
Ci sono mestieri difficili e poi c’è il giornalismo, che in teoria dovrebbe servire la verità, e non le proprie frustrazioni. In teoria.
In tanti anni di blogging e di giornalismo a cottimo per testate soprattutto olandesi (il vantaggio di poter scrivere in due o tre lingue), mi sono fatta alcune idee che mi piacerebbe condividere, anche per aprire una chiacchierata sul tema.
Penso di fare quindi cosa utile con questo piccolo vademecum per chi desidera intraprendere la nobile arte del giornalismo, o anche solo del blogging serio. Perché, a differenza di quanto si pensi, non basta avere un’opinione e una connessione Wi-Fi per fare informazione.
Ecco qualche regola di buona creanza professionale:
- Se hai una domanda, falla. Scrivi. Chiedi un’intervista. Offri contesto. Aspetta una risposta. Non trasformare la tua impazienza in una polemica preconfezionata.
- Non usare i social come tribunale. Se c’è qualcosa che vuoi sapere, non insinuarlo: domandalo. L’insinuazione non è giornalismo. È clickbait, a volte persino calunnioso.
- Il diritto di critica è sacrosanto, ma non è un lasciapassare per mancare di metodo. Il dissenso, per funzionare, ha bisogno di rigore. Altrimenti è solo sfogo personale travestito da analisi.
- Il “dal basso” è una scelta editoriale, non una scusa per ignorare deontologia e fonti. Se traduci articoli con Google e ti dimentichi di citare le fonti o pagare i diritti per le foto, non stai facendo giornalismo: stai facendo riciclo creativo, che è tutta un’altra cosa. (Io, per esempio, alla voce “riciclo creativo”, ho avuto il periodo dei tappetini fatti all’uncinetto riciclando le magliette vecchie, come le mie cinque lettrici di lunga data ben sanno.)
- Le istituzioni si possono criticare, devono essere trasparenti, ma non sono tenute a dialogare esclusivamente con te. La pluralità è un valore, non un torto personale.
- Se ti occupi di comunità all’estero, ricorda che sono fatte di mille sfumature: imprenditori, lavoratori, artisti, pensionati, precari. Raccontarne una sola non è sbagliato, è incompleto. Ma spacciarla per “la vera storia” è disonesto. E tu, mi direte? Be’, io in questo blog non ho mai detto di fare giornalismo, e quando scrivo per testate olandesi che mi pagano scrivo anche di altro.
- E, buon ultimo (ma forse avrebbe dovuto essere il primo): le fonti, signore benedetto, le fonti. Sono grata a Federica Sgaggio che mi ha proposto per la scuola estiva di Madrelingua un laboratorio sulla ricerca delle fonti. Cercheremo di organizzarlo quest’estate in Abruzzo. Per informazioni scrivetemi a: info@madrelingua.com
Questo post nasce da anni di osservazione e dal rifiuto di accettare la deriva sensazionalista, rumorosa e spesso superficiale di tanto giornalismo e paragiomalismo, anche italiano all’estero. E non è un caso se, per informarmi, preferisco testate come The Guardian, NRC, Valigia Blu: perché hanno memoria, metodo e una certa diffidenza verso la retorica da tastiera.
Per chi vuole davvero raccontare ciò che accade, la strada non è fatta di post indignati ma di rigore, confronto e pazienza. E, perché no, anche un po’ di umiltà.
Sennò resta solo il rumore.
E di quello, davvero, ce n’è già abbastanza.