Se hai figli che a breve dovrebbero rientrare a scuola nei Paesi Bassi e sei comprensibilmente preoccupato, parliamone qui insieme.


Premessa: Ieri sera il governo olandese ha annunciato che l’alleggerimento delle norme di sicurezza #NLCovid-19 inizierà da un reinserimento graduale dei bambini di età 0-12 in asili nido e scuole elementari dall’11 maggio e successivamente dal 1 giugno seguono le superiori (per chi non lo sa i maturandi delle superiori in NL hanno appena finito di fare gli esami di maturità decentralizzati quest’anno e a breve riceveranno il diploma. Quindi alle superiori si creano degli spazi in più).


Come lo si è deciso lo ha spiegato il virologo Jaap van Dissel, responsabile del dipartimento malattie infettive dell’RIVM (Istituto nazionale olandese per la salute pubblica e l’ambiente) e capo dell’Outbreak Management Team che è l’organo di consulenza per il governo in casi di epidemia. Peraltro tra i membri fissi di questo organo ci sono 5 donne e due uomini.

Van Dissel lla conferenza stampa straordinaria di ieri ha spiegato ampliamente – e, devo dire, con chiarezza – tutto il razionale medico-scientifico alla base di questa decisione. Oggi pomeriggio lo riferisce di nuovo alla Tweede Kamer e vi consiglio di seguire la seduta in televisione, se volete saperne di più, perché i parlamentari sono gente che di medicina ne sa quanto qualsiasi non specialista e gli faranno esattamente le domande che potremmo o vorremmo fargli noi, se posso valutare dalle sedute precedenti. Insomma van Dissel non è esattamente l’ultimo dei cretini e le cose le sa comunicare. Se lo dice lui io parto dal presupposto che mi posso fidare.

In breve, cosa dicono tutta la serie di test, controlli epidemiologici, analisi del sangue in gruppi randomizzati e non in tutte le fasce della popolazione e quel gran mare di cose che vanno facendo qui dietro gli schermi da prima ancora che chiudessero le scuole? Un paio di cose semplici e rassicuranti.

1) le percentuali di bambini e ragazzi che hanno preso il virus sono meno di un terzo della percentuale di adulti, dato confermato da altri Paesi.

2) quelli che lo hanno preso hanno sviluppato la malattia in forma lievissima

3) al contrario dell’immagine dei bambini come i piccoli untori della situazione che ci vanno propinando, semmai è risultato che i bambini hanno preso l’infezione dai genitori o dagli adulti e non viceversa.

Perché la riapertura ricomincia dalle scuole?

Il motivo fondamentale è che le analisi dimostrano che i rischi sono ridottissimi proprio per questa fascia di popolazione e lo si fa nell’interesse dei bambini. Per questo si parte dai più piccoli, per evitare che rimangano indietro nell’apprendimento, per motivi di sviluppo cognitivo e perché gli psicologi stanno dando l’allarme sui rischi del contenimento in casa e il peso dell’insegnamento online per i piccoli. Quindi sempre nell’ottica dell’interesse dei bambini e dei ragazzini si sono riaperte anche le attività sportive, con alcune precauzioni e raccomandazioni. Non si usano spogliatoi e aree interne comuni che vengono chiuse, le attività si svolgono all’aperto e mantenendo le distanze di sicurezza il più possibile, i genitori a bordo campo anche no. Ma è fondamentale farli muovere e dargli di nuovo una valvola di sfogo e l’esercizio di una passione.


Un altro elemento di maggior sicurezza proprio per queste attività è che in genere le attività e le scuole per bambini sono in prossimità delle abitazioni, quindi si può andarci a piedi o in bicicletta senza prendere i mezzi pubblici, che vengono ancora considerati uno degli anelli deboli di quella che chiamano: la nuova realtà a distanza o anche l’economia a un metro e mezzo se si riaprono altre attività e la gente che finora stava a casa o lavorava da casa deve rimettersi ad andare al lavoro.


Il che significa che semmai la riapertura delle scuole è un problema per le scuole e gli insegnanti, più che per le famiglie, e quindi non è che riaprono come se non fosse successo niente, dovranno organizzarsi e in molti lo stanno già facendo. Come?


1) Intanto guardano molto a come si stanno regolando i Paesi scandinavi che hanno riaperto questa settimana, e sono stati e restano a stretto contatto con i colleghi lì per monitorare attentamente la situazione.

2) sia molto chiaro I BAMBINI E GLI INSEGNANTI MALATI, ANCHE CON SINTOMI LIEVISSIMI, RESTANO A CASA. Quante volte tutti noi genitori, nel dubbio se un bambino stesse bene o male, abbiamo magari minimizzato, dicendoci, “ma si, ha il naso tappato, cosa vuoi che sia, mica sta male” e lo abbiamo rimandato a scuola? Ecco, genitori e scuole adesso col senno di poi staranno molto più attenti, giustamente.

3) Gli insegnanti, che se vogliamo sono la vera parte debole di questa situazione, verranno sottoposti allo stesso regime di test e condizioni di lavoro del personale sanitario, gli faranno i tamponi necessari e li terranno a casa dove necessario.

4) All’atto pratico si stanno riorganizzando spazi ed attività, molte scuole stanno sgombrando le palestre o altri spazi in modo da riadattarli ad aula per tenere i banchi alla giusta distanza di sicurezza, molte scuole stanno considerando i doppi turni e comunque l’idea è di ricominciare gradualmente, mezze classi alla volta.

Semmai io mi pongo un’altra domanda: cosa farà il governo per gli insegnanti? Come altrove negli ultimi decenni scuola e sanità pubbliche sono stati i terreni su cui si sono consumati tagli e ottimizzazioni che nei momenti di crisi mostrano quelli che anche nel quotidiano sono buchi e che adesso diventano voragini. Quest’inverno è stato caratterizzato da notevoli agitazioni e scioperi tra gli insegnanti olandesi proprio perché a causa di tagli e politiche sconsiderate questo Paese ha un corpo insegnante anziano, manca il ricambio non solo generazionale, ma proprio quotidiano. Le scuole fanno spesso fatica a coprire classi e materia, all’inizio dell’anno diverse scuole elementari sono state costrette a chiudere un giorno fisso a settimana per pura mancanza di personale, li pagano poco, non si trova una soluzione alle grandi città in cui gli affitti sono decisamente troppo alti per lo stipendio di chi lavora nelle scuole, e questo da decenni. Da anni esistono programmi di reintegrazione di professionisti e laureati in altri settori che vogliono rifarsi una seconda carriera dietro la cattedra, ma non bastano.

Ma restano i buchi, il grosso turnover dovuto a esaurimento, malattie e cambio di carriera e l’incubo adesso di dover fare da cavia alla riapertura dopo il lock down. I sindacati non è che siano troppo contenti neanche loro, considerato che già quest’inverno si sentivano troppo spesso storie di insegnanti, magari ammalati, che si trascinavano a scuola perché sapevano che i colleghi erano al limite e le classi sarebbero rimaste scoperte.

Va bene quindi l’idea dei doppi turni, ma chi li copre? Può darsi che tentino di fare come hanno fatto per il personale sanitario d’urgenza che doveva coprire i nuovi reparti di terapia intensiva, hanno richiamato tutta una serie di ex infermieri che avevano cambiato carriera e che si sono presentati volontariamente per dare una mano, gli hanno fatto i corsi di aggiornamento rapidi e via, nel baratro. Magari decideranno di rifarlo anche per gli insegnanti.

Come disse una mia amica insegnante quando, all’inizio, Rutte disse di non voler chiudere le scuole perché altrimenti i genitori che lavorano non avrebbero saputo a chi lasciare i figli: “Ecco, finalmente il governo lo ha detto chiaramente che vede la funzione della scuola in questo paese come un servizio di baby-sitter per chi lavora.”

Ieri dopo la conferenza alcuni commentatori lo hanno ricordato: non ci scordiamo che la chiusura delle scuole a suo tempo è avvenuta anche sulla spinta di un forte sentimento popolare da parte di genitori, insegnanti e sindacati. Questo sentimento popolare c’è ancora e ne va tenuto conto, perché da un lato è ovvio che ci sono tanti genitori che stanno faticando tantissimo per lavorare da casa, seguire i figli nelle lezioni, gestire nella quarantena problemi pregressi che magari si acutizzano, per non parlare di chi deve anche gestire situazioni di disabilità. Ma dall’altro c’è anche tanta preoccupazione.

Insomma, non è semplice, ma almeno come hanno spiegato il razionale medico per la riapertura, quello mi rassicura. Adesso spero ci spieghino le misure non solo di emergenza, che intendono prendere per rimettere scuola e sanità a un livello ottimale di servizio.

5 comments

  1. Salve,
    Cosi sembra
    ok, ma di fondo esiste un altro fattore che non viene tenuto in considerazione, i test sono inesatti.
    Motivo? il covid-19 (o SARS- COV2) fa parte di una famiglia di virus con cui conviviamo da decenni, il primo e’ stato isolato in Piemonte nella seconda meta’ dell’800. La famiglia dei corona virus e’ quella dei raffreddori comuni per capirsi.
    Ebbene, dati i tempi stretti con cui svolgono i test, puo’ capitare (e capita spesso) di scambiare un virus per un altro.
    Cosi quando si nota un corona virus NON e’ detto che sia il covid-19, ma un suo parente innocuo.
    Questo viene comunicato troppo poco ed in modo superficiale.
    Quanto sono affidabili i test?
    E ho cercato un link che conferma quanto sostengo:
    https://www.altroconsumo.it/salute/farmaci/news/test-sierologici-coronavirus
    Quindi: usare tutte le protezioni possibili e nel modo corretto rimane l’ unico modo per avere dei margini di sicurezza. Mascherine guanti ed occhiali (e usati correttamente e del tipo giusto).
    Insomma
    Saluti.

    1. grazie Lukenter, in effetti altroconsumo non è proprio la mia testata di riferimento, io mi riferivo alle analisi dell’Istituto di sanità olandese e alle loro ricerche nei Paesi Bassi. Pr caso hai dati diretti su quelli? Io ho citato solo quello che hanno detto ieri alla conferenza stampa, non ho avuto tempo di cercarmi le fonti.

      1. Ho trovato il suo articolo molto interessante ed utile. Condivido qui di seguito le mie prime riflessioni sulla riapertura delle scuole e i miei timori. Magari può essere utile per un confronto con altri genitori.

        La notizia della riapertura mi fa sentire combattuta. Da un lato per i bambini sarebbe importante riprendere, dall’altro la situazione sarebbe comunque anomala e di non facile gestione. Si andrebbe innanzitutto a turni o part-time e per i miei bambini in particolare non sarebbe facile riprendere il ritmo in questo modo. Prima della chiusura avevano iniziato la scuola elementare da sole due settimane. Insomma non avevano fatto in tempo ad ambientarsi, che la scuola ha chiuso.

        E così mentre io mi pongo mille domande, loro hanno le idee molto chiare: “Mamma, diciamo alla maesta che vogliamo restare a casa e se proprio dobbiamo andare, andiamo da Cobi e Sabine” che sono le loro maestre dell’asilo.

        Del comunicato del primo ministro, inoltre, mi ha colpito l’incertezza del “si vedrà” e della consapevolezza dei rischi a cui potrebbero essere esposti insegnanti e genitori. Come si farà ad imporre, ad esempio, a dei bimbi di 4 e 5 anni di restare distanti tra loro e dalla maestra un metro e mezzo? Cosa accadrebbe se sia io che il padre ci ammalassimo, contagiati da loro?

        E comunque la situazione a scuola sarebbe anomala, come a casa, dove ad esempio il padre continuerà a lavorare in smart working.
        Dovrei quindi trovare un modo adeguato per dire che certe cose ancora non si potranno fare, ma la scuola inizierà. I bambini sanno che se non si andava a scuola era per il corona virus e il corona virus non è ancora andato via.

        Così, stamattina, i miei pensieri sparsi e disordinati.

      2. E infatti credo che tutti noi che abbiamo figli a scuola qui ci stiamo facendo le stesse domande ed esprimendo gli stessi dubbi.La vostra scuola ha già mandato informazioni su come pensano di organizzarsi? Comunque proprio perché le circostanze sono eccezionali dicono che non creeranno problemi ai genitori che hanno dubbi o situazioni di vulnerabilità, quindi io contatterei la scuola, sicuramente anche loro si stanno facendo le stesse domande e potrebbe essergli utile sentire cosa pensano i genitori. Soprattutto pensando che hanno iniziato da talmente poco

  2. È vero, sono d’accordo, sarà fondamentale parlare con la scuola soprattutto per valutare la situazione specifica dei miei bambini.

    La direttrice ha inviato una email generica ed organizzativa ieri ed in effetti dopo averla ricevuta mi sono sentita più serena. Si procederà a giorni alterni e con u a serie di precauzioni. Riceveremo le tabelle con i turni la settimana prossima. E avremo tempo per decidere.

    Per il resto grazie, continuerò a seguirti con grande piacere ed interesse. Alla prossima!

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