In olandese moltissime parole, in particolare alcune espressioni tipiche di Amsterdam, vengono dallo yiddish e dall’ebraico. Questo è avvenuto grazie alle tante diaspore ebraiche nei secoli verso la capitale, e al fatto che gli ebrei di Amsterdam, sicuramente fino alla metà del 19esimo secolo, parlavano il cosiddetto West-Jiddisj. Lo stesso soprannome della città di Amsterdam, Mokum (Alef) viene dalla parola yiddish che significa “luogo”, quindi luogo A (e infatti per un periodo anche Rotterdam veniva definita Mokum Resh, ovvero “il luogo R”).
Questo mi è venuto in mente quando qualcuno, a proposito del testo di “Annie” che vi ho presentato qualche giorno fa mi ha chiesto se fosse cantata in un qualche dialetto. Sicuramente è un testo molto Amsterdams e ci sono alcune parole tipiche del dialetto di qui, derivate direttamente dallo yiddish e dall’ebraico. Ve ne faccio una piccola lista incompleta e commentata.
Tenete presente che quando si parla di dialetto di Amsterdam, per gli amici Plat Amsterdams, ci si riferisce di solito a certe peculiarità nella pronuncia delle vocali, all’intonazione, e soprattutto a parole importate da quelle che sono state le due “lingue” più importanti nella storia della città: il Bargoens che era la lingua segreta dei ladri, di cui vi parlerò in un’ altra occasione, e appunto lo Joods-Duits, che era la lingua dei quartieri ebraici. Molte di queste parole poi da Amsterdam sono passate nell’olandese standard.
Bajes = galera, da bajit = casa (eh si, ci sono quelli che in galera ci sono di casa. Infatti la casa circondariale di Bijlmer, vicino alla stazione Amstel, si chiama qui de Bijlmer bajes)
Bolleboos: uno bravo a fare qualcosa, anche un furbone, da balboos = capofamiglia
Daar ga je: si dice nei brindisi, se lo vogliamo tradurre letteralmente dall’ olandese all’italiano sarebbe: evvài. In realtà quasi nessuno sa che come suono deriva da lechajiem = alla vita.
Gabber: dallo yiddish chavver = amico, compare. Il bello è che negli anni ’90 questo è diventato il nome di una subcultura giovanile, con annessa variante di musica house, il gabberhouse. Il nome viene dal produttore di musica house D-Shake, e i festival più famosi erano Thunderdome en Masters of Hardcore. Il gabber si riconosce(va) dalla seguente uniforme: tuta Australian e bomber, scarpe Nike Air Max con i lacci messi in un modo loro particolare, i maschi con la testa rasate e le femmine con una coda stretta dietro, entrambi a volte con la parte inferiore dei capelli rasata. Siccome erano un po’ burini, li si chiamavano anche Sjonnie e Anita, che sono rimasti un po’ come nome popolare di un certo tipo umano bianco olandese. Così come ora Henk e Ingrid vengono definiti i tipici seguaci dei politici xenofobi, ovvero l’ olandese bianco di livello socioculturale medio-basso che ha bisogno di certezze e Geert Wilders e il suo partito PVV gliele dà incolpando gli stranieri di tutto.
Gajes = ha due fonti, o da gojim = gentile, il non ebreo, o da chajjes = vita, che poi è diventato il popolino basso
Gedeisd houden: statti molto tranquillo, o anche: allineati e coperti. Dal Ladino deixe. In portoghese deixar = smettere, non fare niente, dal latino laxare
Gein = scherzo, battuta innocente, da chen = apprezzamento, piacere, anche geintje, lo dice spesso mio figlio
Gotspe = sfacciataggine
Gozer = un uomo, un tizio, da: chozen = lo sposo
Habbekrats = pochi soldi, un briciolo, un tozzo di pane, in espressioni come: hij heeft er een habbekrats voor betaald = l’ha pagato una miseria. Il bello è che è una parola mista: la prima parte viene dal Latino habeamus che usato come nome indica = soldi, ricchezza. Poi l’alto tedesco Kratz = una piccolezza
Heb het lef niet om: non avere il coraggio, le palle. Lew significa cuore, ardire.
Hoteldebotel = sottosopra, innamorato pazzo, fuori di testa (ma spesso in senso buono), da awar oewoteel = andato via, scomparso dal mondo
Jajem = vino, bevanda forte, nelle storie per bambini il rhum dei pirati, da jajien = vino
Jatten = rubare dalla parola ebraica jad – jadájiem = mano – mani
Joetje = una moneta da 10 (d’oro, originariamente) dalla lettera jod = la decima dell’alfabeto ebraico
Jofel = buono, bello, da jopheh = piacevole, utile
Kapsones = montarsi la testa, s’è fatto i soldi e non saluta più, come in kapsones hebben
Kift = dal tedesco Gift attraverso lo yiddish: gelosia, invidia.
Kits = nell’espressione “alles kits”, dal tedesco gutes attraverso lo yiddish: tutto bene, in genere usato come frase di saluto
Koosjer = a posto, da kosher = puro, approvato, si usa in espressioni dubitative, una cosa che non è koosjer vuol dire che ti puzza, che c’è qualcosa che non ti convince o non ti dà fiducia
Lou loene = niente di fatto, nessun risultato, viene da un salmo, pare
Mazzel = o anche de mazzel, è un augurio di buona fortuna, viene da mazel tov
Meier = ci si chiamava la banconota da cento fiorini da meia = cento
Mesjokke = dallo yiddish per pazzo (vedi anche in inglese mesjogge) prende attraverso il bargoens il significato di matto, svalvolato
Nebbisj = sfigato
Penoze= è il mondo dei criminali, da cui anche una famosa serie televisiva che si chiama Penoza da parnose = mezzo di sopravvivenza, mantenimento, lavoro
Pietsje = un pochino, un cincinino, un tantino, dal tedesco Bisschen attraverso lo yiddish, anche come: een ietsje pietsje
Ponem (o porem) = faccia, muso
Ramsj = è quello che si compra dal rigattiere, robetta o robaccia, a seconda dei punti di vista, quindi se lo compri dal ramsj significa un acquisto d’occasione, ma anche di poco valore. In de ramsj sono i libri destinati al macero che vengono venduti a poco, e per estensione anche: in svendita. Comunque deriva da un termine che indicava un’accozzaglia di merci buttate lì
Schlemiel = sfigato, poveraccio
Sjofel = povero, misero, dall’ebraico safal = limitato, basso
Smeris = sbirro, pula dalla parola yiddish sjemiere = sorvegliare, controllare. La madre di una mia amica diceva che per liberarti dai pappagalli ai suoi tempi gli dovevi dire: “Mijn vader is smeris”, cioè che tuo padre era un poliziotto
Smoezen, smoesje = scusa, pretesto, dalla parola yiddish schmues = voce (di popolo), messaggio
Sores = pensieri, sfortune, da tsarot = difficoltà
Stennis maken = insospettire, dalla parola yiddish sjtannes = sospetto che deriva dall’ebraico esjtonot = pensieri intenzioni
Stiekem = segretamente, dalla parola yiddish = silenzio “stilte”, dall’ebraico sjetiqa = tacere
Tof = figo, da tov = bene, buono
Insomma, spero di avervi chiarito un po’ di termini che si sentono in giro. Certamente non è una lista esaustiva, ho anche lasciato fuori termini che non conoscevo o riconoscevo, diciamo che se li conosco io, li conosce anche l’Amsterddammer medio. Così adesso li conoscete anche voi.
Aggiornamento: ho anche trovato questo articolo in olandese su 50 parole yiddisch
Barbara, anche “nassen” nel senso di “smullen, lekker eten”
ciao!
bello, non lo conoscevo (certo che voi di Mokum R ne avete di parole vostre)
Hai ragione! Ogni tanto ne esce fuori una nuova (per me)! Un abbraccio