cool-walk-in-closets-1-500x414Oggi troverete un post della mia gemella siamese, la casalinga pigra, su Genitori Crescono. Lei che è una sciacquetta, diciamocelo, le voglio benissimo, ma la verità è quella e non bisogna nascondercela su quelli che amiamo, ha deciso di parlare del suo trucco segreto della pezzetta. Tsè. Noi che siamo cresciuti con la nanny, le cose volgarmente pratiche le chiamiamo con i nomi inglesi: spread and buttersafe-sexstitch and bitch. E quindi la pezzetta, che pesantezza, che pedestrità, io la chiamo, ovviamente, rag. Oggi, quindi, ragtime.

Vi taccio ovviamente che la mia nonna austro-ungarica di stirpe slava, che noi bellezze dell’ Est abbiamo sempre questa marcia in più e gli zigomi che tengono su le rughe, al posto di rag diceva szmatka. Che poi era aggettivo usato più frequentemente per dare giudizi di valore su certi capi di abbigliamento, che non su strumenti di economia domestica.

Non so se avete presente quegli abitini semplici semplici, molli molli, praticamente la forma dell’ acqua, nel senso che per renderli smashing tocca per forza accessorize them.  Cioè, non è che tu ti compri una robina che costa tre stipendi e se ripiegata bene sta tutta in un guscio di noce e poi pretendi di infilartela e uscireeeeeee, no, la morte sua è che tocca metterci gli accessori che le diano il tuo vero carattere da mostrare al mondo: scarpe, cintura, stola, calze, reggiseno Avvertenza: qui mi è partita la digressione

(le mutande no, ecco, almeno in quello si risparmia, non so se avete presenti tutte queste dive holliwoodiane che come scendono dalla limousine per avviarsi sul red-carpet tutti i fotografi stanno lì a inquadrargli la patonza per quando nello scendere il vestito si scosta, e fateci caso anche a questo, ma come mai scendere dal macchinone con i fotografi appostati e senza farsi inquadrare la mutanda o chi per essa è una cosa che possono solo i membri di famiglia reale (esclusa Stefania di Monaco, pora cocca)? E per reale intendo anche le acquisite, tutte queste donne che si sposano bene e in un batter d’ occhio, dalle foto in cui i tabloid riesumano il loro passato sbronze a feste accompagnate da gente che non si sa, alle foto di stato in  cappellone floreale da cui gli hanno fotoshoppato via qualsiasi smalto dentale visibile, perché i veri royals, ridono senza mostrare i denti e scendono dalla macchina senza mostrare le mutande (che le indossino o meno, a noi  non sarà dato sapere), ci sono degli esperti appositi, i coulotte-whisperers che ti insegnano a farlo, e quindi chiappe strette, denti stretti, ginocchia strette, sorriso smagliante, le più advanced intanto che scendono in queste condizioni riescono persino ad accettare il mazzo di fiori che l’ ennesima bambina imbranata sta cercando di ficcargli nell’ occhio, sembra un talento naturale e invece no, si apprende con appositi corsi, – dicevo, non mi vi distraete solo per una successione di subordinate in fila, che ci fa solo bene ai neuroni, che la patonza è una cosa serissima e va chiamata col suo nome, mica come le sciaquette che la chiamano pussy e poi ci fanno i riot, che ammetterete che quando il solito paparazzo sbatte su un tabloid  o su the Net la tua patonza, il minimo che ti tocca è un riot che in confronto le guerre civili, ah, un pique-nique avec le dejeuner sur l’ herbe, guarda –

fine digressione

dicevo sulle mutande si risparmia ma metti i bijoux, metti gli occhiali, metti la clutch, metti quell’ altra decina di accessori indispensabili, sarai pure una strafiga alla fine e il vestito sembra chissà che, ma alla mia avola non gliela facevi, ti guardava un nanosecondo con UN angolo dell’ occhio, che poi riabbassava sul suo libro e tra naso e labbre pronunciava: e dove andresti con quel cencio lì addosso? Smatka.

E come darle torto, aveva sempre ragione. (Per chi si fosse perso nei meandri della digressione, avevo iniziato a parlare di come mia nonna beccasse al volo qualsiasi vestito preteso figo ma che in realtà è degno solo del cassetto degli stracci).

Insomma, a quel punto quel vestito lì che avevi comprato con tanta gioia facendoti intortare dalle commesse o dalle amiche che insistevano che ti stava un amore a quel punto aveva perso ogni dignità vestiaria ai tuoi occhi. E restava quel paio d’ anni in un cassetto nascosto del guardaroba fino a che al successivo giro di vite (evitate il cambio di stagione, che è una fatica inutile, è molto più semplice adibire la camera attigua a walk-in closet, un bravo artigiano non ci mette molto ad attrezzarvelo con pareti attrezzate dedicate a tutte le vostre robine (se vi mancano le idee, il mio viene da qui), ma al contrario, una volta catalogato il guardaroba nel walk-in closet effettuerete regolarmente dei raid espurgatori di tutto quello che non vi va più di mettervi.

I tessuti naturali andranno immediatamente in the rag-chest, il cassettone degli stracci, perché il riciclo è una cosa importante e ci sono tanti piccoli usi importanti in casa; la seta grezza naturale è perfetta per chi ama il downshifting e si fa il tofu in casa, perché la texture del tofu filtrato con la seta non ha paragoni. Il lino, una volta eliminato l’ appretto con alcuni giri energici di lavatrice senza detersivo, solo bicarbonato e succo di limone, sarà l’ ideale per asciugare le flûtes  e i tumblers in cristallo al piombo senza lasciare pelucchi, e il cashmere è perfetto per lucidare il parquet. Che anzi, se deciderete di farlo voi nel salone, fate accantonare i mobili contro il muro, infilate dei calzettoni di cashmere purissimo e pattinateci sopra senza dimenticare neanche un angolino. Molto meglio di una sessione di fitness e anche di yoga, quello che si fa nei cubicoli ad altissima temperatura.

Un tuffo in piscina alla fine e avrete lucidato corpo, spirito e parquet.

Just enjoy your ragtime.

19 comments

  1. Volevo gustarmelo come Dio comanda ‘sto post, ecco perché l’ho letto solo oggi. L’ho fatto al calduccio del lettone, un attimo dopo aver lucidato il pavimento (con vili calzini di cotone, c’è groooooooossa crisi Scialba mia) . Ti amo, che altro posso aggiungere?

  2. E in Olanda come si fa a trovare un panno che non sia una szmatka? In tutte le città, nella via principale trovi sempre e solo i soliti szmatkivendoli! In confronto all’Olandese ambosessi medio, Angela Merkel pare Coco Chanel!

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