Il 14 marzo scorso sono stata invitata dalla fondazione LiberaMente di Eindhoven a parlare un po’ di interculturalità e ho così pensato di condividere la scaletta del mio intervento anche qui perchè magari interessa anche ad altri.

Ho cominciato a studiare attivamente la Cross-Cultural communication nel 1994 in Canada durante un progetto di scambio dell’Università dell’Aquila con l’Università di York di Toronto. Ho potuto godere del tutoraggio di due grandi insegnanti: le compiante Marina Frescura e Raffaella Maiguashca, che sono state molto più di due referenti scientifiche, ma mi hanno insegnato a stare al mondo, soprattutto vivendo in un contesto multiculturale diverso da quello di provenienza. Questo post lo voglio intendere come un ringraziamento tardivo per le grandi lezioni che ho ricevuto da loro e per l’enorme calore umano con cui mi hanno accolta.

E già che ci sono devo ringraziare anche la comunità ofenese che mi ha accolta per permettermi di portare avanti il mio progetto di ricerca, e in particolare Maria Teresa Lancione che mi ha ospitata in casa, insieme a tutta la sua meravigliosa famiglia e che mi mostravano quotidianamente nella pratica quello che imparavo in teoria all’università. Se nella vita e nel lavoro sono diventata quello che sono adesso, è stato anche grazie a questa esperienza fondamentale di studio e di vita che mi ha regalato il soggiorno in Canada.

1. Perché “Batavi”? Breve riferimento storico-culturale

Se vivete nei Paesi Bassi le biciclette di marca Batavus le avrete viste a tutti i pontoni, l’outlet Batavia -stad lo avrete conosciuto e in generale ci sono spesso riferimenti con questo nome, a partire dalla  Bataafse Republiek (Repubblica Batava, 1795-1806), stato satellite della Francia napoleonica passando per l’ex colonia indonesiana e attraverso tante squadre sportive, nomi di edifici e aziende. Da dove viene questo nome?

Il termine Batavi si riferisce a un’antica tribù germanica che viveva nella regione dell’attuale Olanda, principalmente lungo il delta del Reno. Furono alleati dell’Impero Romano, noti per il loro spirito combattivo e indipendente, per cui questo nome viene spesso usato in senso simbolico per riferirsi all’identità nazionale olandese.

2. Lingua e mentalità: cosa ci dice l’olandese?

Il legame tra lingua e cultura: la Sapir-Whorf Hypothesis

L’ipotesi di Sapir e Whorf (se seguite il link alla pagina di Wikipedia ve la potete leggere in modo approfondito) suggerisce come la lingua influenzi il nostro modo di pensare e percepire il mondo.

Ve ne anticipo al volo due versioni:

  • Ipotesi forte (determinismo linguistico): la lingua determina completamente il pensiero, concetto successivamente sfumato e riconsiderato in maniera meno drastica.
  • Ipotesi debole (relativismo linguistico): la lingua influenza il pensiero, rendendo più naturali certi concetti rispetto ad altri..

Ho fatto l’esempio dell’italiano che considera come colori separati quelle che per l’olandese sono semplicemente diverse sfumature di blu. Per noi il blu e il celeste sono percepiti come colori diversi esattamente come avviene per il rosso con il rosa, e che per questo motivo tuttora, dopo 30 anni di Paesi Bassi e lavoro da interprete, se mi si chiede di indicare in un mucchio di oggetti quelli blaauw io quelli azzurri nemmeno li vedo perché automaticamente cerco quelli blu.

Il pragmatismo linguistico olandese

  • Parole intraducibili che raccontano un popolo:
    • Gezellig → comfort e convivialità.
    • Lekker → più di “buono”, un modo di vedere la vita.
    • Doe normaal → il pragmatismo olandese in due parole.
  • L’uso limitato dell’imperativo:
    • L’olandese evita l’imperativo nella comunicazione quotidiana per motivi culturali (uguaglianza, indipendenza).
    • Strategie alternative: formulazioni indirette (Kun je even helpen?), uso del condizionale (Zou je dat willen doen?), domande retoriche (Wat denk je ervan om te beginnen?).

3. Interculturalità e differenze culturali

Modelli teorici per comprendere le differenze culturali

  1. Hofstede e le dimensioni culturali:

Geert Hofstede descrive gli olandesi attraverso le sue dimensioni culturali, evidenziando alcuni tratti distintivi della loro società:

  1. Bassa distanza dal potere:
    • La società olandese è egualitaria e poco gerarchica.
    • Capi e dipendenti si trattano quasi alla pari e il potere è distribuito in modo relativamente equo.
    • Gli olandesi tendono a contestare l’autorità se la ritengono ingiustificata.
  2. Alto individualismo:
    • Forte enfasi sull’autonomia personale e sulla responsabilità individuale.
    • Le persone sono incoraggiate a esprimere le proprie opinioni senza preoccuparsi troppo di ciò che pensano gli altri.
    • Le relazioni sono basate su scelte personali più che su obblighi sociali o familiari.
  3. Bassa avversione all’incertezza:
    • Gli olandesi sono abbastanza aperti al cambiamento e tollerano bene situazioni ambigue.
    • La burocrazia è presente, ma non è opprimente come in altri paesi con alta avversione all’incertezza.
    • Si tende a risolvere i problemi con un approccio pragmatico.

Ho aggiunto per esempio che su questo io non sono affatto d’accordo con Hofstede, e che se condo me gli olandesi l’avversione all’incertezza ce l’hanno altissima, altro che storie. Se a volte sembra il contrario è proprio perché tutta la società è stata impostata su principi di protezione dagli imprevisti. Le assicurazioni, le società per azioni, la VOC sono state inventate dagli olandesi proprio per distribuire i rischi collettivamente basandosi sul principio della solidarietà.

E anche il tanto vituperato dagli italiani sistema sanitario olandese, è basato appunto sul principio della solidarietà collettiva in cui tutti paghiamo mensilmente la nostra assicurazione sanitaria indipendentemente dal fatto se abbiamo bisogno o meno di servizi medici. Per cui anche tutto il discorso della prevenzione, che non è vero che non esiste ma è basata su un calcolo probabilistico di massimo rendimento per il maggior numero di eprsone viste come gruppo, si capisce meglio in quest’ottica.

4. Basso maschilismo (alto femminilismo):

  • Valori come la qualità della vita, l’equilibrio tra lavoro e vita privata e la collaborazione sono prioritari rispetto alla competizione e all’ambizione personale.
  • Il welfare sociale è forte e garantisce supporto a chi ne ha bisogno.
  • La società è inclusiva e le differenze di genere sono poco marcate.

5. Orientamento a lungo termine moderato:

  • Gli olandesi bilanciano tradizione e innovazione, combinando rispetto per le istituzioni con apertura verso il futuro.
  • La pianificazione è importante, ma non è rigida come in alcune culture asiatiche con un forte orientamento al lungo termine.

6. Alta indulgenza:

  • Società relativamente aperta al piacere e alla libertà personale.
  • Valorizzazione di tempo libero, relax e benessere.
  • Maggiore accettazione di stili di vita alternativi rispetto a culture più restrittive.

    Questi elementi aiutano a spiegare alcune caratteristiche tipiche degli olandesi, come la schiettezza comunicativa, l’importanza della pianificazione e la cultura dell’uguaglianza e del compromesso.

    B) Edward Hall e la comunicazione interculturale:

    • Culture a contesto alto vs contesto basso.
    • Monocronia (Paesi Bassi) vs policronia (Italia) ovvero in concetto del tempo come finito, suddiviso in momenti successivi o flessibile.
    • Prossemica: ho ricordato come io e le mie colleghe italiane che studiavamo a Groningen nel lontano 1990 improvvisamente ci siamo accorte che stavamo rimorchiando più del giustificato e siamo giunte alla conclusione che le nostre abitudini di prossemica, ovvero distanza personale minore, un altro modo di guardarsi in faccia o negli occhi eccetera convincevano i poveri studenti olandesi che ci stavamo provando di brutto e loro reagivano di conseguenza. 

    C) Il concetto di “faccia” di Brown e Levinson:

    • “Faccia negativa” (autonomia, tipica di culture individualiste) vs “faccia positiva” (inclusione, tipica di culture collettiviste). Abbiamo discusso con il pubblico vari esempio sulla maggiore o minore facilità di dire di si o dire di no comparando italiani e olandesi e riportando nostre esperienze.

    Differenze pratiche tra Italia e Paesi Bassi

    • Individualismo olandese vs cultura italiana:
      • Il valore dell’autonomia e il rapporto con la gerarchia.
    • Il rapporto con il tempo e la pianificazione:
      • “Se vi dico rapporto con il tempo, cosa vi viene in mente degli olandesi?” ho chiesto. “l’AGENDAAAAAH è stata la risposta corale.” Abbiamo parlato quindi dell’agenda olandese vs la flessibilità italiana.
    • Esempi di malintesi culturali:
      • Olandese percepito come troppo schietto da un italiano.
      • Moglie olandese che interpreta erroneamente un’istruzione italiana detta con l’imperativo (“Siediti qui con me” “Non sono il cane”)
    • L’uso della lingua nelle interazioni quotidiane:
      • La franchezza olandese (directe communicatie).
      • Il “je” al posto di formule di cortesia.

    4. Strategie per comunicare efficacemente con gli olandesi

    Adattarsi alla comunicazione diretta

    • Essere chiari e concisi: evitare troppi giri di parole. “Quando andate dal medico vi preparate? Come?” “Cercandomi le parole, i sintomi eccetra prima sul dizionario e facendo mente locale su cosa riesco a dire in 10 minuti, prendendo appuntamenti diversi per cose diverse o chiedendone direttamente uno doppio.”
    • Accettare la franchezza senza prenderla sul personale.
    • Essere puntuali e organizzati: pianificare incontri con largo anticipo.
    • Usare un tono di voce controllato e una gestualità contenuta.

    Cosa evitare per non incorrere in malintesi

    • Troppa formalità: titoli come “Dottore” suonano eccessivi.
    • Dilungarsi nelle conversazioni senza arrivare al punto.
    • Aspettarsi ospitalità all’italiana: nei Paesi Bassi ognuno paga la propria parte.
    • Lamentarsi del clima o del cibo.
    • Essere in ritardo: la puntualità è fondamentale, quando meno avverti che stai arrivando in ritardo, così l’altra persona ha tempo di riorganizzarsi o fare altro. In fondo se ti sta dedicando del tempo, personamente di persona a te, lo sta sottraendo ad altro.
    • Usare troppa gestualità o contatto fisico.

    Per gli olandesi in Italia: come evitare incomprensioni

    • Accettare la flessibilità italiana: la puntualità è “elastica”.
    • Non aspettarsi sempre efficienza svizzera: la burocrazia può essere lenta.
    • Non lamentarsi troppo del traffico e della guida italiana.
    • Accettare che la socialità è più spontanea e meno pianificata.

    Detto ciò non appena avremo a disposizione un video o della conferenza o su questi argomenti ampliandoli, vi metterò il link.

    2 comments

    1. “Siediti qui con me” “Non sono il cane”…….bellissimo, l’ho detto diverse volte. Anche il ‘apri’ al citofono, le volte che ho detto ‘mettere un per favore non guasterebbe’ non si possono contare 🤣

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