fabiolaShaken, not stirred, sono i post che mi escono di pancia, quando troppe cose mi si agitano in testa e cercano una loro collocazione. Poi di solito la trovano. 

Io mi sarei tanto voluta fare i fatti miei, tanto sul giorno della memoria e quello che significa a livello personale per noi, ho già donato nel 2008. Avevo in programma, per esempio, un post al glucosio su Ennietto che ieri ha compiuto 11 anni e ancora non so come ci sia arrivato. Ma niente, mi ci tirano dentro per i capelli. E pure oggi mi tocca a incazzarmi

Era cominciato tutto tanto bene, ho letto che in giro ci sono tante belle iniziative, e le trovo tutte giuste, utili e necessarie. Persino posti tipo San Benedetto del Tronto fanno outing e si ricordano delle loro deportazioni, come in questo articolo sulla storia di Gilda Treves. O in valle Roveto.

E mi dico che è giusto, utile, necessario. Passare la memoria di quello che è stato al futuro. Serve a qualcosa? A chi gliene frega in fondo della giornata della memoria e di quello che rappresenta? A nessuno, ve lo dico io. Ovvero, siamo sempre quel paio di quattro gatti che ce la cantiamo tra di noi.

Negli stessi pochi giorni ha ho appreso che Casapound ha presentato le proprie liste per le elezioni e se pare che la cosa non vada avanti è per pure questioni formali, non è certo perché qualcuno si è chiesto come sia possibile in una repubblica che dell’antifascismo ha fatto la propria pietra angolare e il proprio fondamento, una parte politica che dell’ apologia del fascismo ha fatto la propria bandiera ancora abbia una voce pubblica.

Ho appreso che per la giornata della memoria il solito logorroico nazionale, vinto ma non domo, abbia fatto dell’ apologia di Mussolino, porello, ha fato tante cose buone. Ricordatemene una sola di cosa buona fatta da Mussolini che pesi quanto tutto il resto. Che non ricordo a nessuno, tanto a leggere questo ci stiamo sempre noi quattro gatti tra di noi, a suonarcela e cantarcela, e lo sappiamo benissimo perché il fascismo è stata una disgrazia di cui ancora non ci siamo liberati. O è perché l’ antifascismo in fondo è sempre stata la scusa di comodo per convincere gli alleati che no, non avevamo perso noi la guerra, e così invece di avere la nostra Norimberga e i nostri 40-50 anni di autospurgo come hanno fatto in Germania. Chiediamoci se siamo mai stati seriamente antifascisti in questo paese negli ultimi 50 anni. e ricordatemi per favore com’era andata a finire la sentenza di piazza Fontana.

Spiegatemi come mai in questo paese abbiamo le carceri che abbiamo con i loro suicidi, e non serve leggersi una storia dolorosamente attuale e verosimile come questa di Giulio Petrilli. A parte che basterebbe leggersi un qualsiasi romanzo di Massimo Carlotto per arrivarci. Ma per leggere Massimo Carlotto bisogna essere un minimo scolarizzati e conoscere un paio  di parole in più delle 3-400 necessarie a sopravvivere senza farsi troppe domande in Italia o altrove.

Spiegatemi perché proprio un eroe nazionale come Fabrizio Corona debba dire di aver paura di finire in un carcere italiano e solo per questo si ritrova tanti di quei fan su Facebook che uno si chiede se stiamo in un universo parallelo.

E, ciliegia sulla torta, Putin e 2/3 del suo paese hanno appena deciso che la parola omosessuale non la si può neanche pronunciare pena la galera e allora mi rassereno immediatamente perché Corona se non altro non deve finire in una prigione russa. Certo, mi tocca preoccuparmi adesso per il giovane bischero ottimista che proprio adesso ha deciso di andare a studiare in Siberia e spero ne torni sano e salvo e non troppo intristito.

Mi sto tenendo, scusatemi, potrei andare avanti ancora un paio d’ ore semplicemente a ricordarmi cose che ho letto di recente e che mi persuadono che la Giornata della memoria come mezzo per evitare che riaccadano gli orrori che ben sappiamo sia un’ utopia per anime belle. Perché questi orrori succedono ogni giorno e dietro l’angolo di casa nostra. In paesi cosiddetti civili.

E allora scusatemi se sono acida e nella giornata della memoria a me tutto viene in mente, tranne che stiamo andando da qualche parte.

PS e come se non bastasse, è morta oggi Fabiola, il capolavoro vivente di Amsterdam. Fabiola è stato un attivista per i diritti degli omosessuali molto noto ad Amsterdam, e famoso soprattutto per il suo abbigliamento coloratissimo e fantasioso. Se l’ è portato via un tumore a 66 anni. La foto l’ ho presa su internet ed è attribuita a http://www.frankzweegers-art.nl/

13 comments

  1. In Italia il giorno della memoria e’ l’unico in cui non si specifica “memoria di che”. Questo lo leggo in due modi diversi, entrambi pelosi (che sono in linea con i tuoi se vogliamo). Uno, non si puo’ pronunciare la parola olocausto, pare brutto, pare, boh, come la morte, come il cancro (“il brutto male”), non si dice, si pensa ma non si dice. Balle. Due, esiste solo una cosa da ricordare e non c’e’ bisogno neanche di specificare qual’e’, si rispolvera Anna Frank e si dimenticano bellamente tutti gli altri genocidi del mondo. E quelli che facciamo anche noi, nel nostro piccolo, non con le armi ma con le parole (immigrato, badante, extracomunitario, cinesi… tutte persone senza nome, proprio come quelle altre).

    1. Ecco, grazie, sui rifugiati, i Rom e gli extacomunitari in genere avevo deciso di soprassedere perché ce ne sono tante di occasioni. Come ce ne sarebbero per aggiungere qui tutti quelli che votano Grillo e Lega perché incapaci di guardare oltre il proprio pisello.

      1. quoto abbestia tutto il tuo post ed anche il commento di supermambanana: qui manco si pronuncia la parola, figurati ad interrogarsi sul serio su quello che è successo e soprattutto sulle RESPONSABILITA’ degli Italiani. Sono 75 anni che vanno avanti a raccontare la favoletta dell’italiano buono e del tedesco cattivo, dimenticando i fascisti che sono stati parte attiva delle persecuzioni e dello sterminio degli ebrei italiani.

  2. Io non credo che nessuna memoria, tanto meno questa, serva a evitare che questi orrori si ripetano. Si ripeteranno, come si sono sempre ripetuti. Eppure secondo me ricordare, anche in queste forme ormai rituali, continua a servire e sempre serve. Fosse solo per avere occasioni, nella quotidianità nostra e dei nostri figli, per interrompere la routine della solita corsa e capire come raccontargliele, certe cose. Non credo nella memoria come guerra, come conflitto, come distinzione di livelli e di diritti di parola. Oggi sono andata a un concerto con Meryem e per quest’anno è giusto così. Però intanto penso e ricordo, anche io. Scusate se sono controcorrente rispetto alla botta di acido. Queste cose ci sono ogni giorno, perché dovrebbero farci particolarmente rabbia oggi? Se davvero questa memoria deve interessare tutti gli uomini, è davvero così rilevante cosa dicono quattro cretini in Italia? Non lo so, forse oggi ho una botta di positività, ma non vi seguo tanto.

    1. meno male che al mio acido si contrappone la tua positività. Perché hai ragione e sono fondamentalmente d’ accordo con te, però se invece di un generico giorno della memoria si facesse, per dire, una storia ragionata del fascismo nelle scuole di ogni ordine e grado, lo troverei più utile.

      1. Barbara, tante cose servono, nelle scuole. Anche le storie ragionate. Però oggi mia sorella mi raccontava della testimonianza che ha fatto sentire ai suoi alunni. Il distinto signore reduce dal campo raccontava che alla liberazione lui era malato, non aveva nessuno (era pure orfano) e lo avrebbero lasciato lì, libero, ma incapace anche di alzarsi per prendere da mangiare (aveva 17 anni). Un soldato americano, pur avendo ordine di andarsene, ha scelto di restare con lui i giorni necessari a rimetterlo in sesto. Così, solo in quanto uomo. Ho pensato a tuo nonno e al tuo amico. E allora penso che agli adolescenti, oggi, serve anche sentirsi raccontare che certe volte, anche se non conviene, anche se non è comodo, anche se è persino pericoloso, si può essere uomini davvero, riconoscendo una causa di forza maggiore. Che tanti l’hanno fatto, pur non essendo di loro necessariamente persone straordinariamente generose.

  3. A scuola, ieri, ho organizzato il seguente evento dalle 10:30 alle 13, coinvolgendo tutte le quattro quinte che abbiamo. Lezione collettiva sulla memoria, lavori dei ragazzi dalle presentazioni ai monologhi sulla Shoah, sull’olocausto omosessuale, rom e sinti, sullo sterminio degli stessi tedeschi ritenuti inferiori. (visione del monologo teatrale di Marco Paolini, Ausmerzen). Ho concluso con un pezzo di Moni Ovadia, poi le ragazze del linguistico hanno letto Paul Celan.
    Sono FEROCEMENTE ORGOGLIOSA dei miei ragazzi. E oggi NON mi voglio incazzare. Alla faccia della NON MEMORIA che ci circonda. Insomma, spero bene.
    Alcuni di loro, lo so per certo, cercano di esercitarla quotidianamente, la memoria, nei confronti di chiunque sia diverso. Ci accontentiamo di poco, va.

    1. Monica… ce ne fossero di insegnanti come te, il nostro traballante paese, sempre in bilico fra l’idiozia e l’ignoranza, sarebbe indubbiamente migliore.

  4. Oggi il ricordo dei racconti nel lettone di mia nonna, nata nel1909 che visse 2 guerre, dove mi rifugiavo bambina nelle notti di temporale. Il narrare di paesani deportati o salvati in estremis dall’andare in Germania a causa delle retate di rappresaglia alla popolazione civile dei tedeschi contro i partigiani. Dell’arrivo dei cosacchi in paese poi la liberazione e l’insediamento degli americani nella villa del conte che distribuivano cioccolata ai bimbi, sigarette e calze di naylon…. Il narrare di mia madre bambina che viveva nei boschi e per due anni non andò a scuola perchè aveva un’ora di cammino a piedi nei boschi pattugliati da tedeschi e partigiani. i quali a turno gli razziavano galline e maiali. … Storie vissute che cerco di tramandare alle mie figlie perchè il ricordo di tante sofferenze e miserie rimangano impresse nella loro memoria.

  5. Non me la sento di aggiungere niente a questo post: c’è tutto.
    Ho tanta tristezza per assurdità folli che continuano ad essere legittimate nel nostro paese, altrettanto per altrettanto folli assurdità che avvengono nel mio amato paese acquisito, la Russia.
    Sono desolato. E non poco preoccupato.

    Ma resto positivo.
    Ca**o, non possiamo non esserlo.
    Noi, tutti e tutte, renderemo le cose migliori. E dai.

  6. … premetto che ho apprezzato il post, ma siccome sono un po’ pignòlo mi scappa dirti che il logorroico nazionale, per la verità, non ha parlato di TANTE cose buone … ha detto ANCHE. Il che, a mio avviso, invalida completamente la tua successiva considerazione “non c’è una cosa buona che pesi quanto tutto il resto”.
    Ciò detto, temo con te che anche il giorno della memoria sia parte di quell’antifascismo di facciata che permette di dire “non abbiamo perso noi la guerra”.

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