Sempre a proposito del fatto di quanto sia inutile stare lì a cercare dove iniziano e finiscono i confini.
Mentre rientro, al capolinea dei bus sotto casa una signora poco più giovane di mia madre mi chiede se so dov’è la farmacia.
“È qui dietro, venga che le faccio vedere” faccio io nel mio Slavic Esperanto che tanto mi ha aiutata quando vendevo diamanti a turisti dell’ex blocco sovietico e mafiosi georgiani.
Ma è domenica e da un annetto i baciapile sono riusciti a far chiudere tutti i negozi nel giorno del Signore. Guardo su maps e la farmacia di turno sta a qualche chilometro. In borsa ho le chiavi della macchina.
“La accompagno in macchina”.
In macchina chiacchieriamo e allo Slavic Esperanto aggiungiamo l’inglese. Lei è arrivata ieri dall’Ucraina con la figlia e ha un figlio a New York e vorrebbe fare le carte per raggiungerlo.
E vuole andare al museo qui a Cracovia. Da ragazza ha studiato a Mosca e una volta in un museo lì ha saputo della Dama con l’Ermellino di Leonardo. E vuole vederlo prima di partire.
Io in tanti anni ancora non l’ho mai visto. Prima è stato chiuso per decenni per un restauro, poi l’hanno spostato, poi venivo sempre con i figli piccoli e pallealpiede.
Mosca è molto più vicina di quanto pensiamo, non dico militarmente, dico proprio in senso di appartenenza culturale. Stamattina al caffè Wedel c’era al tavolo accanto al nostro una coppia giovane, lui sicuramente italiano, lei asiatica. E mentre uscivo lo sentivo che parlava del gotico e dal modo di annuire di lei mi era venuta la tentazione di chiedergli: “Tu sei sicuro che le sia chiaro cos’è il gotico? Forse dovresti spiegare anche questo. In fondo neanche noi li conosciamo noi gli stili dei templi asiatici solo perché ce l’hanno insegnato a scuola”.
Poi mi sono fatta i fatti miei perché ognuno si sceglie le appartenenze culturali che la vita gli mette davanti.
E le mie sono passate per tante letteratura russa, a partire da Bulgakov, nato a Kiev, oggi Kyiv. Da Czesław Miłosz, polacco nato in Lituania che allora apparteneva all’impero russo, premio Nobel per la letteratura nel 1980. E quelle future passeranno per Svetlana Alexievich, giornalista e scrittrice bielorussa, nata in Ucraina, premio Nobel per la letteratura 2015.
L’ho lasciata al capolinea, le ho detto degli avvocati gratuiti alla stazione principale di Cracovia, di cui le scrivo il nome su un pezzo di carta. Ci siamo presentate e mandate un bacio con la mano. Spero che ci arrivi presto in America dal figlio. Ancora di più spero che possa tornare a casa. Ovunque sia, quella che vogliamo chiamare casa.