Qualche settimana fa impazzava nei Paesi Bassi la prima batteria dell’anno dei test scolastici esterni di misurazione degli alunni delle scuole elementari, i CITO-toets, e adesso in Italia si è in piena discussione dei test INVALSI. Discorrendone sui social con amici e conoscenti noto che ci sono un po’ lo stesso tipo di equivoci e perplessità da parte dei genitori e mi sembra un buon momento per postare un paio di riflessioni.
Le riflessioni me le danno non solo le discussioni private, ma anche per esempio questo bel post di Genitoricrescono sugli INVALSI in cui l’esperta Alessandra Angelucci spiega perché si fanno. E poi per comodità di chi ha figli a scuola nei Paesi Bassi e ancora sta cercando di abituarsi alle differenze di approccio, ho ritrovato alcuni vecchi post che avevo scritto sulla scuola qui. Questo su come scegliere la scuola elementare linka altri articoli da me scritti su varie piattaforme e questo sulle scuole nei Paesi Bassi.
Ma ci sono un paio di dubbi che tornano sempre. Vediamoli.
1) misurare VS valutare
Un equivoco diffuso vorrebbe che i test CITO servano a valutare il bambino, ma non è così. Non sarebbe possibile. La valutazione la può fare l’insegnante che lo segue per un certo periodo di tempo, il test è la fotografia del momento in cui l’ha fatto e sappiamo tutti che dipende dal momento.
Se il bambino è distratto, stanco, non sta bene (Orso quest’anno si è fatto due giorni di test con un febbrone, poi si è ammalato definitivamente ed è rimasto a casa e per fortuna era in corso un’ epidemia quindi a tutti i malati li hanno fatti rifare dopo), viene messo troppo sotto pressione, non ha voglia, quel giorno gli gira così, ecco, tutto questo e altro può influenzare il test e quindi ricordiamocelo.
2) ma allora a che servono?
Servono, servono. Misurare è conoscere, dicono in Olanda (meten is weten) e una misurazione regolare, da noi due volte l’ anno con il CITO, serve a misurare diverse cose. La prestazione individuale di quel momento nel bene e nel male, si, ma anche il percorso del singolo bambino negli anni, la situazione di quel momento di tutta la classe (un paio di anni di seguito di risultati in grammatica disastrosi nella classe di figlio grande ha convinto la scuola quest’anno a cambiare libro e approccio, nella classe di figlio piccolo c’erano 6 bambini a casa ammalati seriamente e gli altri un po’ malaticci, se i risultati lo dimostreranno insegnante e direzione ne terranno conto), la crescita della scuola nel tempo, e, per molti genitori nei Paesi Bassi, la scelta per una determinata scuola visto che le percentuali vengono pubblicare su vari siti.
Serve per capire se ci sono differenze significative tra una regione o città e l’altra e studiare come muoversi per lavorarci sopra.
3) cosa misurano
Fondamentalmente guardano alla popolazione scolastica in quel momento per capire quali percentuali di alunni hanno determinati risultati, consentendo di capire come si rapporta il singolo alunno nel gruppo di coetanei che hanno fatto lo stesso test.
4) ma le domande dei test non corrispondo al programma
Vero, i programmi li fa il ministero e quindi i test si basano su quelli, visto che vengono somministrati a tutte le scuole del paese, ma in una singola scuola o classe ci possono essere molti motivi per cui, al momento del test, alcune parti di programma non sono state fatte o sono state fatte diversamente da quanto si domanda nel test. Per questo è utilissimo vedere i risultati anche per aggiustare il tiro.
5) ma bisogna studiare per il programma o per i test?
Io non trovo sia una buona idea da parte della scuola trascurare il programma per esercitarsi per i test, ma trovo un’ottima idea fare comunque delle prove con i test degli anni precedenti per capire come funzionano.
Ci sono bambini che fanno fatica con i test a tempo, giusto e utile farli esercitare con questo anche facendo il normale programma. Ci sono bambini che si trovano molto meglio con le risposte multiple, che magari nel normale libro di testo non si usano molto, e allora facciamogliele fare un paio di volte che si esercitano. Nei Paesi Bassi si trovano diverse risorse online per i genitori che vogliano dedicarci quei 10 minuti ogni tanto a casa.
Nei Paesi Bassi tutte le materie sono state narrativizzate, per questo nei primi anni ha tanta importanza la lettura di comprensione del testo, perché anche un problema di matematica viene spiegato con il raccontino e se non capisci il raccontino non capisci cosa devi calcolare. Nei test invece ti danno i calcoli tout court da fare, per cui i bambini meno forti in lettura e che per questo normalmente hanno voti bassi anche in matematica, improvvisamente fanno benissimo il CITO e questo aiuta l’ insegnante anche nella valutazione generale.
6) ma i test contano per l’ammissione alle superiori?
Purtroppo nei Paesi Bassi gli ultimi test contano, eccome se contano, lo spiegavo qui. E considerato come funziona il sistema a me sembra una cosa sbagliata e che tradisce in un certo senso lo spirito del CITO-toets come era stato ideato quasi 50 anni fa.
Infatti all’epoca lo si era voluto come un sistema di misurazione oggettivo e staccato dalla scuola proprio per evitare situazioni di ineguaglianza sociale in cui il figlio del muratore veniva spedito a fare il muratore, il figlio del medico o del notaio andavano all’ università e le ragazze al massimo l’avviamento a indirizzo economia domestica potevano fare. Lo spiega molto bene quest’articolo (in olandese) sull’ineguaglianza sociale nel passaggio da elementari a superiori nei Paesi Bassi. Per questo dall’anno prossimo il CITO si farà dopo il termine di iscrizione alle scuole superiori, in modo da togliergli in parte questo effetto negativo.
Insomma, spero di essere riuscita a toccare i punti fondamentali sulla questione della misurazione delle prestazioni.
– aiutano le scuole a correggere il tiro
– aiutare genitori e insegnanti a seguire sempre in maniera oggettiva lo sviluppo negli anni di un singolo bambino o una singola classe
– serve a provveditorati e ministeri, e anche ai genitori, a capire l’andazzo di una scuola. Visto che qui scuole e dirigenti hanno una maggiore autonomia gestionale, solo che a differenza della modifica che si vuole fare in Italia dando ai presidi potere di assumere direttamente gli insegnanti che vogliono, ci sono criteri di misurazione degli effetti di tale autonomia, se una scuola non funziona o ci si mette qualcun altro a gestirla sperando in miglioramenti, o la si chiude.
– servono a capire dove sta andando un paese. Per esempio ultimamente ci è stato comunicato che si sono modificati i risultati del CITO, perché stiamo diventando tutti più acculturati, e quindi si è fatto un giro di vite. Alcuni risultati che una volta venivano valutati come A adesso vengono valutati come B. Senza aver avuto il tempo di leggermi per bene il senso di questo cambiamento, trovo indicativo che si guardi anche a cosa è successo negli ultimi 40-50 anni in cui si adopera il test, e trarne conclusioni.
La valutazione di un alunno, lo ripeto perché pare sia un punto difficile, è tutta un’ altra cosa e si avvale di strumenti diversi. Se ne può riparlare con chi ne sa di più.
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