Si avvicina la santa Pasqua e anche se dicono che nei Paesi Bassi sempre meno gente pratica attivamente una religione, il coniglio, le uova e de Matthäus non mancano mai.  Mi riferisco a una tradizione musicale tipicamente olandese, per cui a Pasqua e nello specifico il venerdì santo (Goede Vrijdag) non mancano mai le esecuzioni della Matthäus Passion di Bach. Orchestre professionali, cori di amatori e addirittura i mee-zing concerten, i concerti in cui al pubblico si mette in mano testo e/o spartito per farlo cantare accompagnato dall’orchestra, non mancano mai.

E come tutte le cose che uno nella vita almeno una volta deve farle, se ne avete l’occasione e amate Bach, approfittatene. Uno dei concerti più importanti è quello nella chiesa di Naarden, sopra un mini documentario con interviste, soprattutto in inglese, ai musicisti, cantanti e ai ragazzini del coro di Kampen che partecipano. È bello sentire cosa raccontano perché per quasi tutti loro si tratta di un racconto emotivamente talmente intenso, che credenti o meno, l’ esecuzione di questo brano insegna loro ogni volta qualcosa di diverso, riesce a volte a introdurli in una dimensione musicale che ancora non avevano esplorato, lavora talmente sulle emozioni di base di qualsiasi essere umano,  che per alcuni il concerto stesso è quanto di più vicino a un’ esperienza religiosa.

E forse questo è il motivo per cui anche in un paese sempre più laico come i Paesi Bassi, dove qualche anno fa, chiedendo a dei bambini delle elementari che festa fosse esattamente Pasqua, la risposta più frequente era: “è la festa della lepre pasqualina che nasconde le uova per farle trovare ai bambini”, ogni anno credenti, atei, cristiani e non si lanciano sulla Matthäus Passion.

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