Non c’ è più religione, le stagioni si sono ribaltate e anche il Macchianera Italian Awards non è più quello di una volta. Quest’ anno me ne sono fatta una ragione e ho deciso che a questo gioco io non ci gioco più. Se fare il blogger significa stare a 90 gradi in nome del SEO, che poi manco è vero, e scrivere tuffa, che la gente accorre, i click salgono e gli inserzionisti pagano, mi dispiace. Io scrivo in rete perché mi piace e perché ho qualcosa da dire. Si chiamano contenuti. Ognuno ha i suoi, ognuno ha il suo pubblico.

Per chi non lo sapesse, c’ era una volta la blogfest a Riva del Garda, che noi a distanza seguivamo in streaming, con emozione, anche l’ anno che ci fu il nubifragio, le tende volavano e toccava aspettare che si ricomponessero tutti.

Perché il blog è una fede e MIA era il suo profeta. O una roba del genere. Era. Fu. Sarà. Insomma quelle cose lì. Vi avverto, questo è una metapost, un post autoreferenziale, un refugium peccatorum in questa valle di lacrime che manco i blogger sono più blogger. Sono influencer. O qualcosa del genere.

Si iniziava così, qualcuno ti diceva (o ti dicevi): ma perché non apri un blog? e magari una serata di insonnia, andavi su google, seguivi le istruzioni, ti sceglievi una piattaforma gratuita, e di solito la sceglievi ad minchiam a meno di non seguire già una serie di blogger e limitarti a fare quello che fanno loro.

E ti facevi un blog e ci scrivevi robe senza pretese, uno sfogo di qua, una constatazione di là, commenti o traduzioni o esegesi di un articolo/libro/saggio che ti aveva colpito, postavi le foto dei bambini, gatti, cani. Erano blog di chiacchiere, tematici tipo di di commento ai poster sovietici d’ epoca (giuro, esisteva e lo seguivo con gioia) o anche eclettico, di ricette con i chupa chups come ingrediente di base, di piante, di animale, quello che vuoi e che sai. O anche che non sai, che va bene lo stesso.

Poi forse diventa una cosa seria o forse no, qualcuno ti segue, qualcuno ti raccomanda agli amici, qualcuno ti chiede di scrivere per altri siti più grandi e seguiti. Il giorno che uno dei blogger tuoi di riferimento, quelli da 35 commenti a ogni loro post, ti lascia un commento ti sembra di toccare il cielo con un dito, conosci gente fai cose.

Poi ci sono quelli che da lì si sentono di colpo i fighi del net e si reinventano figure e professionalità e alcuni lo fanno bene e con dignità, altri si montano la testa e cominciano a scrivere per il SEO e i follower scervellati che qualunque cosa scrivano stanno lì a cinguettare nei commenti: siiiiiiiiih, sei grandeeeeeh, sei mitikooooooh. E tu scuoti la testa e ti dici: mah, erano tanto bravi e carucci prima, scrivevano cose belline, spiritose, ad hoc , che ti davano da pensare, che creavano belle discussioni, e adesso, signora miaaah, le dinamiche della reteeeh, ne rovinano di più il SEO e i follower che la drogaaaah.  Smetti di leggerli mentre loro attaccano con rubriche sul Fatto Quotidiano, Vanity Fair, D di Repubblica e altre belle cose.

Poi sono arrivati quelli che si dicevano: mi apro un blog così lavoro da casa e guadagno. e hai voglia a dirgli che no, non funziona così, ma mica perché lo diciamo noi duerni e puri, è perché lo dicono i mercati, fatti un business plan serio e te ne accorgi da te. Ma nulla duri, si facevano il blog per guadagnare. Un paio ci saranno anche riusciti, non dico di no, ma se scrivi in inglese e ti rivolgi a una audience internazionale forse viene meglio.

Ecco, anche il Macchianera Award, per gli amici MIA era iniziato così, come blogfest a Riva del Garda: una robina carina, simpatica, per nerd e i loro amici, che ci si scrive, ci si legge, ci si racconta e a questo punto incontriamoci dal vivo, con le vallette della prima ore che poi ti diventano dive del web, ma vengono sempre a dare una mano agli amici, qualche sponsor.

Certo, ti ritrovavi con GenitoriCrescono in finale come “Miglior blog per mamme e bambini” che francamente faceva pensare un po’ a quei ghetti per ragazze madri indigenti all’ epoca in cui la ragazza madre dava scandalo, appunto le Casa della madre e del bambino, ma vabbeh, ai nerd si perdona. Glielo si fa notare, e l’ anno dopo la categoria diventa “Miglior blog per genitori e bambini” e tu apprezzi che nel tuo piccolo hai contribuito a un piccolo cambiamento epocale. Sei stata trendsetter persino per i nerd prima che tutte le pubblicità cominciassero a contemplare padri accudenti, imbranati e decereerati coma mai, che va bene il padre accudente ma di mamma ce n’ è una sola.

Quello che io personalmente ho sofferto di più ad accettare è stata la comparsa di categorie da votare che con i blog di una blogfest c’entravano poco. Va bene l’ apertura a Twitter, e il miglior tweet dell’ anno, e l’ hashtag e il personaggio web, ma chiedermi di votare programmi radio, TV, libri, risse in rete, personaggi? Boh.

Quando mi cominci a chiedere di votare la miglior webAgency, la miglior campagna ADV (chedè? boh, non sono così nerd), il miglior brand online, per carità, tutte cose attinentissime il web e la Rete, chi dice di no, per me però è chiara la direzione che ha preso la cosa. Non è più una blogfest e va bene così.

Quell’iniziativa carina e un po’ nerd che erano i Macchianera Awards si sono trasformati negli anni nel trionfo dell’autoreferenzialità. Io come blogger non mi ci riconosco più, è un problema mio e dei miei quattro amici blogger, pace.

Il peccato vero è che ai miei tempi (che non sei un blog vintage se non ti puoi vantare del fatto che quando hai aperto tu il blooooooooog, che sei stata una delle primeeeeeee, e pure io dico ai miei tempi, quando fare il blogger non era un prolungamento della tua presenza sui social media, o viceversa, adesso non mi ricordo) la Rete premiava i contenuti interessanti. Scrivevi cose che potevano avere un pubblico e questo pubblico ti trovava.

Quando mi sono chiesta come mai io in Rete ho conosciuto tante persone belle, interessanti, con cui ci siamo conosciuti fuori rete, abbiamo lavorato insieme, creato cose bellissime e intelligentissime, la risposta è stata: perché la rete è una grande selezionatrice. Questo era vero e lo resta, perché le persone con affinità e interessi comuni fanno subito a scegliersi e scremarsi.

Poi è partita l’ armata a cavallo degli scudieri del SEO: che un titolo interessante è peggio di uno banale che però contiene le parole chiave per farti ritrovare dai motori di ricerca. Diciamo che è iniziata la stagione del formalismo in rete: chissenefrega dei contenuti se il sito è raggiungibile, ritrattabile dai motori di ricerca, ha tanti visitatori e page-view al giorno e quindi ti fai pagare per farcirlo di pubblicità come un tacchino il giorno del Ringraziamento?

Be, Google c’ è da dire le dà delle soddisfazioni: l’ hanno capito anche loro, hanno cominciato a smanettare sull’algoritmo per riprivilegiare i contenuti.

Chi non ci è ancora arrivato sono forse i nerd del Macchianera Italian Awards: perché io non mi ci riconosco più ma tutti gli anni mi prendo quei 3/4 d’ ora per segnalare e votare i blog, i tweet, le persone e i soggetti che a mio avviso meritano, e vi assicuro che con tutte le categorie che si vanno aggiungendo è un lavoro.

E quando un’ amica dice: oh, ma l’ avete visto l’ amica nostra come deve aver toccato delle corde, il suo post è stato condiviso e rilinkato che non ci si crede, e un altro amico più presente al mondo rimpalla: vero, infatti mi è piaciuto così tanto che lo volevo proporre ai MIA 2014 come miglior post dell’ anno, e una dice: si, vero, bello facciamolo. E lo facciamo.

E scopri che quest’ anno il miglior articolo ha una categoria a parte e si vota qui. Scopri anche che come sempre accade, che i primi giorni di votazione basta che ti fai tremila account fasulli puoi votare tremila volte la stessa persona (e ogni volta che c’ è una votazione online si scopre questo trucco, un programmatore che sia uno che rimedi dall’ inizio esisterà?, yuhuuuuu c’ è qualcuno in ascolto?).

Poi scopri che non solo puoi dare voti ma anche toglierli. Poi ti fai un piccolo censimento tra amici e scopri che dei voti che abbiamo dato noi, i conti non tornano e capisci che se vuoi sostenere il tuo post preferito non solo devi dargli il tuo voto, ma ti devi anche mettere a togliere voti agli altri. Fino a che, forse non si scopre anche questo bug.

Tolgono infatti una categoria con questa motivazione: “Questo sotto42 è stato disabilitato a causa dei continui tentativi di inquinamento dei voti. Puoi continuare a votare per la migliore battuta attraverso la vecchia modalità, ovvero la segnalazione all’interno della form su Macchianera a questo indirizzo:http://www.macchianera.net/2014/06/19/mia14-macchianera-italian-awards-2014-1-prima-scheda-di-votazione-il-red-carpet/

E ti dici pure: e meno male che i nerd eravate voi. Ci sono sempre i wannabe del web che fanno squadra in nome del dio SEO, ogni anno dovete scoprirlo dopo giorni che si, anche qui c’ è una smagliatura nel sistema?

Allora ti dici che a questo gioco non ci vuoi giocare. Che segnalare persone intelligenti e che ti piacciono è una cosa, ma che persino un premietto carino, bellino, nerd fa parte di quei meccanismi da promozione di fuffa ad alto tasso SEO non è il web che pensavi tu. E non ti consola che pure Google sembra essere d’ accordo con te.

Macchianera Italian Awards, fammi sapere quando anche voi ricominciate a dare valore ai contenuti, all’ impegno, alle belle teste. Se gli sponsor vi autorizzano, of course.

13 comments

  1. se solo tu non scrivessi così tanto. che lo so che è la metà esatta di quanto parli. se non, dicevo, io le mie ore a leggerti le passerei sempre. che interessante sempre sei. seo. sarai

    1. Ma hai notato che negli anni pure io mi sono piegata e faccio frasi più brevi, non metto 5 “che” appesi lì in ogni periodo, tento persino di fare meno refusi perché l’ Europa me lo chiede e i mercati mi premiano? 🙂 Cavolo, faccio persino dei post di sole foto, che se almeno sapessi fotografare, ma diciamo che quelli sono post di cronaca.
      Va bene, cercherò di asciugare ulteriormente la mia già scarnita prosa. Perché se non era per il blog e il web io mica ti avrei conosciuta e sarebbe stata una vita un pochino più povera la mia.

  2. sarò breve: quando il secondo anno del MIA ho visto vincere Giallozafferano come miglior foodblog di cucina (io non mi ero proposta perchè devo dirla tutta , non sono per niente competitiva e me la faccio sempre sotto nelle sfide e gare che siano) ho capito subito che qualcosa non andava come doveva andare… e qui chiudo (approvandoti ogni virgola e ogni “che”) so con chi ho a che fare e quest’anno sarò pure presente perchè con Anna del nostro libro ne vogliamo parlare e ci proviamo anche li! ps aspettando il tuo naturalmente 😉

    1. Ma infatti, chiedere è lecito, rispondere è cortesia. Quindi tu e Anna andate che poi vi divertite. Io vedo delle dinamiche del MIA negli anni che mi danno da pensare, poi ho candidato con sincero affetto tutti i blog che seguo con piacere (uno a caso di food). Solo che dispiace che i difetti insiti nel sistema di votazione, che non era fatto per un post del MIA e credo lo abbiano capito in ritardo, penalizzino chi fa belle cose e favoriscano chi ha tanti amici. D’ altronde tutte le votazioni web sono così e fino a che non ce ne inventiamo una migliore. Solo che mentre gli altri anni con la scusa di votare dalla rosa di candidati ne approfittavo per rifarmi gli occhi e scoprire cose nuove, oggi pomeriggio mi sono letta un po’ dei candidati a miglior post, e sinceramente direi: a miglior vita.

  3. quando arrivano i soldi, si perdono i valori, perchè purtroppo la maggior parte delle persone pensa più al guadagno che alle cose veramente importanti e belle. e sia nel mondo blog che al MIA sono arrivati i soldi. il resto è una conseguenza. anche le votazioni farlocche. (e comunque nel voto da casa non ci credo fin dalla prima volta che l’ho sentito nominare, che è troppo facile falsificarlo, all’origine o alla fine)
    per tanti anni (dal 2000 all’anno scorso circa, ti lascio fare i conti) ho cercato di impegnarmi per produrre contenuti che piacessero agli altri, per avere visite (più per ego che per altro, a dire il vero), e questo mi ha portato a cambiare piattaforme, grafiche, argomenti… alla fine ho deciso che le mie priorità sono altre e scrivo per me, quello che mi va di scrivere, quando mi va di scrivere e come mi va di scrivere. e sono più serena. oh, ed ho pure qualche follower (2 o 3, ma anche uno solo per me è una conquista).

    1. Uguale. Poi alla fine le manifestazioni sono belle perché ci si vede, parla, spalpazza, e quindi viva anche il MIA per questo, ad aver voglia di andarci. Perche Rimini, per chi viene da Roma, per dire, con i mezzi pubblici è quasi un viaggio della speranza

  4. Ben detto cara, anche se concordo con chi scrive più sopra che quando c’è chi ci campa le cose spesso cambiano faccia in uno schiocco di dita – il concetto di qualità cambia. Evviva il blog dei sov-poster e grazie 1000, mi sto rifacendo gli occhi – pochi giorni fa alla Tate Modern ho visto in mostra anche una piccola collezione del genere, tra quelli e Malevic sono ancora in orbita (ma sai che un sacco di quadri suoi venivano da un museo olandese? lo conosci?)

    1. Io sono d’ accordo che chi a un certo punto si accorge di avere i numeri per professionalizzare il blog e farne un lavoro retribuito deve farlo. Ma tanta gente brava l’ho vista cambiare in modo inutile, all’ inseguimento del consenso, del clic, del follower, con urlati da diva offesa dentro e fuori tutti i media e mi fa tristezza per lo spreco di talenti, anche perché non è che poi ne vivono.

      I sov poster, ma che figata che sono? Mi sono persa la mostra di Malevic, volevo tanto andarci

  5. Ciao.
    Vorrei risponderti non per una questione di coda di paglia, ma perché secondo me è comunque bene non generalizzare troppo. Nel senso: io sono candidato ai MIA per miglior sito LGBT, però non mi ritrovo nella descrizione che tu dai dei blogger che vi partecipano. Sono anche convinto che persone che descrivi ci siano davvero, però, per dire: io so a malapena cosa sia un SEO, non ho pubblicità sul blog, non ho tanti “amici blogger”, ho al massimo una decina di commenti per post.
    Certo, hai ragione quando dici che è chiara la direzione che hanno preso i Macchianera. Lo si vede quando esistono categorie per premiare adv, brand, sticazzi, … È chiaro che io non potrò mai competere con il sito del Fatto Quotidiano, o con le redazioni dei giornali, o con gruppi di blogger pagati per fare blog. Anche secondo me i MIA dovrebbero essere una roba per premiare e dare visibilità ai piccoli blogger, a quelli che meritano davvero.
    Però ecco, io ho sempre scritto per me, non ho mai guadagnato neanche un mojito da un post del mio blog (e sì che insomma mi piace il mojito!) e, boh, forse peccherò di egocentrismo o di manie autoerotiche mentali, ma la nomination mi ha fatto piacere e tutto sommato penso di meritarla. Al di là del fatto che, sì, hai ragione, in competizione contro riviste on line non potrò mai vincere.

    1. Cavolo Zuccherosint, a me invece piace tanto leggerti, per cui alla prima occasione il mojito te lo offro io, o ce lo facciamo fare da mio fratello che è bravissimo. Il punto è proprio questo, la nomination fa un gran piacere a quelli che hanno un blog con lo spirito con cui lo facciamo noi e sarebbe bello se fosse rimasta una festa del genere. Per esempio tra il miglior blog di economia trovi il Sole 24ore e Michela Calculli ovvero Mammameconomia, tra i migliori siti per Genitori e bambini trovi The Queen Father che è un blog personale, Genitoricrescono che è un blog collettivo, sempre Love&Peace e chi ha mai visto una lira, e poi Fattore Mamma, che dio li benedica e ce li conservi, una delle due migliori realtà sul blogmarketing e meno male che esistono per i piccoli blogger. Che ci appuri? E secondo te io schifo la nomination di Genitoricrescono per quello che ho scritto? No, perché alla fine tutti i blog esistono in fondo grazie ai lettori e se i lettori ti nominano è bellissimo, vuol dire che per qualcuno è stato bello, o importante, o divertente, o vitale leggersi i tuoi post. E di quello, giustamente, siamo felici. Poi se uno vince contro le riviste online ovvio che ci ubriachiamo proprio.

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