Cop_SUMMAIstruzione preliminare se vi steste chiedendo: ma a che cavolo serve un libro del genere? Guardatevi questo video che spiega esattamente a cosa è servito a Chiara. Io lo dico a modo mio qui sotto.

Che scrivere libri non fosse catartico l’ avevo bello che capito con Statale 17, storie minime transumanti, che era stata la mia risposta di pancia e sentimentale al senso di perdita e disorientamento che ti succede dopo un disastro naturale che cancella coordinate presenti, passate e future. Ma in certe circostanze, così mi hanno assicurato i vari lettori con cui ci siamo sentiti in proposito, è un grande aiuto per chi legge.

Il mio secondo libro, già dal titolo, La risposta del cavolo, guida semiseria per genitori disperati alle domande dei bambini su sesso e società, sembrava una cosa diversa. Che ti vuoi catartizzare, i miei figli hanno sempre fatto e continueranno a farmi ininterrottamente domande che richiedono una risposta lucida e immediata e me le faranno tipicamente in quei momenti no. Ma il bello di scrivere libri è la condivisione.

Infatti nel libro ho potuto raccontare non solo i fatti nostri, ma anche quelli di tanti bambini e genitori che ce li hanno voluti raccontare e questo mi ha portato, strada facendo, ad elaborare una mia teoria sulla visione del mondo che trasmettiamo implicitamente (e anche esplicitamente) ai bambini quando rispondiamo alle loro domande. Qualsiasi domanda. Insomma, strada facendo è diventato un libro serio, e non solo più la raccolta di aneddoti divertenti da cui è partito.

Tantevvero che sono riuscita a convincere Massimo Giuliani, un uomo che non potrei descrivere meglio di quanto faccia lui stesso, come “Fabbricante professionista di metafore. Sperimentatore dilettante di sé ipertestuali.” a scrivere una prefazione, dopo che mi aveva detto due cose carine alla mia richiesta di dare un’ occhiata alle bozze.

“Senti, mi sono commossa, mi fai la prefazione?”

“Tu non lo sai, ma è sempre stato il mio sogno fare una prefazione a qualcuno”.

Poi uno dice le amicizie virtuali che si fanno reali. Perché io di Massimo so tante cose e ci scriviamo e leggiamo vicendevolmente da anni, ma giusto ad agosto ci siamo visti in faccia per un caffè all’ Aquila, città in cui abbiamo vissuto in momenti diversi.

Alcune cose scritte da Massimo si ritrovano nello spazio dedicato dall’Unità a La risposta del cavolo. Che se permettete, vedere il proprio nome sull’ Unità, io che la prima educazione al sesso, mondo e società me l’ ha data la santa zia Filomena, maestra, monaca di casa e scrittrice pure lei (nella mia famiglia siamo portatori insani del gene della divulgazione, evidentemente, e già da 4 generazioni documentate), dicevo, zia Filomena che ha fatto da padre a mio padre orfano e quando lui insegnava, si teneva i soldi per le sigarette e la benzina e lo stipendio lo dava a lei da mettere nel libretto postale. Zia Filomena che porella, lo dico nel libro, mi ha insegnato a 4 anni che se un uomo ti possiede carnalmente poi diventa il tuo padrone e quindi meglio evitare alla base e rimanere libere di corpo e di pensiero. E zia Filomena, di nuovo, l’ anno che mio padre decise di farsi in tenda con un collega il giro delle capitali europee e saputo che andavano pure in URSS, a lei che era la presidentessa delle donne cattoliche, teneva l’ elenco dei terziari francescani eccetera, dissero che per avere il visto per l’ URSS occorreva essere membri del PCI. Apriti cielo, minacciò di sequestrare i soldi risparmiati pur di non perdersi l’ anima di questo nipote tirato su come un figlio.

Se l’ avesse fatto papà non sarebbe partito, non avrebbe conosciuto mamma, non si sarebbero riprodotti, io non nascevo e di conseguenza i miei figli col cavolo che sarebbero riusciti a farmi domande del cavolo a cui avrei dato risposte del cavolo. Poi uno dice le coincidenze.

Ma la vera scoperta nata dalla condivisione è stata la presentazione fatta da Silvia Tropea, che come opperbaas di GenitoriCrescono, ovvero grande capa parimerito con Serena e Avvocata Nostra, ha detto cose illuminanti e geniali. Cioè, io non credevo davvero di essere stata tanto intelligente a scrivere questo libro, ma Silvia dice che la cosa veramente interessante dello stesso è che dietro c’ è un metodo.

“Insomma, la tua Weltanschauung,” mi fa l’ amica Monica filosofa Pythya. Che qui gli amici filosofi, estetologi, estetisti, si sprecano.

Ragazzi, ciò il metodo e pure la Weltanschauung  (seguite pure il link se anche voi, come me, i concetti filosofici ve li dovete ripassare).

Che in soldoni si riduce a questo, il mio metodo: Genitori, la vita è dura. Ci avevano promesso la nuvoletta rosa, i trottolini amorosi, i sorrisi sdentati e le guanciotte, i piedini paffuti e lo strazio di tenerezza che ti viene quando guardi tuo figlio dormire. Non solo il figlio bambino, perché mio padre faceva lo stesso anche quando eravamo più alti di lui, quando chiudeva l’ albergo e veniva a dormire, si affacciava un attimo in camera nostra per guardarci dormire. Pochi ci hanno avvertito su tutto il resto. Le notti insonni, i pannolini caccosi, la depressione postnatale, la depressione che nei blogger genera inevitabilmente il post di Natale, i bulli a scuola, la gente che, qualificata o meno, sta lì tutto il tempo a predire che tuo figlio è/diventerà dislessico, autistico, nevrotico, isterico, celiaco e peggio. E sarà tutta colpa tua che sei un genitore incapace.

Invece non è vero. Io dico solo che se ce l’ hanno fatta i nostri genitori a tirar su noi fino all’età riproduttiva, un minimo di credito ce lo dobbiamo dare, perché  l’ evoluzione della specie esiste e noi sicuramente faremo meglio dei nostri genitori. Genitori, facciamoci coraggio, siamo tutti nella stessa barca e già che ci siamo, possiamo anche farci una nuotata per rilassarci in una bella giornata di sole, e poi riprendere la navigazione.

Insomma, il metodo consiste molto semplicemente nel chiederci: ma noi che visione del mondo abbiamo? E che visione del mondo vogliamo trasmettere ai nostri figli? E una volta che ce lo siamo chiesti, prendere posizione. Nulla di più, ma prendere posizione, anche nel segreto della nostra testa, delle volte si fa fatica. E poi diciamocelo, mica è solo una questione di spiegargli i semini e le ovette. Dobbiamo spiegargli il rispetto di sé e del proprio corpo come difesa dalla vita, i pericoli e le bellezze di usare Internet, il mondo che cambia intorno a noi. Se non ce lo siamo chiariti noi, rischiamo di dare messaggi confusi ai bambini. Ma il bello è proprio che i nostri figli, anche con le loro domande o con le risposte che si danno da soli, ci aiutano a capire meglio il mondo che ci circonda. Insomma, la genitorialità è un viaggio bellissimo da affrontare insieme. Facciamolo.

“Spero innanzitutto di avere dimostrato che esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza; anzi la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca”
(I. Calvino)

7 comments

  1. Aspettavo giusto la tredicesima per poter fare un nuovo ordine di libri, quindi tra non molto avrò anch’io un’alternativa alle mie risposte del cavolo.
    Perché ci voglio proprio credere che faremo meglio affinché i nostri figli facciano ancora meglio.

  2. Mo’!
    Bellissimo, lo compro subito e spero in un tour estivo di presentazioni con musiche e degustazioni (uff… va bene, sono poco seria, ma i miei figli sono già più seri di me quindi questa cosa dell’evoluzione della specie dev’essere vera).
    Posso dire una cosa idiota? La copertina è BELLISSIMISSIMA!!! (e ti somiglia 🙂

    1. Infatti la caratteristica delle copertine di quella collana sono le caricature degli autori e per fortuna per la mia c’ è stato un illustratore nuovo e meno astratto del precedente, che mi piaceva pure, ma per gli altri, non per me.

  3. Arrivo in ritardo con i complimenti, questa bella notizia me l’ero persa! Mannaggia a me che sono aliena dai social network… (E a saperlo proponevo di farti io l’indice del libro, visto che sono sull’onda di questa nuova professione). Auguri per il nuovo anno pure, visto che ci sono, prima che mi riperdo ;)… Un bacio!!

  4. Ciao, mi chiamo Cristina Valsecchi e collaboro col mensile Io e il mio Bambino. Ho letto il tuo libro e mi è piaciuto assai. Volevo farti sapere che lo cito nella mia rubrica “Sai che ti dico” sul numero di luglio di IMB e lo sto citando di nuovo (sono al computer a scrivere ora) sulla rubrica che uscirà probabilmente sul numero di settembre.
    Senza menzionare il fatto che mi è già stato utile per fronteggiare alcune domande di mia figlia cinquenne.
    Grazie di averlo scritto!

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