Ho letto con piacere l’articolo di Gianluca Comin sul brand di Roma. Fa bene a citare altre operazioni su un brand commerciale per “vendere” la città turisticamente che hanno fatto altre capitali nel mondo ben prima di noi. Chi non ha presente il logo I ♥ NY, che è stato usato e riusato in tutte le salse? No, giusto un piccolo esempio qui sotto.
In particolare sono d’ accordo con quanto dice Comin qui:
“L’avvio di un ragionamento strategico sul marchio è stata l’occasione per verificare se c’erano le condizioni per affiancare al brand istituzionale uno commerciale, come da tempo hanno fatto molte città e capitali nel mondo, alimentando così merchandising, vendita del brand e attrazione turistica.
Un marchio che necessariamente deve differenziarsi da quello istituzionale perché ha una valenza più commerciale, per ragioni di proprietà intellettuale e come detto per logiche di marketing.”
Allora fatemi dire due cose su quello che è stato fatto ad Amsterdam. Tempo fa saltò fuori che la città aveva scelto come marchio per il marketing il mai abbastanza deprecato (da me e altri) marchio I Am-sterdam affiancandogli un sito informativo in varie lingue (questo si, fatto in maniera decente, non come, ad esempio, il sito dell’ Expo di Milano che è stato uno degli agganci che mi hanno portata a scrivere questo e questo, che lo sapete che a me quando scappano le carriole i miei cocktail di riflessione sono sempre shaken e mai stirred.
Voi non avete idea di cosa si sia detto ad Amsterdam e dintorni di questa geniale iniziativa, non solo per motivi estetici, ma anche per i costi, per la presunta utilità della cosa. Inutile, noi umani siamo fatti così, ci vuole un po’ di tempo per abituarci alle cose nuove, specie quelle che hanno a che fare con il posto in cui viviamo. È per questo che col senno di poi mi sento di consigliare agli amici romani che magari si stanno un tantino chiedendo il senso di RoME & YOU, di far passare un po’ di Tevere sotto i ponti e ripensarci a mente fresca fra qualche mese. Voglio dire, vi siete puppati Roma Capitale, ci hanno fatto buttar giù un obbrobrio (fatto pure male, nel senso che non serve ai turisti stranieri, che sarebbero quelli interessati) com Verybello, ci possiamo pure tenere I Am-sterdam e RoME & YOU, che se non era per l’ articolo di cui sopra col cavolo che io avrei colto da me il ME & YOU.
Però vi dicevo di I Am-sterdam (e confesso che per un po’ ho anche giocato con l’idea di fargli un pochino di morphing e trasformarlo in un Mamm-amsterdam con le M a forma di cuoricino, poi ho lasciato perdere, primo perché l’ ultima cosa che mi serve è una denuncia per violazione di diritti di immagine da parte di un – rispetto a me – colosso. Lo facessi a Timbuctù o Auckland magari passerebbe, ma ne so abbastanza di legge olandese e copyright per sapere che il fatto che siamo di sede ad Amsterdam entrambi mi inchioderebbe in tribunale).
Ecco, a me la cosa più cretina di tutte, perché sono una povera ignorante in fondo, era sembrato il gigantesco logo in metallo con le ruote sotto che ne avevano fatto e che piazzavano ovunque in città. Cioè, ne avessero fatto una roba che poteva passare per arte, ma il senso di una roba di metallo su ruote lunga quei 10 metri e alta un paio, me lo sapete spiegare?
Ecco, me lo hanno spiegato quel paio di amici locali trend-victims che conosco, quando seppi che per loro era diventato un hobby, ogni volta che spostavano l’aggeggio davanti qualche monumento, che se lo andavano a cercare apposta per fargli la foto (o farsi la foto) nella nuova sede.
Lì ho capito la genialata della cosa: ogni turista che passa davanti detto monumento inevitabilmenteci si fa il selfie, o la foto, creandosi così le proprie cartoline della città provviste di logo da spargere urbi et orbi su tutti i social di cui dispone. Una enorme pubblicità permanente al brand.
Per cui anche se un giorno dovessero finire i soldi per portare avanti il progetto sito e branding, la cosa andrà avanti da sola, esattamente come è successo per I ♥ NY. E siccome la probabilità che come molte cose in Italia, i soldi per avviare un progetto e fargli del tam-tam si trovano sempre, anche per le cose più improbabili, inutili e fatte male, ma poi nessuno pensa a un bugdet di manutenzione, miglioramento, aggiornamento e mantenimento, Meglio fare qualcosa che ha la possibilità di vivere una vita propria.
Non come quel famigerato sito istituzionale per promuovere il turismo italiano di qualche anno fa, iniziato male, proseguito peggio e persino chiuso, quando invece era una bella idea, a iniziarla bene e portarla avanti, poveri soldi pubblici sprecati.
Quindi direi che visto che il logo di Roma in fondo è caruccio, grafico, colorato, si rpesta bene per il merchandising, io spero che prima che finiscano tutti i soldi qualcuno si inventi qualcosa di geniale alla bantone* di I Am-sterdam, in modo che poi continui ad andare avanti da solo. Tanto lo abbiamo capito che la gente, in vacanza o meno, ormai si fa le peggio foto davanti alle peggio cose, e siccome su questo ci possiamo contare sempre, tanto vale farlo lavorare per noi. Pardon, per Roma.
*”bantone” era un termine usato da mio padre per definire qualsiasi ammasso di lamiera sferragliante, nello specifico automobili usate. A volte lo usava anche in senso ironico per complimentare qualcuno che si era appena fatto un macchinone nuovo fiammante. Decenni dopo scoprii che il bantone è lo strumento teatrale in lamiera che serve a riprodurre il rumore del tuono. E siccome il Logone di I Am-sterdam è pure,a mio avviso, un ammasso di lamiere inutili, a me viene spontaneo chiamarlo affettuosamente così. Anche perché poi critica critica, ma quando mio figlio ci passa un pomeriggio ad arrampicarcisi sopra, chi sono io per impedirglielo core di mamma?