula e la sua amichetta per lunghi pomeriggi e tutti i libri miei e di mia madre, gli arredi di un ristorante smesso e tutto quello di 26 camere di albergo che non si è riuscito a vendere, più i fondi di magazzino di un ingrosso di bomboniere e cristallerie, i cocci, ovviamente. Le cose utili e vendibili a un certo punto le abbiamo date o regalate.
Deriva da questo la mia fascinazione per i rigattieri? Quel senso che con un oggetto hai in mano la vita di chi quell’ oggetto l’ ha usato prima di te? Quel conservare vestiti immettibili di persone amate, come a volerle ricordare quando non c’ erano più (Una camicia di flanella di mio padre, conservata per anni fino a che ho cominciato ad andare in terapia e sono riuscita a buttarla, e non so se c’ è un nesso, ma me la mettevo quando stavo malaticcia).
Ma anche semplicemente il senso di continuità, mettermi a 16 anni i fuseaux puri anni 60 di mamma (che quando mi ci ha vista: ” Ma questi non erano i miei? E ti entrano? cioè, io a 22 anni ero così magra? E tuo padre che vuole pure il terzo figlio, ma io lo ammazzo” faceva sconsolata mia madre) era come prendermi il testimone sulla pista dell’ età adulta.
Ecco perché in Olanda adoro i negozi del riciclo (quando non raccatto direttamente i mobili per strada in attesa della Nettezza urbana). I miei preferiti sono: De Lokatie, ad Amsterdam (no, ma l’ avete vista quell’ altalena di legno?), Het Goed a Zaandam, ma sono una catena ovunque e prima o poi devo andare a vedere quello dalle parti di mia suocera (www.hetgoed.nl) e De Schalm a Haarlem in Zeilstraat.
I migliori sono quelli nella provincia ricca, perché spesso la gente che va in casa di riposo e i cui figli hanno già tutto, fa prima a chiamare queste organizzazioni benefiche che da un lato promuovono il riciclo di tante cose ancora utili senza creare immediatamente cumuli di monnezza, dall’ altro offrono un lavoro guidato a persone che non sarebbero in grado di gestirsi autonomamente, e svuotano casa.
Qualche anno fa si trovavano ancora cose bellissime, mobili anni 20, per esempio. Allo Juttersdok quando stava ancora in West vidi al volo due Tulip-chair di Eero Saarinen originali, ma le lasciai lì perché non erano proprio il nostro genere, ma lasciai la dritta al negozietto in Oude Waal specializzato in restauro e vendita di quelle sedie lì. Però me ne sono sempre pentita. Per questo quando a De Schalm trovai una coppia di poltrone F978 di Geoffrey Harcourt per Artifort me le sono prese al volo, anche se la pelle bianca non era il mio genere. Non le mollerei mai anche se il maschio non ci sta comodo e le ha sempre piuttosto tollerate, ma i bambini le trovano comodissime per sdraiarsi a leggere e così ce le teniamo con passione.
Nel frattempo il vintage è di moda, si moltiplicano i negozietti fighetti specializzati e in qualche modo costoro sono molto più organizzati di me per scremare i negozi del riciclo e far sparire le cose migliori. Poi il discorso è che alcune cose le trovi sempre, altre tocca andare molto spesso a controllare. Ma ho trovato un bellissimo specchio da mettere sul cassettone della mia bisnonna, macchine da cucire vintage e macchine da scrivere quante ne vuoi e soprattutto per i box per i neonati, chi li vuole, o biciclette per bambini, sono un ottimo posto, perché certe cose in realtà le usi così poco che davvero è un peccato comprarle nuove, Ci sono anche tanti divani, moderni e retro, tanti mobili vecchi e orripilanti, ma per chi ama lo stile legno massiccio perché no, magari sono io che non lo capisco e fra 10 anni mi dipsererò perché andrà di moda.
E il design danese degli anni ’40 e ’50, quelle sedie e poltone con una struttura organica in legno, delle volte con ancora le sedute in skai originale, ma vogliamo parlarne?
E bicchieri, piatti, posate, bottoni, pianoforti e lampadari orendi, ma che farci quando ti serve urgente, e vestiti, per me trovo poco ma per i bambini una favola, skeelers (anche quelli, tutti comprati di seconda mano) e soprattutto tantissimi libri in varie lingue. Che delle volte quando stiamo per andare in vacanza e devo mettere il cervello a zero, vado lì, mi prendo quella ventina di thriller in inglese o olandese, che li leggo per strada e posso abbandonarli senza rimorsi, soprattutto se non mi sono piaciuti.
Dite quello che vi pare, sarà perché adesso basta chiamarli vintage o retrò che tutto è trendy, o sarà che in fondo mi dispiace che si buttino via cose utilizzabili, sarà per questo che mi riempio casa della qualunque finché non trovo qualcuno a cui serva perché non sopporto proprio l’ idea che vadano a finire nella nettezza urbana, o forse devo tornare in terapia perché c’ è ancora tanta strada da fare, per me andare dal robivecchi è una festa anche se trovarci il tesoro è un premio per chi ha molta fortuna e ci va regolarmente.
datemi un divano e una scatola di bottoni da ravanare e sarò una donna felice.
Vedo che siamo affini anche in questo:-)
Penso ti piacerebbe la casa/magazzino di campagna dei miei genitori. E’ un caos di cose nostre e di amici e di parenti … anche di sconosciuti, veramente! Ogni tanto recuperano un vecchio mobile e lo sistemano in mezzo agli altri, un pò a caso, creando uno strano mix di generi, epoche, colori, materiali. E ne sono molto orgigliosi.
Io non ho ereditato questa passione, non riesco ad accumulare, dopo un certo livello arrivo alla fase “butto, butto, butto”. Mia madre inorridisce, chissà che non sia questa la chiave di tutto. O semplicemente nel nuovo asettico mi sento più a mio agio che nell’antico pieno di storia, dovrò rifletterci.
Si, si, arf, pant, posso venire a vederla?”-) Beata te che sei cos^`zen, ma non dubito di avvicinarmici un pochino.
Ciao,
Barbara
in erasmus a leiden mi sono arredata un sottotetto di breestraat (ah, sospiro…) con quello che ho trovato in giro per cassonetti. Indimenticabile.
Scommetto che ancora rimpiangi tutto quello che non sei riuscita a portarti dietro e hai dovuto lasciare (vabbè, magari non proprio tutto). Insomma, io rimpiangerei in effetti.
Ogni tanto vado all’ Het Goed qui a Nijmegen, divani e tavolini li prenderei volentieri, ma 1) come li dispongo poi a casa? e 2) come me li porto via? in bici? [anche se non ho chiesto, ma forse te li possono consegnare loro…]
Si, chiediglielo, hanno un servizio consegne ma non so quanto costi.
buttare, buttare, buttare… (salvo poi pentirsi)
ma girare per mercatini piace anche a me 🙂
scusa, non vorrei fare pubblicità non gradita (per cui, se non gradisci, cancellami non ci rimango male, è che non ho trovato un email a cui mandarlo) però mi è stata segnalata questa iniziativa e non potevo non pensarti
http://mettiamociunapezza.wordpress.com/about/
È graditissima invece visto che anch’ io ho fatto del mio meglio per diffondere questa iniziativa e sto sferruzzando. Grazie per ricordarcela, così ne riparlo.
non mi vergogno a dire che uno dei motivi principali per cui me ne tornerei immediatamente su in nederlandia è il riciclo. di abiti, di mobili, di qualsiasi cosa! come sempre, con un occhio all’ambiente e uno al portafogli. per quanto riguarda gli abiti, c’è da dire che quando ho iniziato a vestirmi così ci ho messo un po’ di tempo per abituarmi al mio nuovo “look”, sembravo un misto tra la signora robinson e alien. poi ho cercato di imparare a scegliere i capi che mi donavano di più. adesso però è diventata una droga, non riesco più a farne a meno, e sicuramente il mercato dell’usato in italia non mi soddisfa 🙁 bellissimo post!